difficile seguire la ricostruzione dello speciale di Servizio pubblico sullormai celebre sequestro del Ragionier Spinelli, contabile da trentanni di Silvio Berlusconi. Indubbiamente, data la natura dello speciale, data la posizione di Spinelli nella nomenklatura berlusconiana, si tenta di seguire il racconto di Ruotolo (Santoro probabilmente è in meritate ferie), le interviste delle inviate toste e gli interventi illuminanti, fatti con molta sicurezza da Marco Travaglio. Ma il groviglio di dichiarazioni, interviste, vaffa in diretta, pezzi sceneggiati, spezzoni di fumetti non offrono un quadro illuminante.
Limmagine complessiva che esce dallo speciale è una sorta di bordello di lusso che si svolge a volte a Palazzo Grazioli, a Roma, a volte nella villa di Arcore. Ma cè chi parla malissimo, chi testimonia contro, chi a favore del Cavaliere. Insomma, è un ritratto da basso impero, ricco di un tumultuoso via-vai nelle grandi case del Cavaliere, dove il pettegolezzo, le insinuazioni ma anche le smentite si accavallano, in un accozzaglia da dipanare in un infinito processo di tribunale o di pretura.
Lunica cosa certa sembrano le intercettazioni di ragazze un po spigliate e anche un po pisquane che paiono aver trovato, con gli inviti e con gli ingaggi, una sorta di lavoro che non solo le ricompensa bene, ma anche le gratifica. Anche alcune pentite, alla fine, sembrano quasi oche giulive, che prima accettano, poi hanno ripensamenti; prima non vedono, poi vedono; prima sono incoscienti, poi diventano coscientissime. La base di tutto è ovviamente il peculio, questo volgare euro che, in queste occasioni, non tiene conto dello spread.
E chi ci pensa a questa incombenza? Il povero Spinelli che, in verità, dallo speciale sembra una sorta di monsieur Travet, che viene quotidianamente assillato da postulanti, Ruby soprattutto. E alla fine viene pure aggredito e sequestrato per una notte da una banda che assomiglia, per i risultati acquisiti, a una versione postmoderna e più radicale dei mitici soliti ignoti, anche se hanno precedenti di tutto rispetto in campo criminale.
Ora, se si voleva ricordare al pubblico, durante queste magre feste natalizie, che Berlusconi ha una vita piuttosto disordinata, alquanto dispendiosa e, soprattutto, sopra le righe, specie in relazione al fascino femminile, non cera bisogno di fare uno speciale tra Natale e Capodanno. In materia cè ormai una letteratura scritta, televisiva, libraria da fare invidia per voluminosità alle Mille e una notte. Si coglie ancora una volta, indubbiamente, linadeguatezza del comportamento troppo disinvolto di un primo ministro, ma sfugge la materia penale consistente. Ma a questo ci penserà il tribunale, tuttal più, non certo i grandi reporter e columnist di Servizio pubblico. Alla fine, il tutto offre la sensazione di uno spottone, via etere contro il Cavaliere. E anche questo ci sta in una società mediatica come questa.
Però il tutto appare poco elegante anche nella confezione dello “speciale”. Non tanto per quello che si dice, quanto proprio per la qualità del prodotto televisivo. Se si voleva ricostruire un’ambientazione più veritiera forse si potevano imboccare altre strade, non i soliti racconti che ormai sono oggetti di bar sport.
Per non addormentarci, davanti a simili prodotti, a un certo punto ci siamo affidati a un re dell’ambientazione dell’intrigo e del disordine umano: John Le Carrè, con la sua “Talpa”. Splendido libro, da cui è nato anche uno splendido film. Indubbiamente preferibile allo speciale di “Servizio pubblico”. Eppure si parla sempre di miserie umane.