Servizio Pubblico, leditoriale di Michele Santoro. 10 maggio 2012 Il teatro 3 di Cinecittà vibra della musica di Jannacci e, sulle note di “Vengo anch’io no tu no”, il giornalista Michele Santoro fa il suo ingresso per il consueto editoriale di questa puntata di Servizio Pubblico. Il conduttore pone subito la domanda ironica: “Che dite, ho un Grillo per la testa?”. Lui, Santoro l’esiliato, nella televisione ci crede ancora, la televisione serve ancora, nonostante gli ultimi risvolti che hanno ancora una volta tagliato fuori lui e Freccero dalla possibilità di entrare nella direzione Rai. “Vengo anch’io, vengo anch’io” -avevano urlato Santoro e Carlo Freccero- “alla direzione della Rai”. La richiesta inviata a Monti non ha ricevuto neanche risposta. Neanche un “No tu no” come vorrebbe la canzone, dice Santoro. Ma Monti non ha neanche indicato un percorso di trasparenza per individuare queste nomine. Durante la trasmissione verrà chiesto agli spettatori di “Servizio Pubblico” di Facebook e Twitter di creare uno spot per lanciare un bando pubblico per la dirigenza Rai. Monti ha rimandato il tutto ad una commissione parlamentare, come a dire ai politici di farsi avanti con le proposte. “Caro Monti tiri fuori un po’ di grinta”, Santoro rimprovera a Monti di essere ancora legato a Berlusconi, come se avesse ancora potere. Ma dopo l’esito delle elezioni Berlusconi può avere ancora questo potere? Santoro fa appello all’impulso diverso che dovrebbe avere culturalmente l’Italia, le decisioni vengono prese in segreto, spuntano i curricula e ci si ritrova con personaggi impensati a capo della direzione Rai. Santoro racconta un fatto riportato spesso da De Benedetti: un giorno De Benedetti, per lavoro negli Stati Uniti, viene condotto da un suo collaboratore in una rimessa, un garage dove ci sono due ragazzi, con barba e capelli lunghi, che non emanano neanche un odore molto gradevole, e che a loro detta stanno mettendo in piedi unazienda. Uno di questi si avvicina e gli chiede se sarebbe disposto a versare un milione di dollari per avere in cambio il 20% della loro società. De Benedetti fa retro front e chiede al suo collaboratore di non fargli perdere più tempo. Uno dei due ragazzi era Steeve Jobs e la società di cui avrebbe avuto il 20% era la Microsoft. Forse anche Monti come De Benedetti, dice Santoro, non riesce a guardare quelli che sono troppo diversi da lui, forse anche il professore Monti non vuol perdere tempo con chi non gli somiglia e si attarda con chi lo rispecchia, con chi rispecchia uno stile tutto italiano di ipocrisia e nichilismo. Forse Monti preferisce supportare che i partiti decidano ancora chi debba stare alla RAI. “Caro professor Monti”, conclude Santoro, “i guai del nostro Paese derivano dalle persone come lei che sono diffidenti nei confronti delle persone che appaiono differenti.”



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