Stasera, su Canale 5 alle 21.10, andrà in onda l’ottava e terzultima puntata di Squadra Antimafia 4: il gran finale si avvicina e la sfida tra la Duomo, con Rosy Abate, e i fratelli Mezzanotte, con De Silva e Ilaria Abate, sta arrivando al momento decisivo e mozzafiato. Nello scorso episodio abbiamo visto morire, sotto i colpi “fratricidi” di sua sorella Ilaria, Umberto Nobile, o se preferite Carmine Abate. Un colpo di scena inaspettato, che porterà  la trama a nuovi sviluppi, come ci rivela Tommaso Ramenghi, l’attore che ha interpretato il giovane imprenditore. Tommaso, in questa intervista a ilsussidiario.net, ci ha raccontato chi era Umberto Nobile, i suoi segreti, ma soprattutto la sua esperienza importante sul set della fiction diretta da Beniamino Catena. Se nei panni di Umberto non lo rivedremo più, ritroveremo l’attore in uno prodotti tv più attesi della stagione 2013, Come un delfino 2, in cui torna nel ruolo di Nico.



Squadra Antimafia 4 sta raccogliendo ascolti in crescita, confermando un successo che dura da ben quattro serie…

Credo che Squadra Antimafia, giunta alla quarta stagione, possa godere di un pubblico da anni affezionato alla fiction, che aveva già decretato il successo di questo prodotto dalla serie di esordio. Squadra Antimafia forse, a differenza di altre fiction, ha saputo mantenere elementi che hanno creato appeal con il pubblico, anche con i giovani. Certamente c’è grande affetto verso i protagonisti e in generale per i “buoni” di questo grande racconto televisivo, i cattivi non sono meno affascinanti e credo creino curiosità e interesse. Il linguaggio della fiction, inoltre, è decisamente giovanile, dato che la quarta stagione ha i toni del fumetto, regalando azioni al cardiopalma. Forse c’è meno realismo rispetto alle precedenti stagioni, ma non manca la spettacolarità, con azioni davvero rocambolesche e ritmo serrato.



Il tuo personaggio, Umberto Nobile, ucciso dalla sorella nella scorsa puntata, non è stato un “buono”, ma forse nemmeno un cattivo e ha regalato un bel colpo di scena…

Umberto Nobile, o se volete Carmine Abate, si colloca a metà. Ha preso un sincero impegno nella lotta alla mafia, nonostante provenisse da una famiglia di Cosa Nostra, ma allo stesso tempo è stato tra gli artefici dell’attentato che ha ucciso Claudia Mares e si è impossessato dei soldi del comitato. Era un personaggio complicato, pieno di ombre. Non credo sia stato un cattivo, perché ciò che l’ha mosso è stato un sincero affetto verso la Sicilia, anche se lui ha sempre vissuto altrove, e il desiderio di vedere la sua terra libera dalla mafia. Purtroppo, però, si è sporcato le mani con azioni illegali e tragiche, come l’uccisione della Mares. Ne è stato il mandante inconsapevole, Umberto non avrebbe voluto che accadesse, come ha detto chiaramente a Ilaria nella puntata scorsa. L’idea era di presentare un giovane imprenditore con un sacco di risorse economiche ed è stata una sfida interpretarlo.



Perché? 

Umberto doveva essere credibile, apparendo come un ragazzo giovane ma facoltoso. Tra l’altro io ho 28 anni ed è stata necessaria una buona dose di trucco per invecchiarmi. E’ stata una bella sfida professionale interpretare Umberto.

Toglici una curiosità: quando Umberto Nobile telefona a Francesca Leoni chiedendole perdono, prima di morire, era sincero?

Sì, era sincero. Umberto era davvero innamorato di Francesca. Il grande errore di Nobile è stato non agire nella legalità, avendo a disposizione ingenti risorse economiche. Umberto era convinto di essere una sorta di Tony Stark della situazione: crede nel lavoro della Polizia, ma si sente superiore…

Cosa ne sarà di Ilaria La Viola-Abate, la sorella di Umberto?

