E tutto pronto per la tanto attesa prima della Scala. Alzi la mano chi di noi non desidererebbe esserci, in un palco o in platea, la sera del 7 dicembre. Ci sarete? Ahimè, noi no. Poco male: per tutti gli spettacoli del celebre teatro milanese sarà presto possibile scovarne su internet la versione interattiva, cliccando su www.laScalaa@.org.net (la Scala a chiocciola; org.net sta per organetto). E per chi non fosse affatto un patito dellopera, nellattiguo bar può sempre cimentarsi con gli amici in una partita di Scala quaranta! Per i melomani, invece, è giusto ricordare che il programma prevede il romantico ed epico Lohengrin di Richard Wagner, diretto dal maestro Daniel Barenboim.

A differenza di quel che si pensa e di quello che tutti si aspetterebbero, non è Barenboim il cognome, bensì il nome. Barenboim appartiene alla gloriosa e illustre dinastia dei Daniel. Pochi ne sono a conoscenza. E ancor meno sanno che il pianista-direttore dorchestra argentino-israeliano ha vissuto uninfanzia molto difficile.

Nonostante fosse il primo di quattro marmocchi, era di gran lunga il più piccolo e gracile. Gli altri fratelli Daniel erano più corpulenti e altrettanto maneschi con il piccolo Barenboim (che i più intimi chiamano confidenzialmente, sin dalla tenera età, Bar): il secondogenito, Passarella Daniel, lo prendeva sempre a calci quasi fosse un pallone; Craig Daniel, la mascotte di famiglia, lo inseguiva per casa, dandogli quel tanto che bastava di vantaggio per farlo impaurire di più durante linseguimento tra una stanza e laltra della sontuosa dimora in cui abitavano, e poi lo riempiva di cazzotti; Ezralow Daniel, il terzogenito, lo faceva volteggiare fino a sfiorare il lampadario, provocandogli sovente degli attacchi di panico, che solo lascolto della musica poteva rintuzzare e sopire. E, a proposito di musica (attenti alle successive parole in corsivo: tutto nella vita di Barenboim ha sempre avuto un richiamo alla melodia), i tre fratelli non faticavano a trovare laccordo, poi a turno cera chi dava il la per suonarlo come un tamburo.

Il piccolo Daniel, per sfuggire alle angherie dei fratelli, trovava rifugio molto spesso dal nonno, Defoe Daniel, uno dei padri nobili del romanzo inglese, che lo faceva addormentare leggendogli quello che sarebbe diventato uno dei suoi capolavori: Le avventure di Robinson Crusoe. Bar, nelle lunghe frequentazioni del nonno Defoe, ebbe modo di ascoltare anche la lettura degli altri romanzi che componevano la quadrilogia delleroe isolano e solitario, storie e racconti sulle cui possibilità di ritrovamento gli studiosi ormai disperano: Le disavventure di Robinson Crusoe quando gli venne a mancare un Venerdì, Come avventurosamente Robinson Crusoe conobbe la famiglia di Venerdì: il papà Giovedì, il nonno Mercoledì, il bisnonno Martedì, il trisavolo Lunedì, il figlio Sabato e la moglie Domenica, Le avventure notturne di Batmanson e Robinson Crusoe.

Ma sarà ancora una volta la musica, unica e vera passione di Barenboim, a cambiargli la vita, sotto la forma di una visita inaspettata di un prozio musicista e di origini partenopee, Pino Daniel, il quale, data unocchiata agli spartiti (che altrimenti i fratelli si sarebbero spartiti a scopo di lucro, per ricavarne quattro soldi), ebbe la geniale intuizione di rendere note le note che fino ad allora erano note solo al giovane Bar, ma a lui (e al mondo intero, ovvio) del tutto ignote. Lincontro con lo zio Pino cambiò certamente lesistenza a Bar e alla storia della musica degli ultimi 40 anni.

A suffragio di ciò, il cugino Barenboiler Daniel (più studioso esperto di global warming che musicista, tra laltro – ahinoi – pure di scarso valore, nonché oratore dozzinale dal gran brutto carattere: insomma, una testa calda) ha fornito uninedita testimonianza partecipando al programma musicale Ti lascio una canzone in caldo, condotta da Antonella Clerici e dal procuratore aggiunto Pietro Forno, a capo del pool milanese che si occupa di reati sessuali contro i minorenni.

