La fantasia e limmaginazione spesso al cinema hanno le sembianze del cartone animato, del disegno o del lavoro computerizzato capaci di andare oltre i confini della logica e della fisica. Ma dopo il successo di Persepolis, Marjane Satrapi – assieme al compagno Vincent Paronnaud – ha pensato di ribaltare questo assioma: e dopo un cartoon serio, profondo e rigoroso quanto un dramma, realizza un film con attori in carne e ossa sognante e raffinato come un disegno, come le bandes dessinées che lhanno fatta conoscere al pubblico.

Pollo alle prugne racconta la storia di Nasser Ali, musicista straordinario grazie allalchimia col suo violino, che cade in depressione quando in un litigio la moglie lo distrugge. Negli 8 giorni che si dà per morire, luomo ripercorrerà la propria vita, il rapporto con la moglie Faringuisse, la ricerca di un nuovo violino. Soprattutto il ricordo del primo, rimpianto amore.

Scritto dai due registi sulla base del romanzo disegnato omonimo (edito in Italia da Sperling & Kupfer), il film sembra lo specchio complementare del precedente film dellautrice, che lascia sullo sfondo la politica, le istanze sociali e civili per abbracciarne quelle umane, sentimentali e psicologiche attraverso una struttura drammatica che passa del melodramma alla fiaba per tornare, ovviamente, al disegno.

Questo caleidoscopio di influenze e suggestioni – presentato in concorso alla mostra di Venezia del 2011 – si coagula attorno a un topos classico della narrativa mediterranea e mediorientale, quello del racconto di una vita, della ricapitolazione della storia di un singolo individuo come un romanzo, o meglio una favola, una delle mille e una notte: e nei mille e un giorni, e molti di più, di Nasser Ali, Satrapi e Paronnaud rincorrono i piaceri della vita – dalla musica allamore per le donne fino al piatto delizioso che dà il titolo al film – e rincorrono i molti rivoli della narrazione, giocando tra passato e futuro, tra fiaba e memoria, tra commedia e melodramma, approdando a un bellissimo finale melodrammatico che la musica di Olivier Bernet accompagna in modo seducente.

Il duo di autori punta chiaramente al formato d’esportazione: tutto girato in lingua francese, nonostante le ambientazioni iraniane, grande cura formale e un cast di attori internazionali come Maria de Madeiros, Chiara Mastroianni e Mathieu Amalric, il quale si trasforma in continuazione, mostrando corpo e mimica da cartone animato insospettabili. Ma Pollo alle prugne ha un cuore molto più spesso e profondo di quanto non sembri a prima vista e che diventa vibrante proprio attraverso il gioco di magie visive che fa diventare la pellicola una sorta di foglio su cui realizzare idee grafiche e invenzioni a tratti spericolate.

E se si può rimanere spiazzati, in fondo delusi dall’apparente cambio di rotta di Satrapi, tanto tematico quanto formale, basterebbe notare il modo in cui la regista piega il tempo e le sue forme – tra cui il racconto è forse la più nobile – per continuare a incantare lo spettatore. Magari stavolta parlando al cuore, anziché alla sua mente.