L’intervista e le anticipazioni di Raffaele Mertes – Le tre rose di Eva continua la sua “marcia trionfale”, la settima puntata è in onda stasera su Canale 5 e a svelarci nuove anticipazioni è il regista Raffaele Mertes. In questa intervista a ilsussidiario.net rivela che la seconda stagione de Le tre rose di Eva è in progetto e Villalba sarà teatro di avvenimenti ancora più avvincenti. Con il regista abbiamo fatto un viaggio tra i segreti di questa fiction, scoprendo ciò che i telespettatori non vedono. La scrittura, il lavoro sul set e il decisivo e fondamentale lavoro di montaggio. Grazie a Raffaele Mertes abbiamo compreso come sono nate le geniali storie dei personaggi secondari, scoprendo che il “mistero” che si nasconde dietro un prodotto seriale non è meno intrigante del giallo e delle passioni che i telespettatori vivono davanti al piccolo schermo guardando Le Tre rose di Eva.



Le tre rose di Eva prosegue confermandosi un prodotto di successo puntata dopo puntata. Per quali motivi, secondo lei?

Il successo è spesso imprevedibile, ma in un’analisi a posteriori della fiction, le ragioni dell’ottimo risultato si trovano anzitutto nella composizione della storia, divisa tra sentimenti, passioni, grandi amori e il giallo con gli omicidi di Villalba: non si tratta di un connubio inedito nel panorama della fiction italiane, ma evidentemente in questo caso ha funzionato particolarmente bene. Il filone giallo crea un alone di mistero che regna in tutto il declinarsi della trama, sostenendo l’intreccio principale dei due protagonisti, Alessandro Monforte e Aurora Taviani. Anche le relazioni tra le due famiglie e all’interno di ogni nucleo sono volutamente articolate per proporre ulteriore supporto alla trama principale.



Lei ha diretto Un amore e una vendetta, altra fiction proposta da Canale 5 con ottimi risultati, che univa come Le tre rose di Eva, mistero e passioni. Lo stesso è accaduto con Una grande famiglia di Riccardo Milani su Rai Uno. E’ la formula giusta perchè le fiction facciano presa sul pubblico?

Credo che in questo momento così critico per tutti, sulla televisione generalista il pubblico forse desideri un intrattenimento serale “romanzato”, coinvolgente, che rilassi, ma sappia contemporaneamente catturare l’attenzione; le grandi passioni unite al mistero rappresentano la formula giusta. Un amore e una vendetta presenta però delle differenze rispetto a Le tre rose di Eva: la prima fiction è un prodotto decisamente più costruito sull’intrigo che non sulla passione, la storia si dipanava in modo più circostanziato, questa fiction invece è più articolata. E’ la saga di due grandi famiglie raccontata ispirandosi a serie americane che hanno intrattenuto i telespettatori in passato, come Dinasty, Falcon Crest, Beautiful, ma non manca un’eco a Via col vento, anche se non oso confrontare Le tre rose di Eva con una pietra miliare del cinema. Questa evoluzione delle storie di grandi famiglie unite, avvolte da intrighi, passioni e delitti, ha ancora successo e forse la vicenda raccontata ha interpretato in parte i sentimenti che tutti proviamo in questo momento complicato a livello sociale. Il prodotto è stato pensato per un pubblico prevalentemente femminile, ma è stato apprezzato anche dagli uomini, quindi ognuno trova ne Le tre rose di Eva uno spunto per appassionarsi e seguirla, chi nelle passioni, chi nel giallo…



Pensa che anche il cast, composto da volti noti del mondo della fiction, abbia contribuito al successo de Le tre rose di Eva?