Ecco la versione integrale di ciò che ha detto Barenboiler: “L’incontro con lo zio Pino ha cambiato in Barenboim persino le sue ordinarie abitudini di vita quotidiana. Appena alzato, Bar per colazione ama ascoltare, con maniacale costanza da molti anni, le opere di Giacomo Cap Puccini, per via di quel movimento “allegro con brioche”, che tanto lo coinvolge. Mentre si rade, non è raro sentirlo cantare divertito le arie del “Barbiere che usa il sapone di Marsiglia” di Rossini. La meticolosa scelta dei vestiti dall’armadio puntualmente avviene sulle note di “Rapsodia in blue jeans” di Gershwin. A pranzo non scorda mai di assaporare un Vivaldi, uno dei suoi autori preferiti, soprattutto per l’estremo coraggio nell’aprire, dopo il clamoroso, a suo tempo, successo delle Quattro stagioni, una catena di pizzerie in franchising. Infine, a sera, in bagno, compie il rito imperdibile del WC: Wagner e Chopin insieme! Niente di meglio per “scaricare” le tensioni di una giornata di lavoro. E non solo quelle!”.

Nel “dietro le quinte” ci sono stati momenti di forte tensione, causati dalla presenza in sala di alcuni collaboratori del maestro, i quali avrebbero preteso una smentita in toto di tutte le affermazioni fatte dall’incauto cugino, che avrebbe trattato il più ben noto Bar come – a loro dire – “uno che potrebbe inciampare, in qualsiasi momento, sui gradini di… una Scala!”. Gli autori avrebbero quindi suggerito alla Clerici tutta una serie di domande, poste solo per mettere in cattiva luce Barenboiler, non esattamente un esperto di musica classica.

Clerici: Su Beethoven cosa ci può dire?

Barenboiler: Che io, e lo sostengo sin da fanciullo, mi sento più avvantaggiato di Beethoven, perché ci sento. Comunque Beethoven con la musica non ci andava piano, infatti ingranò la Quinta. E se vogliammo dirla tutta, più che della sua mamma ci si ricorda della mamma di sua mamma, cioè la Nonna di Beethoven.

Clerici: E Ciajkovski?

Barenboiler: No, c’ho un casco solo…

Clerici: Cosa prova a sentire il nome di Arturo Toscanini?

Barenboiler: Ah, quante volte mi sono fumato i suoi concertini!

Clerici: Ci dica qualcosa su Riccardo Muti.

Barenboiler: Riccardo Muti è un direttore d’orchestra bravo, ma così bravo, che ogni volta mi lascia senza parole.

Clerici: Le piace Giuseppe Verdi?

Barenboiler: Quello che ha scritto la colonna sonora del film “Hulk”? Sì, davvero mostruoso. E poi aveva un cuore d’oro, impegnato com’era in varie associazioni di volontariato. Ha partecipato alla nascita dell’Aido, ma non tutti sanno che fu proprio lui, da gran tombeur de femme qual era, a fondare anche l’Associazione per la donazione degli organi femminili: l’Aida.

Clerici: Passiamo a Liszt. Mi dica: c’è un episodio nella sua vita che l’ha molto colpita?

Barenboiler: Liszt, nei mesi precedenti al matrimonio con l’allora fidanzata, la signorina Schindler, ha compilato una lista di nozze così lunga e dettagliata che è passata alla storia come la famosa Schindler’s Liszt.

Clerici: L’opera di Rossini che suo cugino vorrebbe dirigere e non ha mai diretto?

Barenboiler: “Il Barbera di Siviglia”: davvero inebriante! Rossini scrisse lo spartito di getto, a notte fonda, dopo essere rientrato a casa completamente sbronzo. L’alcol tuttavia non fu il suo unico vizio. Incontrandosi spesso con Toscanini, in un sodalizio che non divenne mai artistico, avvolti dal fumo delle loro Nazionali senza filtro cantavano insieme a squarciagola sotto i lampioni: “Sigaro qua! / Sigaro là! / Sigaro su! / Sigaro giù! / Pronto prontissimo / Son come il fulmine / Viva il tabacco / della città della città della città della città della città!”.

Clerici: Un’ultima domanda: è vero che Donizetti s’appassionò alla musica fin da piccolo?

Barenboiler: Sì, che a Donizetti piacesse la musica, i suoi genitori lo scoprirono presto. Un giorno gli chiesero: “Ti piace il budino?”. E lui rispose: “Sì, beh, molle”.