…la tv aspetta ancora la primavera. Tre debutti in prima serata, la settimana scorsa, ma nessun miracolo, o almeno tentato miracolo, o almeno tentata innovazione. arrivato Panariello non esiste il lunedì, dopo tre anni di lavoro coi suoi autori prima in teatro poi nel grande studio di Cinecittà (lo stesso e stesso giorno di messa in onda di Fiorello), ed è stata assoluta normalità: quel che ci aspettava dal comico toscano e niente più. Ho scelto di farne una serata di Live tweetting, di commentarlo cioè a caldo in dialogo con i follower, e ne traggo qualche spunto:



– Apertura Panariello suntuosa e ricca (regia Vicario e scenografia Castelli: stessi di Sanremo), con De Gregori improbabile swing. Battute…

– Comunque limpianto dello studio, le inquadrature, le luci, dicono eleganza e gran lavoro visivo. Le gag? Si aspetta a #panariellononesiste

– Aspettiamo con Fiorello: cominciamo col riconoscere che dopo gli errori di Zalone Canale 5 con #panariellononesiste punta in alto



– Ragazzi, vedo troppa impazienza. Lasciamo carburare #panariellononesiste. Poi si potrà anche criticare con la consueta spietatezza

– 9 minuti alla mezzanotte: fateci la grazia di chiudere #panariellononesiste in giornata. Sottile per Italias got killer: poi basta però…

– Un grande trombettista e una buona orchestra non fanno di #panariellononesiste un grande show. Perplesso. Good night, sleep tight

– Che distrazione! Era Fabrizio Bosso, tromba e flicorno, la vera stella di #panariellononesiste ieri sera. Ne parlavo ma non gli davo un nome

Insomma, sembrava una serata deludente, di quelle che ancora una volta certificano la crisi di Canale 5, e invece la mattina dopo i dati dascolto sono in totale dissonanza. Così twitto:



– Lho detto che serviva prudenza e non valutazioni affrettate: per #panariellononesiste 6.581.000 teste e 27,29. Cosa non abbiamo capito?

Certo stasera la partita si riapre, ma forse – al di là del mistero del gradimento che sembra ormai un parametro scomparso nella nostra tivù – il pubblico ormai si accontenta. Come si è accontentato, venerdì, del nuovo show testato da Fabrizio Frizzi su Raiuno: Non sparate sul pianista, che sostanzialmente pareggiando intorno al 17% di share con la corazzata Zelig, ha portato a casa un ragguardevole risultato. Meno bene per Robinson su Raitre, il primo show di prima serata affidato a Luisella Costamagna, che non è arrivato al 4% di share. Anche stavolta un tweet avventato:

– Costamagna e Frizzi (#tvtalk aspetta). Rai3 trova in L nuova risorsa: carattere ed empatia. Rai1 testa ennesimo karaoke col buon soldato Fab

Ora, a me pareva di aver visto da una parte un Frizzi al solito impeccabile, col suo fido capo autore Fasulo, alle prese con lennesimo format-karaoke in forma di gioco a squadre. E una Costamagna viceversa di carattere (fatta la tara sulle sue posizioni preconcette: vedi intervista alla Carfagna), vivace, con un impianto scenico inadeguato, unapertura col solito Landini, ma sostanzialmente piacevole. Il pubblico, per tante ragioni, lha invece bocciata sonoramente. Lho detto, la tv aspetta ancora primavera, così uno si butta magari sul teatro.

E pieno di curiosità si precipita al Teatro Nuovo di Milano, per l’occasione gremito di numerosi gruppi di belle signore e ragazze, per godersi il Cyrano di Rostand tutto appaltato (produzione, regia, interpretazione) ad Alessandro Preziosi, attore dallo sguardo assassino. E anche lì non si capisce niente. Rostand, i suoi versi potenti e musicali, buttati via da una compagnia abborracciata e raccogliticcia, vestita da tre moschettieri e peggio ancora diretta; fatta apposta, sembrerebbe, per far risaltare al massimo le doti attorali del nostro Preziosi. Il quale – maledetto! – poi come attore sa il fatto suo, e se chiudi un attimo gli occhi sul suo ridicolo costume alla D’Artagnan senti risorgere il verso di Rostand in tutta la sua musicalità. Alla fine twitto:

 

