Se c’è qualcuno che ritiene la sinistra italiana sia un blocco compatto, che potrà governare una volta terminata l’esperienza dei tecnici, non ha ben capito che cosa stia succedendo in Italia. Non è la prima volta che questo capita, ma la trasmissione “Servizio pubblico del figlioccio della sinistra ultrà, Michele Santoro, e dell’ex lefreviano Marco Travaglio (ha cominciato a fare il giornalista in un giornale cattolico di Torino ultraconservatore) dovrebbe aver chiarito che, attualmente il Pd è un partito confuso e centrista, mentre tutta l’ala alternativa italiana ha occupato il vecchio spazio che, nella prima repubblica, aveva il vecchio Pci, quello di Berlinguer che pendeva verso Ingrao, naturalmente. Intorno all’ultimo tentativo di infrastruttura innovativa, la Tav in Val di Susa, dopo aver bocciato naturalmente il nucleare e il ponte sullo stretto, si è ormai radunata una sinistra lunare, conservatrice, ideologicamente confusa, ribellista e contraria per natura a qualsiasi forma di modernizzazione del Paese, che ha cacciato letteralmente il Pd di Pierluigi Bersani e della signora Rosy Bindi su posizioni ultracentriste, nemmeno più di centrosinistra. Bisognerebbe rivedere alla moviola, come si fa durante le partite di calcio, lo scontro, durissimo, tra il leader del Pd, Bersani, e il giornalista-comiziante Travaglio. Bisognerebbe rivedere con attenzione le dichiarazioni dei ribelli della Val di Susa e confrontarle con quello che diceva Bersani. E occorrerebbe pensare quale tipo di rapporto esiste oggi tra le analisi di Bersani e del leader della Fiom, Maurizio Landini. C’è ormai una confusa galassia che va da Beppe Grillo, alla Fiom, ai giustizialisti alla Di Pietro, ai giornalisti combattenti che è diventato ormai, attraverso un informazione sbagliata, sommaria e schematica il punto di riferimento di tutti i ribellismi populistici di un Paese diviso a spicchi, dove il concetto di bene comune, di necessità nazionale è completamente dimenticato. Qualcuno, ripensando a quello che la ex sinistra ufficiale ha fatto in questi venti anni potrebbe anche dire ben gli stà. Ma sarebbe un ragionamento miope, assurdo, conpetito solo pensando al tanto peggio, tanto meglio.

Tuttavia, della realtà di una nuova sinistra antistorica e fuori dal tempo, che avanza e soppianta la sinistra ufficiale, occorre che se ne prenda atto e si cerchi di porre un rimedio. Se la deriva del centrodestra si può addebitare alla superficialità politica di Silvio Berlusconi e del suo apparato politico, agli sbandamenti e ai localismi leghisti, lo sbandamento della sinistra è un’involuzione progressiva che sfocia in un ribellismo senza fine, in un giustizialismo poulista che blocca tutto, in un antistoricismo che lascia di stucco. Persino nei momenti più acuti della “guerra fredda”, il Pci ufficialmente si opponeva a tutto, persino all’Autostrada del Sole. Ma, alla fine, grazie a una dialettica interna e alla grande opera di sindacalisti di prim’ordine riusciva a contribuire al progresso dell’Italia. Ora non è più cosi. Il nuovo sindacalismo è quello dei Landini che si barrica dietro alle parole vuote del “nuovo modello di sviluppo”, che non significano nulla se non hanno punti di riferimenti solidi. Si trincera dietro ai retropensieri di Travaglio, per cui ci sarebbe il sospetto che i lavori della Tav sono fatti anche per permettere alla N’drangheta di entrare nel grande affare. E’ un delirio senza fine che, se diventasse vincente o comunque rilevante in una consultazione elettorale, non solo condannerebbe l’Italia all’immobilismo, ma la farebbe retrocedere nella storia della civiltà e del progresso economico e tecnologico. Sperando che Bersani, dopo le “tranvate” che si è preso a “Servizio pubblico”, la smetta di fare, ogni tanto, qualche “sparata massimalista” e la smetta di civettare con l’estremismo infantile mediatico-ribellista, sarebbe meglio che i resti della sinistra italiana si mettessero “alla ricerca della sinistra perduta”.