Servizio Pubblico. Puntata 22 marzo 2012 (video) La puntata andata in onda ieri sera di Servizio Pubblico, trasmissione di approfondimento condotta da Michele Santoro, si è occupata dello scottante tema della questione morale in politica che, a dieci anni da Mani Pulite, è ancora molto attuale. La puntata si apre con la celebre canzone Povera Patria di Franco Battiato, dopo di che Santoro introduce il tema della corruzione politica, ed esordisce parlando dell’esborso che questa rappresenta per i cittadini. Si parla dello scandalo corruzione che sta travolgendo la Regione Lombardia e le vicende che vedono coinvolto il consigliere Davide Boni, e successivamente il conduttore presenta i suoi ospiti: ci sono diversi personaggi che sono stati coinvolti come parte attiva nelle inchieste di Mani Pulite degli anni Novanta, e personaggi che invece sono maggiormente coinvolti nelle inchieste di oggi. Ecco quindi Antonio Di Pietro, oggi leader del partito Idv, accompagnato dai magistrati del Pool di Mani Pulite che furono i promotori di quelle inchieste del 93 che misero a dura prova un’intera classe politica, ovvero Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo. Fra gli altri ospiti presenti in studio poi vi è anche l’europarlamentare Clemente Mastella. La puntata parte da un intervista a Davigo e della fine della speranza, dopo Mani Pulite, di vedere affermata una forma di giustizia capace di colpire anche i potenti. Gherardo Colombo parla della corruzione in Italia come di un fatto culturale ineliminabile, e dice che il problema culturale andrebbe risolto alla base, nell’educazione. Ecco poi un’intervista realizzata da Sandro Ruotolo a Francesco Maria De Vito Piscicelli, un imprenditore che recentemente ha deciso di collaborare con la Procura di Roma, a seguito del suo coinvolgimento nell’inchiesta dello scandalo di Anemone. Piscicelli dichiara di essere stato anche fisicamente minacciato per aver fatto questa scelta, e racconta la sua esperienza di costruttore nell’ambito della gara per l’Auditorium di Pesaro. Racconta di una gara di appalto che non riusciva a vincere, a causa del fatto che le gare erano truccate. Piscicelli dichiara apertamente che tutte le gare relative al 150esimo anniversario per l’Unità di Italia sono state tutte truccate, gli appalti sono stati tutti assegnati ben prima che i bandi di gara siano stati resi pubblici, e che le gare erano da considerarsi puramente formali.
Di Pietro non parla di sconfitta, dopo Mani Pulite: per lui Mani Pulite è stato un centro diagnostico di un cancro ampio che ha colpito il paese, e sottolinea che la sola interdizione dalle cariche pubbliche degli imprenditori corrotti e delle persone sotto inchiesta sarebbe una soluzione al paese e alla perdita di competitività del sistema. 
A questo punto Francesca Fagnani intervista Vittorio Sgarbi, che sostiene che la conseguenza più importante di Mani Pulite è stata la distruzione dei partiti come contenitori di idee. Sgarbi afferma la necessità di ritornare ai partiti che siano capaci di raccogliere persone per le loro idee, per le ideologie, per i programmi, laddove oggi si presentano come contenitori neutri, in cui destra e sinistra sono praticamente uguali e incapaci di esprimere differenze sostanziali.
Davigo parla delle novità nella corruzione di oggi; osserva che alcuni politici, pur essendo sotto inchiesta, continuano a mantenere le loro posizioni, come se gli accertamenti da parte della magistratura non dovessero implicare alcuna revisione delle cariche. Il problema poi è rappresentato dalla prescrizione, che viene spesso messa in atto anche dopo la condanna avvenuta in primo grado; e osserva come non ci siano dei meccanismi di controllo all’interno degli stessi partiti, ovvero meccanismi che impongano l’espulsione dagli incarichi, o la responsabilità nei confronti dei cittadini e della carica che viene ricoperta. Colombo afferma che la giustizia è cambiata, e che oggi i reati di abuso d’ufficio e di falso il bilancio, che all’epoca si potevano individuare, non sono più individuabili. 



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