«I funerali di Lucio Dalla sono uno degli esempi più forti di quello che significa essere gay in Italia: vai in chiesa, ti concedono i funerali e ti seppelliscono con il rito cattolico, basta che non dici di essere gay. il simbolo di quello che siamo, c’è il permissivismo purché ci si volti dall’altra parte. A dirlo è stata Lucia Annunziata durante la trasmissione In 1/2 ora, su Rai3. Mentre la città di Bologna saluta per lultima volta Lucio Dalla, lAnnunziata torna sulle polemiche scatenate dopo aver pronunciato una frase in particolare durante Servizio Pubblico, in difesa dellintervento di Adriano Celentano al Festival di Sanremo: «Avrei difeso l’intervento di Celentano anche se avesse detto che i gay devono andare al campo di sterminio, aveva detto la conduttrice che, pur non ritenendo di doversi scusare per una «espressione chiaramente paradossale, ha deciso comunque di invitare diversi rappresentanti della comunità gay per parlare del tema del coming out, visto anche lo svolgersi dei funerali del cantautore bolognese. Riguardo le scelte di Lucio Dalla, la Annunziata ha dato la parola, in diretta da Bologna, a Simonetta Moro, agente di polizia municipale e presidente di Polis Aperta, unassociazione che tutela gay e lesbiche appartenenti alle forze di polizia. La Moro ha spiegato che «mi interessa più che siano le persone normali a dichiararsi. Quando un personaggio è un artista ed è al di sopra delle righe, appare normale che sia gay. Altra cosa è la vita comune. Si danno rappresentazioni sempre caricaturali dei gay, come hanno fatto I soliti idioti a Sanremo. Ha commentato le parole di Lucia Annunziata anche Franco Grillini, presidente di Gaynet, che attraverso una nota afferma che la conduttrice «ha ragione quando denuncia l’ipocrisia della Chiesa cattolica dicendo che se dalla fosse stato gay dichiarato non gli avrebbero fatto i funerali in chiesa. Grillini poi ricorda che «anche per il funerale di Versace in duomo a Milano ci furono polemiche molto forti, stemperate dalla presenza di lady Diana e di Elton John. Ciò che conferma l’ipocrisia è il divieto imposto dalla Cei alla riproduzione della musica di Lucio Dalla durante la cerimonia, forse perché alcune canzoni sono un esplicito riferimento alla questione gay, mentre altre parlano della libertà d’amare.



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