In un film, ma a maggior ragione in un prodotto televisivo seriale, per cui la soglia di attenzione è più bassa, per attirare e convincere il pubblico a seguire è necessario caricare il prodotto di emozioni per renderlo appetibile. Per il successo di una fiction la storia è fondamentale, ma immediatamente dopo si rivela decisivo il cast: le due componenti sono complementari, se l’intreccio non è avvincente poco possono fare gli attori; viceversa, se il cast non è in grado di sostenere la storia il prodotto non risulta convincente. Nel caso de Le tre rose di Eva e in tutti i precedenti lavori che ho diretto, ho cercato, nei limiti del possibile, di favorire il cast, anche sacrificando la parte produttiva, per esempio i tempi di lavorazione, pur di avere un gruppo di attori congeniale alla storia da raccontare.

Le anticipazioni dell’ottava puntata

Le foto della settima puntata

A proposito di lavorazione, alcuni attori che abbiamo intervistato ci hanno raccontato di tempi di riprese incredibilmente brevi per un prodotto di alto livello qualitativo come Le tre rose di Eva…

È il mio personale metodo di lavoro: siccome il budget era piuttosto ridotto, ho cercato di far fruttare al massimo le risorse che avevo a disposizione. Utilizzo un sistema tecnico decisamente rapido che mi permette di ottimizzare i tempi sfruttando al massimo i fondi. So che questo comporta un enorme sforzo da parte degli attori: le scene da girare in un giorno sono sempre molte per per portare qualità sul piccolo schermo. Ma quando il prodotto è finito gli attori sono sempre molto entusiasti per il lavoro svolto.

La fiction si snoda in dodici puntate: perchè la scelta della lunga serialità?

Si è trattato di una decisione della rete, che ha scelto di puntare su Le tre rose di Eva, forse per la genesi di questa fiction. Inizialmente era stato pensato per una serialità molto simile alle soap opera, in seguito il progetto è stato tramutato in fiction vera e propria, decidendo appunto di realizzare dodici puntate. Credo sia una delle serie più lunghe mandate in onda dalle rete in questa stagione televisiva, Mediaset ha investito e creduto in Le tre rose di Eva e ha avuto ragione a farlo…

Il pubblico si sta chiedendo se ci sarà la seconda stagione visto il successo della prima. Nel caso, cosa accadrà a Villalba?

La seconda serie de Le tre rose di Eva è concretamente in progetto, anche se mancano le conferme ufficiali. La storia proseguirà rilanciando ciò che lasceremo nella prima stagione. Non so ancora cosa accadrà di preciso a Villalba, ma credo che nei progetti ci sia un grande rilancio di questa appassionante narrazione. Certamente partiremo da molte trame ed eventi che potrebbero restare in sospeso alla fine della prima serie. La seconda stagione non sarà debole, al contrario si rivelerà fortificata.

Un aspetto appassionante de Le tre rose di Eva è lo sviluppo dei personaggi secondari. Come ha svolto il lavoro per rendere le loro storie così avvincenti e ben definite?

È stato un incastro molto difficile, complicato da bilanciare perchè nel dare visibilità alle varie trame occorre privilegiare chiaramente la storia principale, in questo caso l’amore tra Aurora Taviani e Alessandro Monforte, che si snoda nel “triangolo” con Edoardo. Questa trama va sempre difesa ed è quella che guida l’evolversi di tutte le linee narrative. Trattandosi però di una serie piuttosto lunga, sono necessari ulteriori filoni della trama, i quali però devono essere inglobati e sviluppati in modo molto preciso così da garantire varietà e “volume” all’interno della complessità della storia. Questo lavoro inizia nella fase di scrittura, viene poi realizzato con ritocchi durante la produzione e calibrato in fase di montaggio per dare la giusta “forza” a ogni scena in modo che il ritmo sia sempre garantito.

Ci può dare qualche anticipazione sulla settima puntata? 

Posso dire che Alessandro Monforte avrà un enorme problema. Avrà una crisi personale fortissima e gli accadrà davvero di tutto. Per il ritorno di Eva occorre avere ancora pazienza. Il mistero della sua scomparsa e dell’omicidio di Luca sarà svelato puntata dopo puntata, a cominciare proprio da questa, con gli incubi di Elena Monforte… 

 

(Camilla Schiantarelli)