Sanremo polemiche, Sanremo scandalo: in un modo o nell’altro è sempre così, fa parte della tradizione della manifestazione canora. Peccato che una volta a fare polemica erano le canzoni, magari le decisioni delle giurie, l’eliminazione di questo o quel concorrente o le accuse di plagio. Adesso, dopo l’uragano Celentano, la seconda serata è passata alle cronache per la discussione: ma Belen aveva o no le mutandine sul palcoscenico? E quanti ascolti avrà fatto il tatuaggio della farfallina ostentato a favor di camera e fotografi sul palco dove dovrebbe essere protagonista la canzone? La spaccatura generosa del suo vestito che la stessa Belen ha messo in evidenzia con malagrazia naturale mostrando una farfalla tatuata, ha scandalizzato tantissimi telespettatori e acceso l’altrettanta morbosità di altri. Poi la battuta della bellissima modella moldava che finalmente è riuscita a salire sul palco dopo i problemi di cervicale a proposito del suo seno che sarebbe più vistoso di quello delle sue colleghe, insomma oggi si è visto tornare alla carica vecchie femministe arrabbiate per l’uso strumentale del corpo della donna. Esagerano loro o esagerano i produttori televisivi. IlSussidiario.net ha girato la domanda al professore Alessandro Meluzzi.



Professore, sui giornali oggi si discute se Sanremo abbia un atteggiamento maschilista e contro le donne.

Sgomberiamo il campo da ogni seriosità accigliata. Io trovo sia molto più oscena una pseudo predica come quella di Celentano che meriterebbe la battuta di Ettore Pretolini: Io non ce l’ho con te che mi stai insultando dal loggione ma ce l’ho con quello che ti sta di fianco e non ti butta di sotto.



Una bella battuta, ma su questa presunta oscenità messa in mostra sul palco dell’Ariston cosa ci dice?

La vera oscenità non sono tanto i tatuaggi di Belen o il torcicollo della ragazza moldava. Questo perché viene fatto del corpo della donna lo stesso uso che viene fatto degli sproloqui di Celentano.

Cioè?

Mi mantengo in questo accostamento perché da qui deriva il mio giudizio, che non è poi un giudizio morale, ma un giudizio estetico. Quello che voglio dire è che se invece di mandare in onda quel concione beat e da ubriaco di Celentano che ha prodotto maree di ascolto si fosse mandato in onda il deretano di Belen, gli ascolti probabilmente sarebbero stati anche più alti, ma non è una buona ragione per farlo.



Per cui siamo davanti allo sfruttamento del corpo della donna?

Diciamo che la questione è quella che suggeriva Edith Stein: le cose si distinguono non tanto dal contenuto quanto dalle loro intenzioni.

Quali sono?

Le intenzioni che vengono utilizzate da sempre da chi fa un certo uso del corpo della donna sono sempre le stesse e cioè quelle dell’equivoco sessuale.

Alludere per attirare l’attenzione morbosa del pubblico maschile.

E’ la stessa ragione per cui si mettono ragazze molto carine in minigonna a fare le bariste in pizzeria, la ragione per cui le commesse o i commessi dei negozi di vestiti devono avere un certo look che rimanda a certi programmi televisivi detti reality, quelli che fanno dei ragazzi dei tornisti e delle ragazze delle veline.

Quindi che uso è del corpo femminile?

E’ un uso del corpo che non è osceno, ma è sbilanciato, serve a mostrare una cosa per ottenerne un’altra per cui in questi ammiccamenti, in questo impoverimento non ci sta una questione morale, ma qualche cosa che rimanda a un uso strumentale del corpo e della sua esibizione.

Però i responsabili di Sanremo parlano di manifestazione dai contenuti culturali…

Mi viene da sorridere. Che cosa è la cultura? E’ qualche cosa che deve partire da un dato anche di massa per arrivare a qualcosa d’altro. La cultura non deve essere per forza pedagogia, deve essere anche espressiva, o creativa: per questo quello che io contesto non è la mancanza di impegno, ma è l’appiattimento e l’involgarimento. Le battute di Celentano non sono battute spiritose perché sono battute all’ammasso.

E le ragazze di Sanremo?

La grazia leggiadra delle ragazze che si mostrano sul palco e che devono fare il solito rituale di ammiccamento per di più come ha osservato qualcuno con gente che ha il doppio della loro età, rimanda sempre a una visione non tanto della donna in cui non tirerei fuori tematiche tardo femministe, ma a una certa visione dell’uomo che è semplicemente scontata, stereotipata banale e non sorprende. 

L’alternativa?

Gliela dico. Vada a vedersi i film di Woody Allen. Sono intelligenti non perché sono moralistici o perché contengono sempre un contenuto pedagogico, ma hanno sempre un uso del linguaggio del corpo spiazzante, sorprendente e quindi creativo mentre in questo caso la saga non è nazional popolare ma dozzinale. E la differenza tra le due cose è quella di una quota di intelligenza.