Intervista a Milly Carlucci. Ballando con le stelle 8 è stato un successo. È Milly Carlucci, la popolare e amata conduttrice del talent show a fare un bilancio decisamente positivo dell’ottava edizione del “suo” programma, che ha saputo difendere con convinzione dai plagi, a cui quindi ha saputo dare maggiore identità facendolo amare a un pubblico da otto anni fedele a un format. Ballando con le stelle conquista per la curiosità che scaturisce dalla gara e dal quel pizzico di “voyeurismo” che forse prova il pubblico nel vedere personaggi famosi cimentarsi in un’attività, in questo caso la danza, in cui partono da zero, esattamente come una persona qualsiasi che si scrive a una scuola di ballo. E se qualcuno obiettasse dicendo che gli ascolti tv di Ballando con le stelle 8 non sono stati altrettanto alti rispetto al format concorrente Italia’s got talent, è proprio Milly Carlucci in questa intervista in esclusiva a Ilsussidiario.net a spiegare perchè il suo talent show (che ammicca al varietà) ha comunque vinto. E ci racconta di una telefonata con Maria De Filippi in cui due regine indiscusse e longeve del piccolo schermo si sono confrontate sul futuro della televisione generalista.



Questa sera andrà in onda la finale di Ballando con le stelle 8. Che bilancio si sente di fare sul programma?

Ha dimostrato una forte identità superando con esito positivo i contrasti legati ai plagi. Mi sono confrontata con gli autori del format e non posso che affermare che per Ballando con le stelle si è trattato di una stagione quasi miracolosa. In genere i programmi che hanno una lunga storia alle spalle mostrano spesso, arrivati alla sesta, settima edizione, di esistere ancora, ma di essere stanchi, logori. Ballando con le stelle ha dimostrato il contrario, ha rivelato il “furore” con cui il pubblico segue la trasmissione, incrementa la vendita dei cd. Sono arrivate valanghe di televoti, paragonabili a quelli di Sanremo, soprattutto nelle ultime settimane in cui la gara è entrata nella fase più calda e appassionante. Ci sono state molte interviste su giornali, copertine; davvero si è creato un entusiasmo attorno al programma che ci emoziona, perchè sembra proprio che il format sia “giovincello”, ancora fresco in fase di ascesa: questo è bellissimo e ne sono immensamente grata al pubblico.



Conduce da otto anni il programma, c’è qualcosa che l’ha sorpresa a livello umano e professionale in questa ultima stagione?

A livello umano mi ha sorpreso e commosso la dedizione totale al lavoro e all’allenamento di un gruppo di persone che avrebbero potuto anche affrontare il programma come una “passeggiata televisiva”, in quanto già famose. Tutti quanti i concorrenti vip hanno invece messo grande impegno, si sono proprio buttati, messi in gioco fino in fondo con allenamento, partecipazione, voglia di esserci e di essere i migliori. Quando si lavora con persone come Bobo Vieri, Marco Del Vecchio, Anna Tatangelo, solo per citarne alcuni, che affrontano così il programma, ti rendi conto di avere tra le mani una trasmissione importante, resa tale dalla dedizione totale che loro dimostrano. Tutti, tra l’altro, hanno confessato di essere dispiaciuti che la gara stia finendo perchè hanno trovato una nuova famiglia, un gruppo di amici e altri valori positivi che fanno toccare l’emozione con mano. Ancora una volta abbiamo creato lo spirito di “scuola” e di squadra che poi è la forza del programma.



Parliamo di Carol Smith, Ivan Zazzaroni, Guillermo Mariotto, Fabio Canino, dietro le quinte che rapporti ci sono tra giudici e concorrenti?

Il clima è amichevole, perchè la severità dei giudici non è inimicizia nei confronti dei concorrenti; non ha nulla a che vedere con il fatto che poi si rivelino persone amabili, simpatiche ed educate. Quando poi si tratta di esprimersi e dare valutazioni su un elemento tecnico e artistico come il ballo, ognuno di loro tira fuori tutta la grinta, la competenza e anche la severità che sono proprie di un giudice. Insomma, ci salutiamo e sorridiamo tutti quando ci incrociamo nei corridoi degli studi.

