Tanti bambini amano scrivere, prima del 25 dicembre, la letterina a Babbo Natale con la lista dei regali che vorrebbero ricevere. Prima del 25 aprile, invece, a prendere carta, penna e calamaio sono anche tanti politici di sinistra, che provvedono a spedire quantità non indifferenti di missive, con le loro richieste da esaudire, indirizzate non a Korvatunturi (ridente paesino vicino a Rovaniemi, in Lapponia, dove si trova la residenza di Joulupukki, cioè Babbo Natale in lingua finlandese), bensì a Reggiolo, in provincia di Reggio Emilia, dove si trova la residenza di Gino Natta-Lenìn.
Chi è costui? il famoso Partigiano Reggiano, che i tipi sinistri (come li definisce Giampaolo Pansa nel suo ultimo libro appena pubblicato) amano chiamare Babbo Natta-Lenìn, perché è stato il padre della Resistenza elettrica, avendo fatto prima il partigiano illuminista (nel senso che aggiustava le lampadine nei rifugi dei partigiani sui monti reggiani), poi è stato il fondatore del PdCI (Partitore di Corrente Induttiva), un circuito elettrico molto utile a illuminare a giorno i palchi delle Feste dellUnità.
Ogni anno a Babbo Natta-Lenìn arrivano così tante lettere che i postini di Reggiolo sono affetti da quella che la scienza ortopedica ha subito battezzato la sindrome del polpaccio di Bitossi.
Sono missive così intime e segrete che neppure Il Fatto Quotidiano è mai riuscito a pubblicarle. Ma noi questanno siamo riusciti a intercettare le tre missive inviate dai leader di sinistra del cosiddetto patto di Vasto. Come ci siamo riusciti? Grazie alla collaborazione del Partigiano Padano, che abbiamo corrotto pagandolo con un bel po di grana.
«Caro Babbo Natta-Lenìn, vorrei chiederti qualche regalo di sinistra, così, per rinfrescarmi le idee. Io di questi tempi, che non ho più tempo per smacchiare i leopardi, non mi raccapezzo proprio più, mi sento superato a sinistra anche dalle biciclette quando guido. Ho provato a mangiare la pasta e fagioli tenendo il cucchiaio con la mano sinistra, ma ho imbrattato la tovaglia di casa, su cui campeggiava, tanto per tenere alto il morale, un gigantesco sol dellavvenire. A calcio ho tentato, io che gioco sempre in mediana, da bravo riformista, di portarmi sullala sinistra. I risultati sono stati pessimi: preso addirittura a calci nei denti come se fossimo alle primarie contro un Vendola qualsiasi… Ho provato successivamente – perché, credimi, non sono uno che si perde danimo – ad assumere due guardie del corpo tanto grosse quanto brutte, ma tutti a dirmi: Ma dove li hai scovati, sti due brutti ceffi?. E io che speravo che qualcuno, almeno per farmi piacere, accennasse a quanto fossero sinistri.
Sono arrivato più volte a pensare di provocare degli incidenti stradali. Per carità, io non vorrei proprio far del male a nessuno, ma così, tanto per rimediare almeno un… sinistro. Macché! Non ce l’ho fatta: io che forse non riuscirei a stirare con la macchina nemmeno Berlusconi! Che poi, son già sicuro, non direbbe “la colpa è di Bersani e del suo manipolo di sinistra!”, no. Per farmi rimanere male, griderebbe che a farlo è stato Crozza travestito da Bersani!
Così ho deciso, caro Babbo Natta-Lenìn, di compilare una lista di regali tutti per me, sperando di trovarli sotto la Quercia della Liberazione (il corrispettivo dell’Albero di Natale),
il 25 mattina. Portami perciò la filmografia completa, in Dvd, di Nanni Moretti, l’album “Rosso Relativo” di Tiziano Ferro, qualcosa di Gaber (scegli tu, mi fido), un eskimo (così, per rinverdire i bei tempi), l’abbonamento biennale a “Micromega” e un paio di boxer rossi con la scritta “Le balle stanno in mezzo, ma il cuore è a sinistra!”. Ti ringrazio anticipatamente per i doni, spero di essere accontentato. Tuo Bersani Pierluigi.
P.S Mi raccomando: non sbagliare indirizzo, portando questi regali a Maurizio Crozza!».
