Domenica 26, al Kodak Theatre di Los Angeles, andrà in scena l84ª edizione della cerimonia degli Oscar, che premierà i migliori film usciti nel corso del 2011, e come sempre la serata, questanno presentata dallattore brillante Billy Crystal, andrà in onda su tutte le televisioni del mondo. Ma noi non la vedremo, perché, per la prima volta, saremo i brillanti conduttori di un grande evento in contemporanea, che si terrà nella splendida cornice di rocce, mare e spiagge di Cala Il Sipario, in Sardegna, nel celebre anfiteatro naturale Su mòrriri sas lugòri (Si spengano le luci). Stiamo ovviamente parlando della 100ª edizione di Sa Ampru Nit de sos Oscarrus (La grande notte degli Oscar sardi), cerimonia che premia il meglio della produzione cinematografica dellisola. I premi vengono assegnati dai membri dellAccademia cinematografica di Bau-Baunei, dove vengono addestrati i cani-attori (da questa scuola è uscito il braccostracco Valium, grande protagonista del film Torna a casa Catalassie, vincitore delledizione 2011). Questanno, poi, su innomus (la nomination) è veramente di alto livello e merita di ricevere su piticcu bultu, cioè la statuetta, scolpita interamente in una forma di pecorino doc nientepopodimeno che dal grande artista caseario, di origini sardo-polacche, Gorgon Zola.
Il miglior film sardo del 2011, infatti, saràZurru, sa vùrpe mascheradas, di Gavino Zedda Piras, film vietato ai minori di gradi 14. Narra la storia di un pastore sassarese, Diegu Ussassai, che per difendere i poveri pastori vessati dal governatore Zesuinu Ragatzacciu diventa un eroe mascherato e un abile spadaccino (anche se usa soprattutto la pattadesa, il tipico coltello sardo a serramanico). L’aspetto fisico del personaggio è quello di un uomo basso (con il suo 1,58 di altezza è un normalissimo piccolo sardo, per cui laltezza per lui non è un problema: a metterlo in difficoltà, semmai, sono base, perimetro e proiezioni ortogonali). Per sembrare più alto, Diegu sta sempre sul cavallo (chiamato Mammuggiòne, cioè Tornado) ed è riconoscibile facilmente per il suo costume nieddu (nero), con un mantello nieddu, un cappello nieddu e una maschera, pure questa niedda, che copre il viso all’altezza degli occhi (ovviamente nieddi). E talvolta è anche di umore nieddu. Zurru utilizza spesso la pattadesa per lasciare il suo emblema distintivo: la frase Capito mi hai? incisa sui pantaloni dei malcapitati con una serie di rapidi e profondi graffi. I principali personaggi che compaiono nel film Zurru sono il sergente Garcia LOrcu, detto U porceddu per le sue prorompenti rotondità (è amico di Diegu, ma nemico di Zurru), il teraccu surdu-muddu Bennardu (il servo sordo-muto Bernardo, fedele a Diegu e a Zurru) e un gruppo di nobili, perditempo quanto effemminati, chiamati Culurgiones, con cui Diegu (solo Diegu, non Zurru) è solito giocare infinite partite di un tipico passatempo isolano: il poker col mirto.
A colpire, però, è soprattutto il trailer del film, particolarmente efficace.
Voce fuori campo: E una notte niedda e tempestosa, il mare è nieddu e agitato, un gatto nieddu attraversa la strada. Lontano si odono i lupi che ululano alla luna (ma anche alle due, alle tre). Allimprovviso, dietro una collina niedda, un cavaliere tutto vestito di nieddu, con il suo cappello nieddu, su un cavallo nieddu, si avvicina alla città di Nieddu di Seppia. Il suo nome è: Zurru. Un eroe senza macchie niedde e senza paura. O meglio, lui una paura ce lha: che la gente non lo riconosca come Zurru. Per cui, se mai vi capitasse dincontrarlo nelle assolate contrade del Sulcis, dellIglesias o del Medio-Campidano, salutatelo sempre così: Zurru, Zurru, Zurru (Un coretto di giovani damigelle vestite di nieddu, vedendolo arrivare sul suo cavallo nieddu, intona subito il motivetto Zurru, Zurru, Zurru, di te il buzzurru ha paura / Zurru, Zurru, Zurru, con te la giustizia è sicura!; intanto Zurru entra in città, scende da cavallo e si dirige verso la locanda)
Zurru: Sergente Garcia L’Orcu, io, Zurru, lo so che in quella posàda sei!
