Cè stata un po di smemoratezza nel ricordare chi ha dato il via al processo di privatizzazioni. Si è parlato dellIlva di Taranto a Servizio pubblico di Michele Santoro e quindi, nonostante le critiche che oggi il guru dellinformazione televisiva riserva anche alla sinistra, ma sopratutto al governo dei tecnici, bisognava fare attenzione a pronunciare il nome di certi personaggi della seconda repubblica, che hanno varato con grande spirito liberista un progetto di privatizzazioni senza liberalizzazioni che è uno dei più grandi scandali della breve e ingloriosa storia della seconda repubblica.
Romano Prodi? Ah, si forse cera Prodi allIri! Ma poi è andato al Governo e in quel momento a Palazzo Chigi cera Lamberto Dini. Ricordi patetici, smemoratezza grottesche. Come se qualsiasi normale persona informata non possa andare a vedere i giornali dellepoca e comprendere che proprio sullo smantellamento delle aziende di Stato (come era lIlva di Italsider, cioè Iri) si è giocata la partita del passaggio dalla prima alla seconda repubblica.
Una corretta premessa per comprendere la tragedia dellIlva dovrebbe partire da quella considerazione, o meglio da quella scelta fatta dai nuovi politici. Uomini di rara competenza come Oscar Sinigaglia, un ragazzo della squadra di Alberto Beneduce che inventò il ciclo integrale, si rivolterebbe nella tomba di fronte al passaggio di proprietà che è stato fatto per lIlva, per il prezzo e per le garanzie che la nuova proprietà poteva offrire anche in materia tecnologica e ambientale.
Naturalmente tutto questo viene dimenticato nella trasmissione di Santoro, perché lui fa cronaca, non di certo storia, ma forse neppure corretta informazione. Così la trasmissione si spezzetta su una serie di polemiche incrociate dove tutti alla fine sembrano un poco responsabili. A un certo punto della puntata di Servizio pubblico arriva anche il nuovo ministro allAmbiente, Corrado Clini, perché gli hanno spiegato che è sotto accusa. E così la polemica continua, con Marco Travaglio che naturalmente difende loperato della magistratura (ohibò che novità!), Maurizio Landini che attacca le responsabilità dellimpresa, Matteo Renzi che vede sempre sotto la necessità di una rottamazione, Guido Crosetto che sfodera la sua competenza politica ed economica. Lo scrittore Aldo Busi che lancia messaggi apocalittici. Poi ci sono gli interventi di operai, testimonianze di cittadini di Taranto.
Ci si chiede legittimamente: ma lIlva è una tragedia da far comprendere in tutta la sua complessità, la tragedia di unazienda e di una città intera o magari è soltanto materia di polemica politica tanto per far vedere che si esiste e si fa il gioco di una parte politica?
Forse noi siamo troppo retrò e pensiamo che un fatto, la stessa osservazione della realtà, serva, anche nel campo dell’informazione e per un operatore dell’informazione, a vedere gli errori, a portare tutti magari a fare autocritiche, a modificare strategie politiche e a suggerire di correggere scelte economiche, a indicare errori vecchi e nuovi. A che serve se no il quarto e il quinto potere? Dobbiamo invece prendere atto che la “nuova informazione” è tutt’altra cosa.
Per questi protagonisti del video, siano essi giornalisti o politici, l’importante è litigare, o magari fare finta di litigare e poi andare a casa, tutti contenti perché si è fatto un grande dibattito. Inutile? Ma chi se ne frega, il problema è presenziare e, naturalmente, fare audience.