Intervista a Marco Mangiarotti (prima parte), esclusiva. X Factor 6 avrà presto un vincitore: sarà Chiara, Ics, Cixi o Davide? Lo scopriremo a cominciare da stasera, quando su Sky Uno, alle ore 21.00, inizierà lemozionante sfida da cui emergerà il successore di Francesca Michielin. La finalissima del talent show si declina in due serate: la parte decisiva andrà in onda domani, venerdì 7 dicembre 2012, ma stasera scopriremo chi non salirà sul podio, perché tra i quattro talenti, uno sarà eliminato. X Factor 6 ha avuto un successo indiscutibile e potrebbe avere aperto una nuova frontiera nella scrittura dei format televisivi, che si arricchiscono dellinterattività. Ne parliamo con il giornalista, critico televisivo e musicale, Marco Mangiarotti, che con estrema competenza e passione ci svela i meccanismi legati alla musica, alla televisione e alla cultura del pubblico che hanno portato al successo il programma. Come la finale di X Factor 6, anche lintervista a Marco Mangiarotti sarà doppia. Se oggi affrontiamo larchitettura del format, nella seconda parte entreremo nel cuore della finalissima, alla scoperta degli inediti e soprattutto del talento dei finalisti. E in questo senso Mangiarotti non ha dubbi: vorrebbe che vincesse Chiara. Non perdetevi quindi lappuntamento di domani su queste pagine, ma non lasciatevi sfuggire nemmeno il ricco antipasto che segue…
Si sta per concludere unedizione di X Factor davvero eccellente: merito di un sapiente scambio tra giudici, talenti e musicisti?
Si tratta delledizione più interessante del talent show; i dodici concorrenti che si sono affrontati in gara si sono rivelati indubbiamente i più forti e ricchi di potenzialità. A mio parere i primi sei esclusi avrebbero potuto essere concorrenti delle precedenti edizioni. Per quanto riguarda i giudici, Morgan, nonostante il suo processo autoreferenziale in cui alterna momenti di grande lucidità e stimolo culturale a fasi di egotismo esasperato, ha fatto un lavoro validissimo. Simona Ventura si è rivelata abile, con i piedi per terra. Arisa questanno è cresciuta: ha fatto sicuramente una scelta minimalista; dellidea di gruppo emersa nelle scorse edizioni del programma non è rimasto pressoché nulla, ma ha trovato una chiave interessante, individuando formazioni concettualmente differenti dalle precedent edizioni, che cercavano spazi nel pop. Ha lavorato molto bene con il suo referente musicale, Giuseppe Barbera, cresciuto alla scuola di Mogol. Per Elio si è trattato della sua stagione più positiva: questanno ha avuto una squadra di ragazzine fortissime.
Ci sono altri segreti del successo del talent show?
Tra gli aspetti interessanti di X Factor 6 c’è l’esplorazione di un repertorio musicale non scontato, molto ben bilanciato tra brani meno conosciuti e canzoni invece molto note. Oltre a far interpretare ai concorrenti pezzi attuali, i quattro giudici hanno saputo ripescare canzoni del passato. Straordinari anche gli arrangiamenti. Luca Tommassini, il direttore artistico, per questa sesta edizione del talent, in misura maggiore rispetto alle precedenti, ha fatto un lavoro straordinario. Dal punto di vista dello spettacolo televisivo unito alla musica non si era mai visto nulla di simile prima d’ora. Luca ha osato, ha sperimentato. Gli arrangiamenti hanno inoltre permesso di dare un senso alle peculiarità dell’edizione italiana di X Factor.
Quali sono le caratteristiche di X Factor-Italia rispetto alle versioni straniere? È un format ben localizzato?
