Quello che (non) ho, prima puntata, monologo di Roberto Saviano (video) Il debutto di Quello che (non) ho su La7 si apre con il primo monologo di Roberto Saviano, che comincia con una citazione di John Lennon sul lavoro: il lavoro è vita, e senza lavoro esiste solo la paura e l’insicurezza. Il lavoro serve a misurarsi con il mondo, eppure ultimamente la parola lavoro viene spesso associata alla parola suicidio. LEures segnala che i suicidi sono aumentati vorticosamente per motivi legati alla crisi economica. Saviano cita prima gli operai e i lavoratori, ma poi parla dei suicidi degli imprenditori. Non è possibile scegliere la morte dinanzi a un problema economico, ma a volte i drammi diventano così enormi che non si trova via d’uscita. Forse servirebbe aprire uno sportello di ascolto e capire come fare a risolvere il problema, con un dialogo con gli imprenditori. Perché a cadere sono le imprese che hanno sempre pagato le tasse, che però oggi sono piene di debiti, e che le banche non aiutano. Saviano parla poi di Laura Tamiozzo, il cui padre si è ucciso un anno e mezzo fa, e della lettera che Laura ha scritto alla figlia di un altro imprenditore suicida. La lettera viene letta da Francesca Inaudi, ed è un momento estremamente toccante. Oggi Laura è presidente di Speranza Lavoro. Dalla tragedia Saviano passa poi a narrarci la vicenda della società finanziaria Aspide srl, che considera vera e propria usura mascherata da finanziaria. LAspide srl, come altre società del tipo, è collegata al clan dei casalesi, anche perchè la criminalità organizzata è l’unica a possedere un’enorme liquidità tale da poter fare prestiti che concede con tassi d’interesse impensabili. Se non vengono ripagate reagiscono con la violenza della criminalità. Queste storie non avvengono nella locride, nel casertano o a Corleone, ma al nord, e la criminalità è un problema che riguarda tutti. Il capo dellAspide, Mario Crisci,è un personaggio che si faceva grosso usando il potere intimidatorio dei casalesi. Ad aprile 2011 c’è stato l’arresto di 27 persone che dimostra i legami con lorganizzazione camorristica. Saviano conclude il monologo con le parole di Piero Calamandrei e della sua difesa a Danilo Dolci, per lo sciopero che questi organizzò in Sicilia (manifestazione in cui Dolci con una serie di operai organizzò la ricostruzione di una strada, e venne arrestato). Calamandrei in aula ricorda che il lavoro viene valutato come dovere dalla Costituzione, e aggiunge: Che cosa vuol dire libertà? La Libertà è la fiducia del popolo nelle sue leggi. Ma il popolo italiano non ha fiducia nelle leggi perché sente lo Stato come un nemico”. Il secondo monologo di Roberto Saviano riguarda la strage di Beslan, in Ossezia. Il racconto dei bambini di Beslan, a distanza ormai di anni (settembre 2004), è un racconto tremendo e tragico, da non dimenticare.
Il primo settembre del 2004 c’era la festa della Campanella, la festa per il primo giorno di scuola che si celebra ogni anno in Russia. In una palestra di una scuola, dei terroristi separatisti ceceni, fondamentalisti islamici, sequestrano mille persone che si trovavano lì, tra bambini, genitori e insegnanti. Due donne si fanno esplodere e uccidono gli ostaggi adulti. Il Governo Russo allora dichiara che gli ostaggi rimasti sono pochi, ma la realtà è che questi “pochi” ostaggi sono circa un migliaio di bambini. Quei bambini, rinchiusi in quella palestra al caldo asfissiante, senza acqua da bere, sono rimasti lì per tre giorni, dopo di che le Forze Armate Russe fecero irruzione nella palestra e uccisero tutti. Il Governo Russo, infatti, aveva dato l’ordine di uccidere i terroristi, senza preoccuparsi degli ostaggi che ci fossero sulla linea del bersaglio. Non si sa, ancora oggi, da chi sia partito l’ordine di fare fuoco. Fatto sta che i morti sono stati 334, di cui 186 bambini, oltre a centinaia di feriti. L’inchiesta russa addossava ogni responsabilità ai terroristi, ma oggi si sa che fu il Governo ad agire in maniera irresponsabile. Ancora adesso le ferite di Beslan sono aperte e dolenti. per vedere il monologo di Roberto Saviano.