«Caro Babbo Natta-Lenìn, so che per il venticincue aprile non poterrai esaudire i miei desiderati, perché già doverai acotentare Bersani e le sue richieste di regali, ma io vorresti che tu sappi che almeno per lo sveglione di Gatto Silvestro o nella calzammalia della Befana 2013 mi porterai ciò che desideretti di più: rimanda alla Boconi il nostro Presitente del Consilio, Monti, e manda alla malora tutto il suo governo di tennici. Insomma, nella Festa della Liberazzione, giacchè abbisogna libberare, libberaci di essi! Anzi, facesti in modo che anche il Capo dello Stato si muovi e scrivi una letera di congiedo così accalorata che lo facci sudare freddo e che finalmente ce l’ho toglie dai piedi e dalle scarpe. Il tempo stringe come l’elastico delle mutande strette: se propprio dobbiamo prendere delle misure, misuriamole assubbito; se dobbiamo pagare nuove tasse, paghiamole assubbito; se dobbiamo andare in bancarotta, bancarottiamo assubbito, se dobbiamo dircele tutte, dirciamocele ‘mo. L’importanti è non stare fermi assistento a questa non solo macelleria, ma anke peskeria, drogheria e pasticceria sociale.
Io, nel frattanto, ho già presentato un esposito alla macistratura per verificare se ci sarebbero dei comportamenti dolosi e dolorosi messi in atto dal nostro Presitente del Consilio, che nell’ultimo decreto (se posso permettergli, senza ammancare di rispetto, un vero decretino!) ha decretato quelle misure di austerazione che minacciano di rendere il nostro vaniglorioso Stivaletto una misera ciabatta, il nostro amato Paese più povero e più indigentemente miserissimo. Con i miliori auguri di buona Festa della Libberazione e con una vigorosa stretta di manette, il tuo sempre democratico e antifascista Di Pietro Antonio.
P.S. Ti chiedetti un piaciere personale di controllo. Poikè non riesco a controllare se “zio” si scrive con due o tre zeta, appotresti regalarmi un zanichello, un abbicedario, chi anch’io non faccio ‘na brutta figura col fratello del babbo mio? Grazzzie!».
«Caro Babbo Natta-Lenìn! Care compagne e cari compagni di Reggiolo! Nel giorno del 25 aprile è giusto ricordare che il nostro programma di opposizione e di resistenza deve essere soprattutto onirico: i sogni di oggi sono dentro un circuito di epifania dell’ombelico. Monti, lo dico con dolore, è una dissipazione di umanità, mentre noi vogliamo conservare una modalità di amare questo Paese che è molto infantile. Appercioccui il nostro programma, per arrivare a governare gli arcobaleni dei cuori di tutti i cittadini, non può che essere uno solo: un pannolino pulito, un pannicello caldo e un pannello solare per ogni famiglia. Solo con queste misure all’insegna della sobrietà, che garantiscono comunque i diritti essenziali dell’igiene, del calore familiare e dell’energia sostenibile, potremo spezzare le barriere sociali, culturali e architettoniche, che si sono intrecciate e hanno reso l’Italia un Paese con troppe periferie non comunicanti e discariche sociali a cielo aperto; solo con un girotondo a tutto tondo potremo affrontare e superare la crisi, senza arrenderci al cannibalismo sociale, secondo quella terribile formula dell’”homo homini lupus”, che ha sempre spaventato mia nonna e sua nipote Cappuccetto Rosso, leader della locale sezione “Governare si può, non è un lupus in fabula” di Gallipoli. Brecht una volta disse: “Cosa ne è del buco una volta finito il formaggio?” e questa è una delle cose della vita e di Brecht che non ho mai capito. Un’altra volta, però, dopo essere scivolato su una buccia di banana, disse: “Ahi, che dolore!”. Lasciate passare alcune ore dall’incidente, tornò a pronunciarsi con infinita saggezza: “Beh, forse è ora di rialzarsi”.
Ebbene, noi dobbiamo fare nostre queste parole, che hanno tutto il fascino evocatorio da cui è nato il movimento Sinistra, Ecologia e Libertà (SEL). Compagne e compagni da Korvatunturi a Reggiolo e fino a Città del Capo, che sento molto mia non tanto perché sono Capo, ma quanto perché tutto il mondo è la mia città, aiutatemi a fare la rivoluzione, evitando di far vincere coloro che vorrebbero scrivere la storia senza SEL e senza MAL (quello dei Primitives). Con rinnovata stima nel tuo vestito rosso come quello di Babbo Natale, un rivoluzionario saluto da Vendola Nichi».