È un format che nella sua versione italiana si è sempre caratterizzato per un target medio-alto sia per quanto riguarda l’ascolto di musica, sia dal punto di vista socio-culturale. Nell’edizione italiana si riscontra grande qualità rispetto, per esempio, alla versione inglese: ci sono maggiori ricerca e consapevolezza dal punto di vista musicale. Si riscontra quella cultura che il nostro Paese ha sempre avuto, presente sulla scena italiana più che in altri contesti all’estero. Per fare un esempio, non si può certo dire che a Londra non ci sia cultura musicale, ma il loro modo di intendere il pop è diverso dal nostro, più legato al mercato, alla produzione. In Francia esistono interessi legati alla musica elettronica e a un certo tipo di canzoni d’autore, però il livello medio della musica popolare è nettamente inferiore a quello italiano; è invece interessante il tipo di contaminazione che Parigi ha sempre ospitato, sia la africana-francofona, sia la musica del Sudamerica, argentina in particolare. Gli Stati uniti dal punto di vista della musica sono “omologanti” per definizione, su diversi generi. In Italia, grazie a X Factor, per la prima volta si è assistito a un processo di sperimentazione, ma anche di disseminazione culturale molto importante, che ha dato ottimi risultati, regalando musica ascoltabile, godibile.
Il pubblico ha percepito questa grande qualità di X Factor 6?
La giuria spesso nella fase finale si è impantanata, forse per reale indecisione, nel meccanismo del “tilt”, lasciando così l’ultima parola sulle scelte decisive e le eliminazioni al pubblico con il televoto. Sta di fatto che il pubblico votante di X Factor 6 si è dimostrato molto competente e attento. I quattro finalisti sono davvero i migliori.
La sesta edizione di X Factor 6 ha avuto ascolti notevoli e si è rivelato un format multipiattaforma per i contenuti sul web e i social network. Il format può considerarsi inedito in questo senso?
Si tratta del primo programma, credo a livello mondiale, di interattività totale. Gli autori hanno avuto un’intuizione importante: non è semplicemente un format multipiattaforma, ma si è creata una rete di partecipazione estremamente ampia e flessibile, che ha introdotto elementi narrativi oltre che di coinvolgimento e di scelta senza precedenti proprio all’interno del programma stesso. Gli ascolti sono ottimi e mi pare si sia raggiunto il limite fisiologico della piattaforma satellitare: su un panel di circa cinque milioni di abbonati Sky, ottenere circa un milione di ascolti a puntata credo sia il limite fisiologico del mezzo. È interessante osservare, inoltre, le diverse modalità dell’ascolto: Sky ha dato la possibilità, oltre alla diretta su Sky Uno, di poter seguire X Factor su Facebook e Twitter, on demand con My Sky, in replica su Cielo, poi sul sito ufficiale e sul canale Youtube. Questo ha contribuito certamente alla fidelizzazione, elemento di grande forza di questo format, ma in particolare di questa edizione.
Potremmo definire X Factor 6 il programma “perfetto”… o c’è qualche difetto?
Purtroppo si è rivelato un aspetto negativo del programma la lite tra Arisa e Simona Ventura a seguito dell’esclusione dei Freres Chaos, il gruppo affidato ad Arisa. Inizialmente avevo avanzato perplessità sulla presenza di Arisa come giudice, pur avendone una stima indiscussa come persona e come cantante. Forse non era all’altezza dei suoi tre colleghi. Certamente si è impegnata e anche quest’anno ha tentato di porsi in maniera costruttiva, ma ciò che è accaduto con Simona Ventura è grave.
Perché?
Al di là di quella che potrebbe essere un’inadeguatezza di Arisa, appiattirsi sui suoi concorrenti, in questo caso i Freres Chaos, e mettere in discussione, sulla base di sensazioni, la credibilità del televoto in un programma in diretta e nel ruolo di giudice, è una follia, una prova di “ignoranza” nel senso etimologico del termine. Il televoto non può essere falsato, ha solamente un problema: viene dimensionato, anche sulla base del budget del programma, sul presunto arrivo di un certo numero di voti. Una trasmissione di successo, come in questo caso, riceve in pochi secondi una massa enorme di voti: si crea una sorta di “collo di bottiglia” per cui non si riesce più a votare, ma non significa affatto che i risultati siano falsi.
Continua domani…
(Camilla Schiantarelli)