Ballando con le stelle 8 è un talent show, ma ingloba elementi di varietà, il meccanismo della gara e la presenza di personaggi famosi: secondo lei, dov’è riscontrabile il punto di forza, l’elemento vincente del programma?

La gara incuriosisce perchè è animata da persone di successo, ognuna nel proprio campo, musica, sport, tv, ecc. È una gara tra “numeri uno” che rispetto alla danza hanno l’umilità di cominciare da zero come se fossero sconosciuti. È questo che rende interessante Ballando,i concorrenti si rivelano sempre sorprendenti: credo che nessuno all’inizio di questo percorso avrebbe immaginato che Bobo Vieri fosse così simpatico e tenero, lo stesso vale per Anna Tatangelo, Andrès Gil; pensate alla sensualità di Lucrezia Lante della Rovere. Sono stati tutti una grande scoperta.

Come ha vissuto e affrontato il confronto e la sfida con Italia’s got talent, il programma concorrente di Canale 5?

Prima che il programma iniziasse, diciamo in “epoca non sospetta”, ho sentito al telefono Maria De Filippi, persona che ammiro, stimo e con cui ho un rapporto di grande solidarietà professionale, dato che siamo due donne molto impegnate nello stesso lavoro e spesso mandate in “prima linea” dalle rispettive aziende. Ci siamo dette che era un peccato il fatto che due programmi così importanti fossero collocati nella stessa fascia oraria e nella stessa sera, quando poi ci sono prime serate in alcuni giorni della settimana in cui non c’è “nulla” da vedere. Insieme, Maria e io ci siamo trovate d’accordo anche su un’altro aspetto.

Quale?

Il fatto di vivere le serate televisive come fossero una maratona in cui per forza occorre tagliare il traguardo è un modo “drogato” di vivere la tv. Ciò che dovrebbe invece essere importante e interessare a tutti è il contenuto dei programmi. Non perchè le trasmissioni debbano parlare solo di cultura, di storia o di arte, ma perchè se parliamo di contenuti si può valutare se un programma è ben realizzato o no, mentre se consideriamo solo i dati degli ascolti abbiamo a che fare con una componente che può anche rivelarsi non veritiera nel raccontare cos’è stato e il valore effettivo di una trasmissione.

E a cosa può portare questo secondo atteggiamento?

Per esempio, si può guardare un format orrendo che crea scandalo e che però ottiene numeri altissimi. Immaginate un delitto in diretta: farebbe un picco inaudito di ascolti, ma sarebbe un buon programma da mostrare in tv? Certamente no, sarebbe un orrore. In Italia, inoltre, a differenza di altri paesi, abbiamo eletto un sistema di rilevazione di ascolti come bibbia. Gli ascolti televisivi non sono un numero preciso, ma un numero statistico con almeno quattro punti di arrotondamento. I giornali, il mondo della tv, hanno trasformato queste cifre, che in realtà rappresentano una tendenza, un orientamento, in dati su cui i pubblicitari e gli autori possono lavorare per capire quali possibilità e quale forza ha un programma.

Quest’anno la tv generalista ha vissuto una stagione non facile, in cui ha rivelato un certo “affanno” rispetto alla variegata offerta proposta dai numerosi canali tematici ormai disponibili a tutti: in che direzione deve andare un eventuale cambiamento?

Ciò che deve fare la tv generalista (ma il discorso vale per tutta la televisione), è concentrarsi su trasmissioni da proporre al pubblico, che devono essere varie, interessanti, innovative. Nel caso di programmi consolidati, questi devono rinnovarsi, progredire, essere “lucidi”. La televisione deve mantenere il proprio motore al massimo, non ci si può adagiare sugli allori e non si può pensare di riempire il palinsesto di copie e fotocopie di programmi già esistenti. Non fa bene al pubblico e non fa bene alla tv.

 

(Camilla Schiantarelli)