Fin dalla prima scena, Killer Joe si dimostra un film cattivo. Uno di quelli per gli amanti del back humor, della stravaganza e del pulp, mentre chi non apprezza il genere è invitato a stare alla larga. Poliziotto di professione, assassino per hobby, Killer Joe (un fantastico Matthew McCounaghey) è assoldato da una famiglia texana a corto di soldi, che per risolvere i problemi finanziati ha elaborato un piano diabolico. Padre e figlio (Ansel e Chris Smith), cattivi ma incredibilmente ingenui, vogliono far uccidere lex moglie e madre per ottenere i 50.000 dollari di assicurazione, destinati alla figlia minore.

Lungi dallessere innocente, la vittima se nè andata a suo tempo con un altro uomo, dopo avere tentato di eliminare la figlioletta indifesa (Juno Temple). La quale, nella sua apparente purezza, si lascia sedurre da Killer Joe e non fa una piega di fronte al progetto dei familiari, fino a impugnare lei stessa una pistola e a scegliere il killer come principe azzurro.

Gli elementi classici del genere noir si combinano con un tono esplicitamente pulp per rappresentare un modo privo di un orizzonte morale, dove le leggi del bene e del male sono sospese. Nella storia, adattata dal testo teatrale di Tracy Letts, nessuno è portatore di una giustizia, o di un giudizio. Ogni personaggio nasconde un lato perverso: la nuova moglie di Ansel Smith, che ha una tresca segreta con il compagno della vittima; Killer Joe, che oltre ad essere uno spietato assassino soffre di una forma di perversione sessuale; il giovane Chris (Emile Hirsch), che sembra affezionato alla sorella, ma è determinato a fare assassinare la madre; suo padre, che vende la figlia a Joe senza rimpianti, come anticipo per il lavoro sporco.

Già regista de Lesorcista, William Friedkin costruisce una storia asciutta e senza fronzoli, che offre una visione nichilista del mondo e descrive lo squallore della povertà, un angolo di America violento e crudele che non lascia spazio alla speranza. Letteralmente, siamo di fronte a una discesa negli inferi della provincia più squallida, dove lunico valore resta quello del denaro, lunico obiettivo la fuga con i soldi, lunico legame il desiderio sessuale.

Un mondo a metà tra il realistico e l’assurdo, rappresentato con toni esasperati e beffardi, dove ogni elemento è coerente con la premessa iniziale, mostrata nei primi cinque minuti: nessuna pietà, né compassione o redenzione sarà offerta ai personaggi.

Il film, che non risparmia scene di violenza e di sesso esplicito, può contare su un ritmo incalzante, senza cedimenti, e su degli attori credibili, abili a calarsi in una dimensione dove le normali leggi del viver civile sono ribaltate. McCounaghey sorprende per la bravura con cui interpreta un personaggio che inganna lo spettatore, presentandosi ora freddo e razionale, ora in preda alla follia, prima spietato, poi perverso.

È una vera e propria black comedy dai toni grotteschi, che richiede uno stomaco forte per non fuggire dalla sala durante le sequenze più splatter. Di certo, non è un film che lascia sensazioni piacevoli: la rappresentazione cruda e spietata di un mondo violento, messa in atto con totale distacco, destabilizza il pensiero comune, demolendo le aspettative di chi cerca una catarsi, o un senso finale.