La consueta sfida natalizia al botteghino, decisamente in sordina rispetto al solito, ha regalato questanno una sorpresa anticipata: una commedia italiana come non se ne vedevano da tempo. In una splendida villa nascosta tra le colline umbre fervono i preparativi del Natale in famiglia. Lapparente normalità nasconde però un singolare dettaglio: tutti i membri della famiglia sono in realtà attori che recitano una parte, assoldati dal ricco e solitario Leone, interpretato da un magistrale Sergio Castellitto. Ovviamente le cose non scorreranno lisce fino alla fine e tra imprevisti, retroscena e dinamiche incontrollabili si arriva a scoprire cosa cè dietro la farsa messa in piedi dal protagonista.
Sulla scia del simpatico slogan La felicità non si compra. Si affitta, Una famiglia perfetta mostra fin da subito di avere parecchie carte da giocare. Commedia di respiro internazionale (non a caso il soggetto deriva dallo spagnolo Familia, già di ispirazione per lamericano Natale in affitto), è sicuramente favorita dallidea intrigante di base, ma riesce anche a districarsi abilmente per (quasi) tutta la sua durata tra risate e note amare, simpatico cinismo e immancabile buonismo, per fortuna ben dosato.
Il suo pregio fondamentale è laver trovato una nuova via nel modo di fare commedia in Italia, al di fuori dei due poli opposti della stantia comicità di grana grossa e degli affreschi generazionali triti e inconsistenti. Il merito va in gran parte al regista Paolo Genovese – che già con Immaturi (più il primo del secondo) aveva dimostrato di saperci fare -, in grado di guidare con mestiere un cast valido e ben assortito, dal pimpante Marco Giallini a una Claudia Gerini particolarmente in parte, senza tralasciare la veterana Ilaria Occhini, come sempre efficace.
Se il filone della commedia anti-Natale, piuttosto nutrito oltreoceano, fosse diffuso anche da noi, questa pellicola vi si inserirebbe alla perfezione, con un cinismo ben assestato che smonta i cliché del genere, soprattutto nella parte iniziale, in cui un Castellitto particolarmente cattivo regala momenti gustosi.
L’altro elemento che distingue il film dalle solite commedie italiane è l’atmosfera sospesa tra realtà e finzione, con i passaggi più riusciti dati dal rapporto tra il “regista” Castellitto e i suoi attori, costretti ad attenersi meticolosamente a un copione non sempre facile da rispettare, nonché a gestire con disinvoltura i non pochi colpi di scena. Scene di esilarante comicità, come quella della tombolata, lasciano talvolta spazio a spunti di riflessione sulla solitudine e i rimpianti, sui difficili equilibri familiari e sul mestiere dell’attore, e a momenti più intensi come il confronto finale tra Castellitto e la Gerini.
Peccato solo che la seconda parte, un po’ più debole specie nel finale, sprechi in parte l’ottimo potenziale del film, senza però intaccarne la godibilità.