– Mezzi attorali a posto, solo che qui Preziosi produce e dirige anche. Per il pubblico un’altra “rapina” teatrale alla Scamarcio

 

Il riferimento, se ricordate, è all’analoga esperienza toccatami col Romeo e Giulietta dell’altro bel giovane della scena italiana (inferiore a Preziosi nella recitazione, però). Ma naturalmente signore e ragazze non vanno per il sottile, e il successo per questo Cyrano è totale, entusiastico, cordiale. Siamo solo noi, poveri ignari, che ce la filiamo al primo atto temendo l’assassinio dello svelamento finale di Rostand, quando Cyrano, confessando a Rossana quel che le ha nascosto per tutta una vita, scioglie l’inno immortale all’amore come rinuncia e dono segreto di sé. Preziosi, ti ascolteremo un’altra volta.

 

Perché quando si ascolta si esige il meglio, disposti a serate di folle gimcana fra teatri e locali. in cerca di suoni da scoprire. Parlo di una serata milanese cominciata con un concerto “americano” al quadrato proposto dalla Verdi, in programma Leonard Bernstein: Sinfonia n. 2 The Age of Anxiety e George Gershwin: Rhapsody in Blu per pianoforte e orchestra e An American in Paris. Pianoforte Emanuele Arciuli Direttore Wayne Marshall. Programma in parte di grande popolarità, lussureggiante, con temi che tutti sappiamo a memoria; e in parte di scoperta, con la raramente eseguita sinfonia bernsteiniana nata dalle suggestioni dei versi di Auden.

Il bilancio, dopo due ore davvero esemplificative della cosiddetta “scuola” americana, è di esemplare chiarezza: fra gli anni ‘20 e i ‘40, oltreoceano, si scriveva per il pubblico, con calore, brillantezza, voglia di incantare; ma contemporaneamente buttando alle ortiche, in termini di architettura e sapienza orchestrale, quanto il grande sinfonismo europeo era andato maturando alla fine dell’800. Bernstein e Gershwin, contaminati dal musical e dal jazz ma anche frequentatori in epoche diverse di quella vecchia Europa da cui venivano i loro avi israeliti, sono geni del colore, sia melodico che orchestrale, ma alla fine sono un altro Occidente, davvero un Nuovo Mondo.

Che invece quando si esprime nel post-jazz di oggi attraverso il talento di belle personalità musicali come il pianista cubano Omar Sosa e il nostro trombettista e flicornista Paolo Fresu produce assolute meraviglie. Il concerto notturno che ho avuto modo di godermi al Blue Note milanese mi ha procurato autentico stupore e godimento:

 

Fresu & Sosa sera dei miracoli al Blue Note MI nutrimento per cuore e cervello. Virtuosi pieni di poesia oltre il jazz

 

Strumentalmente dotatissimi, manipolatori di suoni elettronici mai invasivi ma sempre usati cong rande finezza musicale, ci hanno regalato temi larghi ma anche swinganti, cerebrali e struggenti, galoppanti e lentissimi. Bello, bello, bello.

E invece vivo, vivo, vivo, e vegeto, è il mitico Roger Daltrey dei Who, classe 1944, catturato in una indimenticabile serata genovese che prevedeva l’esecuzione completa dell’opera rock Tommy, 1969, e una vasta scelta dai classici del gruppo. Contesto elegantissimo: il teatro Carlo Felice di Genova, e giovane band spettacolosa in cui spicca il fratello di Towshend, Simon. Chiudo coi tweet bollenti della serata, corredati da fotografie “rubate”:

 

– Tommy guitar/opera/rock: sequenza accordi, riff, arpeggi by Towshend. Non tutta top ma ancora tosta. Daltrey del ‘44!

 – Serata sempre più Calda qui al Carlo Felice di GE: anche l’iPhone decide di darsi alla psichedelia. Roger “Red” Daltrey (foto rossa solarizzata)

– Momento tivù, parte più bella che mai “Who are you” e vedi bisturi, ossa, delitti e microscopi di CSI. In realtà è uno dei più bei pezzi Who

– Mitico Daltrey, anche a voce ridimensionata dagli anni, chiude roteando il cavo microfono travolgendo i genovesi. Festa

– In fondo si è trattato di una bella serata di onesto, classico ed emozionante rock & roll. Grazie Daltrey & Who. Good night sleep tight