Non posso svelare nulla, vi dico solo che Ilaria sta camminando su un terreno molto pericoloso, sul filo del rasoio. Ilaria è molto determinata, ma ora è rimasta sola e ha scelto di stare con persone di cui è molto difficile riuscire a fidarsi. Mancano tre puntate, la storia evolverà e da Ilaria aspettatevi ancora colpi di scena…

Ma alla fine di questa quarta stagione di Squadra Antimafia si conoscerà il nome del padre della bambina che aspettava la Mares?

È da molto che ho letto i copioni di Squadra antimafia 4, ma da quel che mi ricordo sì, verrà fuori chi è questo misterioso papà…

Come ti sei trovato con i colleghi del cast? Tu sei stato una “new entry” di questa quarta stagione…

Sono entrato in meccanismo già perfettamente rodato, molto organizzato. Abbiamo girato con due unità di regia separate, ma la seconda non faceva solo piccoli segmenti di riprese. Era come lavorare con due set, un meccanismo produttivo davvero notevole ed efficiente. Personalmente mi sono inserito benissimo e con l’aiuto del regista sono riuscito a dare “luce” al personaggio di Umberto in tutte quelle dinamiche che non era semplice mettere in scena: è stato un lavoro minuzioso e appassionante. Anche con gli altri attori sono stato bene, molti li conoscevo e l’esperienza professionale con loro è stata assolutamente positiva. 

Come ti ha arricchito a livello professionale essere nel cast di Squadra Antimafia 4?

Anzitutto ho dovuto confrontarmi con un personaggio molto distante da me, dal mio carattere e questo sicuramente ha permesso una mia crescita a livello professionale. Poter prendere parte a una fiction che ha così successo, così seguita dal pubblico, si è rivelato un’importante vetrina professionale, un bel traguardo. È cresciuta la mia riconoscibilità e anche l’affetto di chi segue la serie. Interpretare nella carriera personaggi diversi viene apprezzato dal pubblico e per me tutto questo è stato sicuramente occasione di crescita.

Ma ti rivedremo presto in tv, vero?

Prossimamente dovrebbe andare in onda Come un delfino 2, il sequel della prima miniserie che aveva avuto grande successo. Questa seconda stagione si allunga: sarà infatti di quattro puntate e non di sole due come la prima. È un lavoro importantissimo per me e per tutti coloro che vi hanno preso parte, Raoul Bova in primis, “padre” di questo progetto, e Stefano Reali.

Puoi cominciare a raccontarci come si evolve il tuo personaggio, Nico?

Ritroveremo Nico in grande difficoltà. L’abbiamo lasciato quando, alla fine della prima stagione, ha salvato la vita a don Luca mettendosi in mezzo alla traiettoria del proiettile che l’avrebbe ucciso. Nico sopravvive, ma avrà grossi problemi da affrontare, sia a livello fisico che umano ed emotivo. Ma essendo coriaceo e tenace riuscirà ad arrivare alla fine della stagione davvero cambiato… Sarà un grande percorso, con una significativa evoluzione. 

Come un delfino è stato un traguardo determinante per la tua carriera: quali sono le altre “tappe”  che consideri tali?

Sicuramente il film con Guido Chiesa, Lavorare con lentezza. Il premio vinto a Venezia per me è stato un ottimo esordio. È stata la mia prima tappa e si è rivelata fondamentale per il mio percorso. Anche il mio percorso di studi è stato importantissimo per la mia formazione. Un’esperienza che reputo determinante è aver partecipato come protagonista a Mannaggia alla miseria, diretto da Lina Wertmuller: mi sono sentito un vero attore e mi sono trovato davanti a una regista grandiosa. Devo dire grazie a Squadra Antimafia 4 e per Come un delfino 2… incrocio le dita, ma sarà un’ulteriore grande prova perché davvero tutti abbiamo messo in questa fiction la professionalità e soprattutto il cuore…

 

(Camilla Schiantarelli)