Maurizio Crozza ha pato la puntata di Ballarò con un’esilarante copertina satirica di cui proponiamo il video alla pagina seguente.  «E’ un momento di panico. Un comico genovese sta seminando il panico tra i partiti. Ma non è Scajola che fa il comico a sua insaputa. Da un comico genovese ad un altro. Nella consueta copertina satirica di Ballarò (Raitre, ore 21:05), Maurizio Crozza sceglie il tema dell’anti-politica e comincia dal successo crescente di Beppe Grillo e del suo Movimento 5 Stelle, che i sondaggi recenti accreditano al 7%. «Per dare corrente ai microfoni afferma usa i criceti che corrono su una ruota, riferendosi a uno dei temi chiave del suo movimento, vale a dire la Green Economy e l’investimento sulle energie rinnovabili. Non manca un riferimento alle parole con cui D’Alema ha descritto Grillo durante un appuntamento elettorale a Palermo, «un mix, un impasto tra il primo Bossi e il Gabibbo. Mai tenero con l’ex Presidente del Consiglio, Crozza sceglie però di rivolgere la sua invettiva a uno dei personaggi citati: «Perché si domanda il comico – paragonare Grillo a un pupazzo che fa dei versi e poi paragonarlo anche al Gabibbo?. Dato il successo del personaggio Forrest Bossi a Italialand, D’Alema ha involontariamente fornito un assist al bacio per la battuta di Crozza. Immancabile inoltre un riferimento a chi l’anti-politica la critica, vale a dire la classe politica stessa: «Come se una vipera se la prendesse col siero antivipera. Dall’antipolitica, Crozza scivola verso un paragone tra l’Italia e la Svizzera, riferendosi al tunnel costruito nel Gottardo e lungo 57 chilometri. Alludendo alle tempistiche nella progettazione delle infrastrutture e alle enormi spese che spesso si presentano in rapporto ad altri paesi, Crozza gioca con il titolo di un celebre libro, Ogni cosa è illuminata, dello scrittore statunitense Jonathan Safran Foer, pubblicato nel 2002. Con la differenza che qui, in Italia, ammette il comico, Ogni cosa è incriminata. Ritornando quindi al finanziamento pubblico ai partiti Crozza dice sì di essere favorevole, «ma ai partiti svizzeri, appunto. Terminata la prima parte della sua invettiva, Maurizio Crozza si rivolge come di consueto ad alcuni degli ospiti in studio. Per la puntata di questa sera a fare i conti con la satira del comico genovese c’è Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte e già rimproverato in altre occasioni dallo stesso Crozza perché «non mostra mai i denti. Trattandosi di uno dei membri autorevoli della Lega Nord, il ritorno agli scandali recenti che hanno coinvolto il Carroccio è quasi naturale: a proposito dei diamanti, cita la famosa Via del Campo nella sua parte conclusiva («Dai diamanti non nasce niente / Dal letame nascono i fior) ma osserva che «qui c’è puzza, sembra quasi abbia cagato una mandria. Crozza torna quindi di nuovo a Bossi e al «complotto di cui l’ormai ex leader leghista ha parlato in merito alla vicenda che l’ha visto coinvolto: «Vorrei averlo anch’io un complotto. Cosa fa con quelle piastrelle? – domanda Crozza a un ipotetico operaio che ristruttura casa sua – E’ un complotto, stia zitto. E se vuoi comprare un trilocale ma non hai i soldi per il mutuo «ma quale mutuo ironizza Crozza – ma fatti un complotto. Un complotto arancio riferendosi al conto di una banca olandese divenuto celebre in seguito alla sua pubblicizzazione. In chiusura, Maurizio Crozza sceglie di consacrare come sua nuova vittima un personaggio chiave del dibattito politico contemporaneo, Roberto Formigoni, proponendone per la prima volta l’imitazione. Con l’aiuto della fida spalla Andrea Zalone, già suo compagno di lavoro a Crozza Italia e Italialand, Crozza mette a nudo alcuni dei tratti tipici del governatore lombardo: anzitutto verbali, dalla erre moscia alla voce roca; poi il suo consueto modo di gesticolare in pubblico ; infine linguistici, con l’utilizzo di parole spesso arcaiche (come «regalia) o comunque poco consuete «(assolutissimamente) e alcune delle sue frasi più frequenti, come «La Regione Lombardia è un’eccellenza oppure non ho l’agenda con me. Dato il personaggio, non mancano alcuni riferimenti al mondo cattolico: a proposito del viaggio sulla barca di Daccò, Formigoni/Crozza nota che «Lo yacht di Daccò era l’ottava stazione della via Crucis. A proposito dell’arresto di alcuni uomini vicini, riconosce che «anche Gesù ha sbagliato i suoi collaboratori. Ma quando Zalone replica che sono più di due o tre, Formigoni/Crozza non può che affermare, ancora una volta, che «non ho l’agenda con me, devo verificare.



 

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