Pomeriggio 5, riassunto seconda parte della puntata. 11 maggio 2012 – Nella seconda parte di questa puntata di Pomeriggio 5, continuando a trattare temi di cronaca, si parla di falsi invalidi che percepiscono laute pensioni o sussidi. Inoltre il blog, presentato da Marco Ceriani, potrà interagire con gli ospiti in studio dando la sua opinione. Come avviene ogni venerdì, nella parte finale della trasmissione, Ada Alberti leggerà l’oroscopo della settimana segno per segno. Facendo da preludio al dibattito, il primo servizio mostra proprio una serie di casi di finti invalidi colti sul fatto documentati dalla Guardia di Finanza: i più eclatanti mostrano pensionati che prima si dichiarano ciechi, e poi vengono filmati mentre vanno in bici, guidano SUV e altre operazioni “straordinare”, come giocare ad esempio tutto il giorno ai videopoker. Ma come documenta il servizio, la “furbizia” non tocca solo il tema della cecità: persone che dicevano di non potersi muovere per gravi problemi alla colonna vertebrale sono visti in motorino, o persone con dichiarati problemi ai polmoni addirittura fumano copiosamente. In studio c’è poi Antonio Balbo, che sta lottando per la questione opposta: farsi togliere un’invalidità che lui dice di non avere, e che gli è stata erroneamente diagnosticata. Assieme a lui è seduto Antonio Corbo, giornalista della “Repubblica”. In collegamento da Napoli, invece, c’è Fabio Chiosi, funzionario che ha fatto arrestare 200 “furbetti” scoprendo irregolarità in varie pratiche. Si parte, dopo aver presentato gli ospiti, da una giornalista inviata nel quartiere S.Lucia di Napoli, che ha scoperto molte “curiosità”: la dimensione del fenomeno nella città è imponente, come spiega Federico Scarabello, ufficiale dei Carabinieri in servizio proprio nella capitale “partenopea”, e fautore della scoperta della maggior parte dei casi. Cercando di mantenere l’anonimato, un uomo parla, in un’intervista, di un funzionario INPS di sua conoscenza che, patteggiando una percentuale sui sussidi, faceva percepire l’invalidità a numerosissime persone. E non solo: pare infatti che vi fosse anche un’avvocato di Brindisi specializzato nelle cause per “falsi invalidi”. Chiosi, a specificare le dimensioni raggiunte da questa prassi, parla di un vero e proprio ufficio parallelo: “Tutto era falsificato, ad esclusione della carta finale, quella cioè dell’invalidità. Spesso ci sono stati rimborsi per 50 o 60 mila euro a persona”. Il signor Vincenzo Martinucci, malato di diabete mellito, parla in un’intervista dell’impossibilità di percepire l’invalidità proprio per via dell’eccessivo numero di “approfittatori” che ha reso ottenerla molto più difficile: “Sono 18 mesi che aspetto la sentenza definitiva che attesta che io, con queste truffe, non c’entro nulla. Ma per ora mi arrangio, perché non posso lavorare per via delle 4 insuline al giorno”. Corbo racconta le ingenti spese che lo stato ha dovuto sostenere per via di questo fenomeno, definito da lui “senza età”: “Addirittura una famiglia di Capodimonte ha registrato 3 bambini falsi invalidi. E’ molto facile giocare con queste cose, inventando cardiopatie o problemi cerebrali. Salvo poi rifiutare gli insegnanti di sostegno. Per non parlare di un signore anziano che percepiva tre pensioni, una delle quali per demenza. Ma nascosti, aveva otto milioni di euro”. Continuando le interviste a Napoli, è opinione diffusa che, anche chi ha percepito la pensione per sbaglio, non abbia compiuto alcun reato. Parlano proprio due signore che hanno goduto tale privilegio, che per niente imbarazzate continuano a sostenere a gran voce: “Se potessi lo rifarei”. E ad una Barbara basita, dopo aver visto il servizio, vengono mostrate statistiche che vedono in pole position il sud Italia.
Sia Chiosi che Corbo specificano però che al Nord tale fenomeno è diffusissimo. Corbo riferisce a Barbara che è proprio grazie ai Carabinieri di Napoli che il fenomeno è venuto a galla: “E’ un motivo di vanto”. Poi, Balbo racconta la sua testimonianza: “Ho scoperto di non essere inabile al 100 per cento, e mi sentivo un ladro. Ho iniziato una battaglia vera e propria, con tanto di avvocato. E credetemi, la cosa mi ha condizionato e non poco: ho vissuto alcuni anni della mia vita a credere che sarei morto. Questo perché ASL e INPS hanno notato da tre domande, fattemi nel 1994, che io fossi malato di “demenza”. Ed io ero un ottimo manager di azienda, vi lascio immaginare come ciò abbia condizionato il mio lavoro”. Il blog si scaglia contro tutta la categoria: “Smettiamola di chiamarli furbetti. Sono ladri e truffatori”. Poi, Barbara dà il via ad un altro servizio, stavolta girato al Nord: la gente che nell’alta Italia ci è nata è convinta che il fenomeno sia diffuso soprattutto al sud. Ma tra i pendolari, o tra coloro che le origini le hanno nella parte bassa della penisola, questa discriminazione lascia il tempo che trova: gli evasori non hanno regione né appartenenza. Al ritorno in studio, Corbo parla di numeri: “Ci vorranno almeno tre anni per arginare il fenomeno, ma devo dire che Finanza e Carabinieri si sono attivati per davvero”. Chiosi è d’accordo con coloro che non fanno distinzioni tra Nord e Sud: “Se proprio dobbiamo fare differenze, parliamo dei miglioramenti. Oggi nella parte bassa dell’Italia è ancora più difficile che nel resto della penisola riuscire a falsificare certificati della ASL o dell’INPS”.