Una grande famiglia stasera regalerà il finale della prima stagione. L’ultima puntata della fiction sarà in onda su Rai Uno alle ore 21.10. Sarà risolto il mistero della scomparsa di Edoardo Rengoni (Alessandro Gassman)? Le tensioni di Ernesto ed Eleonora con i figli e le rispettive famiglie si smorzeranno? Raoul e Chiara sacrificheranno il loro amore? Sarà il finale a dare le risposte a questi interrogativi? Forse il vero colpo di scena arriverà proprio alla conclusione, che sarà inaspettata e mai vista prima, come ha rivelato il regista della fiction Riccardo Milani in questa intervista a ilsussidiario.net. Milani propone un interessante “viaggio” alla scoperta delle ragioni del successo di questa serie, spiegando, attraverso il racconto di come è nata ed è stata prodotta la fiction, che per realizzare prodotti televisivi di qualità non è necessario esagerare, ma essere realisti e lavorare come in “una grande famiglia”, in vista di un unico e semplice obiettivo…



Una grande famiglia avuto brillanti risultati in termini di ascolti, qual è il segreto del successo della fiction?

Tengo sempre fede a un grande obiettivo ogni volta che inizio e porto avanti un lavoro: svolgerlo al meglio, che nel caso della regia si traduce nel raccontare bene una storia, tenere alta la tensione e rendere tutto credibile; dallo svolgimento degli eventi, agli elementi di scena, alla recitazione degli attori per cui va adattata la scrittura: tutto deve essere “vero”. Credo che la principale ragione del successo di Una grande famiglia sia l’attenzione complessiva a una messa in scena credibile con un livello di tensione sempre alto: questo non significa far vivere forti emozioni per il mistero della scomparsa che si racconta nella fiction, o per le storie d’amore, ma si tratta di una tensione complessiva che riguarda i vari registri del racconto. Una grande famiglia ha un ritmo serrato nonostante l’assenza di esasperazioni stilistiche e non è una storia costituita da un frenetico susseguirsi di eventi. Sono convinto che la tensione e il coinvolgimento del pubblico non passi attraverso la frenesia delle immagini, ma che il linguaggio più moderno, attuale e convincente debba essere in grado di coniugare credibilità e registri differenti, senza censure e preconcetti in partenza.



Come si è tradotta questa questa modernità nella realizzazione della fiction?

Leggi il riassunto dell’ultima puntata della prima stagione

A livello di scrittura occorre tenersi aperte molte possibilità, senza fare calcoli a priori sul pubblico, in questo caso i telespettatori di Rai Uno. Credo che la grande scommessa di Una grande famiglia sia stata la messa in onda sul canale principale di una rete generalista, con un pubblico ampio e consolidato, spettatori sui quali spesso è difficile irrompere con novità; ma forse con Una grande famiglia ci siamo riusciti. In fondo credo che per me la sfida dal punto di vista professionale sia stata proprio questa: andare in onda su una rete generalista con un prodotto come Una grande famiglia, facendo un passo avanti in termini di stile, di scrittura, di modernità degli argomenti. Le vere sfide si vincono sul terreno dei grandi numeri, ma non per un discorso di “quantità” ma perchè si conquista un pubblico più consolidato, difficile da convincere. Devo dire che nel proporre Una grande famiglia abbiamo avuto l’insostituibile e prezioso appoggio della rete e di Magnolia, che si è rivelato deciso, fondamentale e anche coraggioso. E di questo sono davvero contento.  



Com’è stato dirigere un cast di attori così ampio, composto da attori così differenti, anche da un punto di vista anagrafico, e con esperienze professionali diverse?

Generalmente non si pensa nelle fasi iniziali della lavorazione ai nomi degli attori che comporranno il cast, la selezione avviene in una fase successiva alla scrittura e dopo si adattano i testi al loro interprete. Quando si lavora con molti attori e quindi con molti personaggi è bene avere linee guida molto precise fin dall’inizio delle riprese. Non va posto l’accento su un eccessivo numero di sfaccettature dei personaggi, ma vanno individuate subito tre o quattro caratteristiche-chiave di ogni personaggio, che possano fornire una connotazione precisa: questo è il lavoro che ho svolto con i miei attori, così diversi per età, per vissuto personale, per precedenti esperienze professionali. Non avevo mai lavorato con Stefania Sandrelli, è stata un’esperienza decisamente gratificante, ma lo è stato anche dirigere Gianni Cavina, Sonia Bergamasco e Stefania Rocca con cui avevo già lavorato, e anche Primo Reggiani e Giorgio Marchesi, con cui non avevo mai lavorato e con i ragazzi giovani. E’ stata una sfida nella sfida e anche in questo caso l’esito è stato decisamente positivo: lavorare con questo gruppo si è rivelata un’esperienza sorprendente e gratificante. Abbiamo fatto uno splendido lavoro corale, non solo di regista, attori e produzione ma anche con gli sceneggiatori e con tutti i reparti di pre e post produzione.

In una grande famiglia esiste una storia o un personaggio che ha amato particolarmente, che sente vicino alla sua umanità?

Nel lavorare a Una grande famiglia mi è capitato di identificarmi di volta in volta in vari personaggi, perchè a volte ci si sente più figli, a volte ci si sente genitori. Io sono contemporaneamente entrambi, come tantissimi di noi, quindi talvolta mi sono sentito vicino ai genitori della storia, con tutta la loro incapacità e inadeguatezza di seguire i propri figli, in alte situazioni che si raccontano nella fiction mi sono invece immedesimato nei problemi dei figli in quanto io stesso lo sono. Entrambi i “ruoli” sono affascinanti e complicati e anche Una grande famiglia lo dimostra…

Lei è anche il regista di Tutti pazzi per amore, un prodotto televisivo molto amato dal pubblico, che ha segnato un passo avanti nel linguaggio della fiction italiana. Com’è nata questa serie?

In Tutti pazzi per amore è presente il gusto e il sapore della novità: con gli sceneggiatori, con il cast e la rete abbiamo intrapreso un percorso di innovazione che magari non sarà straordinario se paragonato ad altre fiction straniere, ma per Rai Uno si tratta di un enorme passo avanti. La sperimentazione con Tutti pazzi per amore è andata avanti in crescendo: riscontrato il gradimento del pubblico sono stati inseriti inserti musicali e canzoni quando dal punto di vista narrativo magari non erano previsti. Il fatto che un grande numero di telespettatori ci segua su un percorso così sperimentale significa che stiamo portando avanti una linea vincente, motivo di grande soddisfazione.

Ci regala un’anticipazione sul finale della prima stagione di Una grande famiglia?

Sorprenderà e stupirà oggettivamente tutti. Un’altra grande scommessa di questa fiction è proporre un finale che lascerà i telespettatori spiazzati. Anche in quest’ultima puntata ci saranno colpi di scena che culmineranno in questo finale decisamente originale e inaspettato. Mettendomi nei panni di un telespettatore, non mi è mai capitato di vederne uno simile.

Quindi possiamo azzardare l’ipotesi di una seconda stagione?

 Per ora non sappiamo ancora nulla di certo, occorre attendere il risultato complessivo dell’intera prima stagione; è andata molto bene tenendo conto del fatto che è un prodotto originale e sperimentale. Ma forse è ancora presto per parlare di seconda serie.

 

(Camilla Schiantarelli)