Una grande famiglia, la fiction diretta da Riccardo Milani, sta registrando un’escalation di ascolti e stasera sarà in onda su Rai Uno con la terza puntata. Ernesto (Gianni Cavina) ed Eleonora (Stefania Sandrelli) hanno cinque figli e tra loro c’è Raoul, interpretato dall’attore Giorgio Marchesi, che in questa intervista a ilsussidiario.net racconta, con grande sincerità, che non è stato semplice entrare nella personalità di un personaggio così avvincente e complesso, come il secondogenito della famiglia Rengoni. Oltre a regalarci interessanti anticipazioni sull’evoluzione del personaggio di Raoul, Giorgio Marchesi spiega le ragioni per cui la fiction sta riscuotendo un successo così vasto tra il pubblico di Rai Uno. E nel parlarci della sua versatile carriera professionale che spazia dal teatro, al cinema, alla televisione, l’attore ci anticipa il suo futuro sul set di Un medico in famiglia 8.



In Una grande famiglia lei interpreta Raoul Rengoni, il secondogenito di Eleonora ed Ernesto, un uomo dalla personalità complessa…

Raoul è un personaggio non semplice da scoprire e per renderlo al meglio mi è stato di grande aiuto il regista Riccardo Milani, perché non ho immediatamente messo a fuoco il carattere di Raoul: presenta caratteristiche caratteriali differenti, che convivono trasportandolo verso direzioni che posso sembrare opposte. Nella prima puntata il pubblico l’ha conosciuto come un ragazzo sereno, felice della sua vita con la compagna Martina, con il loro bambino in affido e con una professione che ama, lo soddisfa e che racchiude le sue grandi passioni: la psicologia e i cavalli. Quando scompare suo fratello Edoardo qualcosa però cambia.



In che modo?

Non solo si crea un enorme vuoto nella famiglia Rengoni, ma si scatena uno spostamento degli equilibri tra i personaggi. Raoul, nel tentativo di aiutare Chiara, sua cognata (la moglie di Edoardo), in un evidente momento di difficoltà e in conflittuali rapporti con il resto della famiglia, capirà che i suoi sentimenti per questa donna non sono del tutto dimenticati.

Cosa accadrà nelle prossime puntate a Raoul Rengoni?

Raoul riscoprirà il sentimento che lo lega a Chiara fin dal passato: i due erano fidanzati prima che lei sposasse Edoardo e l’amicizia che ora li lega non resterà tale… Raoul dovrà affrontare questo enorme momento di crisi perché i sentimenti che prova per Chiara lo metteranno a dura prova: sarà molto combattuto, alternerà stati d’animo diversissimi, emergerà la sua passionalità e la sua inquietudine.



Il pubblico televisivo l’ha apprezzata per il ruolo di Marco nella fiction Un medico in famiglia 7:  la famiglia Martini, nucleo allargato, è profondamente diversa dalla famiglia Rengoni, modello più “tradizionale”. Come si è trovato in queste due famiglie televisive?

Nella famiglia Martini entro da esterno, come ragazzo che si innamora di Maria, nel caso di Una grande famiglia faccio parte del nucleo originario dei Rengoni, sono uno dei cinque figli. Essendo io, Giorgio, un ragazzo originario nel Nord, conosco molto bene l’imprinting della famiglia Rengoni. Devo riconoscere che la fiction, in particolare la caratterizzazione della famiglia Rengoni, è scritta benissimo, risulta davvero autentica agli occhi del pubblico.

Ce ne parli meglio.

È un nucleo economicamente benestante della borghesia medio alta, in cui Eleonora ed Ernesto hanno lasciato grande libertà ai loro cinque figli, trasmettendo la cultura del lavoro. C’è chi, come Edoardo, ha seguito le orme paterne e chi come Raoul, Laura, Nicoletta ha intrapreso differenti percorsi professionali. Troviamo dinamiche familiari che si riscontrano anche nella realtà e ho riconosciuto similitudini con fatti che sono accaduti nella mia vita reale, per cui non è stato difficile creare un rapporto con i miei fratelli sul set.

Nelle due fiction c’è stato quindi anche un lavoro diverso con gli altri attori del cast?

In Una grande famiglia ho lavorato con i miei colleghi, Sonia Bergamasco, Sara Felberbaum, Primo Reggiani, per creare un nostro passato in comune, per dare vita a un rapporto tra noi e con i nostri genitori e in questo percorso ancora una volta sono state fondamentali regia e sceneggiatura; in Un medico in famiglia 7 questo percorso non è stato invece necessario.

Una grande famiglia ha avuto un’escalation in termini di ascolti: dopo i circa cinque milioni della puntata di esordio, il secondo episodio ha superato i sette milioni. Secondo lei, quali sono le ragioni di questo successo?

Credo da una serie di fattori: la scrittura così scrupolosa, la regia importante di Riccardo Milani e penso che il gradimento sia dovuto anche alla trama incalzante grazie al “giallo” della scomparsa di Edoardo. Ora la storia virerà sui toni della commedia e inizieranno nuovi avvincenti intrecci in cui lo spettatore potrà sentirsi coinvolto, emozionarsi. La fiction ha spunti forti di attualità, rappresentando il difficile momento di crisi economica che l’Italia sta attraversando e con cui molte famiglie sono costrette a confrontarsi; è un prodotto televisivo che racconta la crisi in modo decisamente intelligente e questa penso possa essere la carta vincente.

Attualmente staa lavorando in teatro in un’opera diretta da Marco Tullio Giordana. Ce ne può parlare?

Sto recitando nel ruolo di Ivan Turgeniev, scrittore russo, in La sponda dell’utopia, trilogia di Tom Stoppard, con la direzione di Marco Tullio Giordana. È un importante evento teatrale perché da molto tempo non si produceva un lavoro così corposo: tre spettacoli con trenta attori rappresentano un impegno notevole, sia dal punto di vista artistico, sia sotto l’aspetto economico, ma la scelta è stata quella di rischiare con un eventi di assoluta qualità. Noi attori ci siamo sentiti parte di una grande compagnia e abbiamo accettato tutti le stesse condizioni. L’opera parla di utopisti rivoluzionari del 1848: un messaggio interessante in questo momento storico in cui siamo governati da tecnici, dove sembra che grandi sogni e utopie non esistano più.

Quali saranno i suoi prossimi impegni professionali?

A maggio  inizieranno le riprese di Un medico in famiglia 8, per cui dovrei tornare a interpretare il ruolo di Marco.

 

(Camilla Schiantarelli)