Servizio pubblico, editoriale di Michele Santoro. 23 febbraio 2012 Ieri sera è andata in onda una nuova puntata di Servizio Pubblico, intitolata Celentano c’è, che si apre infatti sulle note di Ti penso e cambia il mondo, la canzone con cui il molleggiato ha concluso il suo secondo discusso intervento al Festival di Sanremo 2012. Tema dell’anteprima di Santoro è la Fiat, protagonista di una doppia sentenza e la necessità della libertà di critica. Il conduttore esordisce spiegando di essere felice perché un giudice ha ordinato il ritorno al lavoro dei tre operai della Fiat di Melfi, ma si dice anche dispiaciuto per un’altra sentenza, quella che ha condannato Corrado Formigli, giornalista ex collaboratore di Annozero, e la Rai a risarcire la Fiat con 7 milioni di euro per un servizio, ricorda Santoro che durava circa cinquanta secondi. Questa condanna appare ancora più esagerata, dice Santoro, se si pensa che chi perde un figlio ha diritto ad un risarcimento di poco più di 300.000 euro e che i familiari dei morti a causa dell’amianto hanno dovuto combattere per anni per ottenere un risarcimento di soli 30.000 euro. Nonostante l’amarezza per la sentenza, Michele Santoro ribadisce la sua fiducia nella giustizia affermando di essere sicuro che in appello un nuovo giudice saprà ridimensionare questa sentenza perché una sentenza non deve essere enorme o eclatante, deve essere equa. Il conduttore domanda sarcastico a Sergio Marchionne se crede che con questa sentenza il marchio Fiat abbia guadagnato in termini di popolarità e consenso, se questo mostrare i muscoli abbia portato vantaggi alla sua azienda . E se i suoi colleghi giornalisti, prosegue Michele Santoro, hanno parlato di diritto di critica, lui preferisce parlare di necessità di critica e per avvalorare questa sua tesi si rivolge ancora a Marchionne, a cui pone unaltra domanda: perché è stato necessario il suo ingresso alla guida della Fiat, quando era sull’orlo del tracollo perché gli operai lavoravano poco e male o per il grande flop di certi modelli sui quali la casa automobilistica aveva puntato? Nel tono di Santoro più che polemica, cè una nota di vera e propria amarezza, e il conduttore conclude con una constatazione: se la Fiat può illudersi che la critica non sia necessaria, la Rai senza critica morirebbe. Per questo ben venga Celentano e chiunque si esprima liberamente perché la Rai ha bisogno proprio di questo. Certo, questo comporta dei rischi, ma si tratta di un possibile prezzo da pagare che rappresenta il prezzo della libertà del servizio pubblico.



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