Ci fosse stato ancora più Rock e meno Economy avrebbe fatto ascolti ancora più alti del comunque ragguardevole 31,8% di share (9 milioni e 200mila telespettatori nella prima e seconda parte, 8 milioni e mezzo nella terza). Scaramanticamente, a Mediaset dicevano di puntare al 28% e si staranno fregando le mani. Queste due serate di concerti live saranno probabilmente lultimo evento televisivo firmato Celentano. Un unicum per la programmazione simile a una miniserie e anche per leditore che lo trasmette.
Dopo una vita in onda sui canali Rai, lepilogo va in scena nella tv del Biscione, spesso bersaglio degli strali celentaniani. Per fortuna è stata più autobiografia musicale che testamento etico. La tirata sulla «decrescita felice di Jean Paul Fitoussi e le letture iniziali da Serge Latouche e Jeremy Rifkin non hanno fatto troppi danni.
Celentano ha imparato la lezione di Sanremo? Pare di sì. Niente invettive e scomuniche contro preti, giornali cattolici, architetti e politici. E il carisma del rocker popolare e imprevedibile ha vinto su tutto il resto. Messi da parte gli eccessi savonaroleschi, si è limitato a un suggerimento moraleggiante a «spendere solo quando si hanno i soldi. E lelogio della decrescita è culminato in uno dei suoi slogan preferiti: «La bellezza ci salverà. La platea cominciava a spazientirsi e cè voluta la prontezza di Morandi per evitare ulteriori lungaggini.
Si può comunque essere magnanimi con il Molleggiato, la teoria che propugna uneconomia più a misura duomo, attenta alla qualità della vita e allambiente, lontana dallo strapotere della finanza e dei mercati si sposa con una filosofia di vita sempre perseguita: centralità delluomo, ecologia, nostalgia del buon tempo andato, familismo, un certo populismo. Qualcuno eccepisce che lui vive in una villona con piscina a Galbiate. Ma con tutto quello che ha guadagnato in oltre mezzo secolo di successi, si può ben dire che Celentano conduce una vita morigerata. Certamente più di tanti politici sotto i nostri occhi. «Il tempo si è fatto breve anche per lui.
La parte migliore della serata dellArena è stata comunque quella musicale. Le canzoni del «re degli ignoranti parlano da sole e non necessitano di didascalici sermoni, né di monologhi rafforzativi. Quando intona Svalutation o Lartigiano, scritta nell81, nella quale si parla del «ministro dei soldi degli altri che «ora sta parlando in tv, si può cogliere la carica profetica del suo sterminato e poliedrico repertorio.
Ci sono le canzoni sociali, il manifesto di una generazione e della «decrescita» ante litteram come “Il ragazzo della via Gluck” (in un’emozionante versione acustica) non a caso cantata a una voce da tutto il pubblico dell’Arena. E poi ci sono “L’emozione non ha voce” dedicata a Gianni Bella, “Pregherò” (da “Stand by me”). I duetti con Morandi, “Scende la pioggia”, “Ti guardo e cambia il mondo”.
Ha 74 anni il Molleggiato che accenna ancora passi dinoccolati, soprattutto quando si lascia andare nel prediletto rock ’n’ roll (“Rip It Up”). Ma si vedono tutti quando interrompe un monologo o si siede per intonare la difficile “Io sono un uomo libero” (scritta da Fossati), suo manifesto personale. Il pubblico è in visibilio, mentre si specchia nella colonna sonora di un’intera epoca. La pantera nera ruggisce ancora, riconsegnando centralità politica e mediatica a Canale 5. Chissà che cosa ne penserà il suo fondatore…