Report, riassunto della puntata del 29 aprile 2012 (video) – Il titolo della puntata di Report andata in onda ieri sera è Dolce è la vita. Linchiesta oggetto della trasmissione riguarda infatti le falle presenti nel sistema di controllo che dovrebbe tutelare la nostra salute. La tematica viene sviluppata a partire dallaspartame, il dolcificante artificiale più utilizzato nelle industrie alimentari che, da alcune ricerche effettuate, risulta però essere dannoso per la salute delluomo. Il servizio di Sabrina Giannini, al centro della puntata di questa sera, mostra il processo che ha portato a commercializzare laspartame in Italia. La documentazione che ha reso possibile luso del dolcificante nel nostro Paese risulta sparita. Il documento in questione fu redatto da alcuni esperti che certificarono la sicurezza dellaspartame, nonostante lesito controverso di alcuni esperimenti. Le ricerche, su cui le unità sanitarie di tutto il mondo hanno basato i propri giudizi, sono state condotte dalla stessa azienda che ha inventato questo particolare prodotto. Nel 1965, la Searle, unazienda farmaceutica dellIllinois, scoprì che il farmaco che stava sperimentando contro lulcera risultava avere un potere dolcificante 200 volte superiore a quello dello zucchero. Furono così condotte delle ricerche sulla sicurezza dellaspartame che, però, evidenziarono alcuni problemi sanitari. Risultò infatti che quella sostanza provocava, come effetti collaterali, piccoli buchi nei cervelli dei topi e crisi epilettiche in alcune scimmie. Le conclusioni sullo studio, condotto da due ricercatori dipendenti della stessa Searle, minimizzarono però questi risultati, spostando lattenzione sulle cavie che non avevano problemi dopo lassunzione della sostanza. La questione non convinse gli esperti che inviarono alcuni investigatori dellFDA nei laboratori dellazienda. Dopo due anni di indagin,i vennero evidenziate numerose irregolarità. Nonostante questo, il prodotto entrò in commercio grazie ad alcuni conflitti di interesse che favorirono la Searle. Almeno 10 funzionari che valutarono la sicurezza dellaspartame risultarono avere contatti con lazienda. Nel corso degli anni, solo l1% dei consumatori ha segnalato effetti collaterali da consumo di aspartame. Nel 2005 lIstituto Ramazzini di Bologna ha pubblicato uno studio in cui si evidenziavano le proprietà cancerogene, anche a basse dosi, dellaspartame. La dose consigliata, stabilita dai ricercatori a livello internazionale, è di 40 mg per kg. Il regolamento Europeo non richiede però alle industrie alimentari di indicare nelle etichette le quantità di aspartame presenti nel prodotto. 



Eppure l’Istituto Ramazzini ha evidenziato che il pericolo di cancro può essere raggiunto persino con dosi pari a 20 mg per kg. Il limite è stato indicato dal Comitato sugli Additivi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che, per esprimere il proprio parere, ha fatto riferimento agli studi condotti dalla stessa Searle. Le tre ricerche portate avanti dall’Istituto Ramazzini sono state invece rigettate a livello mondiale. Le autorità, compreso il nostro Ministero della Salute, non le hanno ritenute sufficienti per riaprire il dossier. In ambito Europeo, solo tre Parlamentari hanno deciso di organizzare un dibattito sull’aspartame durante un’Assemblea della Commissione. Da quel dibattito, si è ottenuto che entro settembre di quest’anno dovrà essere riemesso un giudizio sulla sicurezza di questa particolare tipologia di dolcificante. Un dolcificante a cui il marketing pubblicitario associa da tempo delle proprietà dimagranti che in realtà non ha. Non esistono infatti studi che accertino una diminuzione dell’obesità attraverso l’utilizzo di edulcoranti. Risulta invece che coloro i quali fanno uso di bevande dietetiche hanno un uguale rischio di sviluppare malattie metaboliche di chi non ne assume. Gli allevatori, ad esempio, danno l’aspartame ai maiali per farli aumentare di peso. Questo particolare prodotto favorisce, infatti, l’assorbimento delle sostanze alimentari. A settembre, l’agenzia Europea dovrà decidere sulla sicurezza dell’aspartame e, con esso, dell’intero sistema che ha fatto in modo che ingerissimo, da ignari, questi dolcificanti per 30 anni. Si cambia argomento: si parla di politica, dei tesorieri dei partiti, nello specifico si fa riferimento a un’intervista fatta nel 2006 a Stefano Stefani, ex responsabile editoriale della Lega Nord. La “Editrice Sera”, a cui fa capo “Il Giornale d’Italia”, fornisce alla Lega 200 milioni di euro sotto forma di bonifici bancari. Quei soldi provengono dalle casse dello Stato perché fanno parte dei contributi pubblici ricevuti dal giornale. Intervistato, Stefano Stefani si dice ignaro dei fatti. Dalle accuse di utilizzo indebito di fondi pubblici, Stefani rimase ingiudicato. Oggi, è a capo del sistema che gestisce gli indennizzi statali ricevuti dal partito. Dopo la pubblicità, viene dato spazio alla seconda inchiesta della serata, dal titolo “I Consorziati”. Siamo a Roma, la città capitale che, grazie a un accordo con lo Stato, deve produrre all’anno 200 milioni di euro a fronte dei 400 fornitigli dal governo. Questi soldi, che oggi Alemanno cerca di tirar fuori dalle tasse, potrebbero essere recuperati attraverso i condoni. Roma, infatti, è una città in cui esiste un numero impressionante di case abusive. Esistono dei Consorzi formati dagli ex abusivi che costruiscono opere urbane. In tutta Roma i consorzi di questo genere sono circa 130. Quello che preoccupa è il fatto che l’ufficio condono del comune ha emanato una legislazione per cui gli abusivi che si sono uniti in consorzi, hanno diritto a uno sconto sugli interessi da pagare allo Stato. Ossidal, ad esempio, doveva al comune di Roma 2,7 milioni di euro, entrando in un consorzio, ha visto il proprio debito dimezzato. Il mancato incasso dei condoni ammonta a 150 milioni di euro. Il Comune, allo stato attuale, sta ancora valutando la possibilità di recuperare questi soldi. I consorzi però sono tanti e parte dell’elettorato di Alemanno, viene proprio da quel bacino di utenza. Lo smaltimento delle pratiche di condono, inoltre, è un’operazione costosa perché, essendo subappaltata ad altre società, comporta degli oneri di gran lunga superiori agli incassi.



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