Sergente Garcia L’Orcu: (sporgendo la testa dall’uscio della taverna) Ehi Zagor! (e gli fa una pernacchia)
Zurru: (rivolgendosi verso la telecamera) Zagor chiamato mi ha! Avete sentito? Zagor chiamato mi ha!! Ma io Zagor non sono, Zurru io sono! Vero è che Zagor e Zurru per zeta cominciano tutt’i dui, ma quell’altro Zagor si chiama e io Zurru: zeta come Zurru, U come urru, R come rru, R come ru e U come u finale di Zurru.(Guardando di nuovo verso la locanda) Ehi pancione, Zurru io sono, non Zagor, capito mi hai?
Sergente Garcia L’Orcu: (uscendo dalla locanda) Ma questa non è la storia di Zagor? Per mille pinte di Vermentino della Gallura, ho sbagliato fumetto! (essendo un sardo di origine spagnola, non ha la tipica costruzione di frase alla sarda, che prevede il verbo sempre in fondo alla frase. Capito ci avete?)
Zurru: (sguainando la pattadesa) Sergente Garcia L’Orcu, l’ora tua è arrivata!
Sergente Garcia L’Orcu: Corazòn?
Zurru: Le cinco e mesa!
Sergente Garcia L’Orcu: Oh casso, vado a cassa! (e fa per allontanarsi)
Zurru: No, marrano, sfuggire non puoi alla pattadesa di Zurru! Musica!
(il coretto di giovani damigelle vestite di nieddu rimane basito: a questo punto era previsto dal copione un assolo di Garcia L’Orcu, intitolato “Pigatelo bivu o mirtu [prendetelo vivo o morto], pues accappiatelo [poi legatelo] pure con filu ‘e ferru”).
Zurru: Per chi attento non è, raffermo. No, marrano, sfuggire non puoi alla pattadesa di Zurru! Musica!
(il coretto non fa una piega, intento com’è a riguardarsi il copione per capire dove sta l’errore)
Zurru: Ri-rifo. No, marrano – e qui i marroni a girar cominciano -, sfuggire non puoi alla pattadesa di Zurru! Musica! (silenzio) Musicaaaaaaaa!!!
Il coretto: (cantando, come ridastatosi all’improvviso) Furia cavallo del West…
Zurru: (disperato e affranto) Ma Zurru io sono!
Il coretto: Zurru Zurru Zurru….
Zurru: (rinfrancato) Oh, finalmente… In guardia, fellone!
Sergente Garcia L’Orcu: In guardia, Fellini!
Zurru: Fellini non sono, Zurru sono, zeta come Zurru, u come urru…
Sergente Garcia L’Orcu: Compriendo! (brandendo la sua sciabola) In guardia: e basta!
(Inizia il duello. Il sergente, con il suo peso e la sua abilità, sovrasta Zurru, fino a metterlo sotto, rischiando, lui, il cattivo, di vincere il duello)
Zurru: Ma Zurru io sono ! Bonu essiri, bìnciri dui! (sono buono, devo vincere!…)
Sergente Garcia L’Orcu: Ah, scusa… (e si lascia sovrastare nella contesa)
(All’improvviso, con un forte ronzio, un moscone irrompe sulla scena: Zurru e il Sergente interrompono il duello e, a turno, cercano senza fortuna di colpire l’insetto volante)
Zurru: Quel muscòni vedi, Garcia L’Orcu?
Sergente Garcia L’Orcu: Orcu!
(Zurru lo colpisce fendendo l’aria con il classico triplice movimento della zeta. Il ronzio cessa. Dopo qualche attimo, però, ricomincia)
Sergente Garcia L’Orcu: Ehi Zurru, vola ancora…
Zurru: Sì, ma padre non diventerà più. In guardia!
(mentre i due riprendono il duello e il coretto di giovani damigelle vestite di nieddu cantano “Zurru, Zurru, Zurru, di te il muscòni ha paura / Zurru, Zurru, Zurru la tua pattadesa ha la mira sicura”, le immagini sfumano e appare la scritta “Tra ticcu, susu custi sgrimi”, cioè “Prossimamente su questi schermi”)