Servizio Pubblico, leditoriale di Michele Santoro. 17 maggio 2012 Michele Santoro torna a condurre una nuova puntata di Servizio Pubblico e lo fa cominciando con il consueto editoriale: in questa puntata il giornalista ha trattato il tema riguardante quella che lui chiama la dittatura della Banca Centrale Europea, cosi definita dalla Grecia, dalla Spagna e da un sempre crescente numero di italiani, oltre che da vari movimenti di protesta. “L’Europa potrebbe andare veramente in pezzi”, esordisce il conduttore, salvo ricordare che “invece i nostri politici, persino Bossi, non si schiodano”. “Bersani continua a ripetere che ha vinto, ma è impietrito e prega per il risultato delle elezioni di Parma”, continua Santoro riferendosi all’attesa del risultato per le amministrative. Il giornalista continua il suo discorso riferendosi ai “supertecnici”: “Non riescono ancora a cavare un ragno dal buco. Adesso pare siano concentrati sulle riforme strutturali, quelle per intenderci simili a quanto fatto per le pensioni, che la recessione la aggravano subito, ma i risultati politici invece li porteranno sui tempi lunghi. Quelli, insomma, che uno penserebbe tranquillamente che, con questi tempi lunghi, siamo tutti morti”. Continuando sullo stesso tema, Santoro fa poi un’osservazione: “Se la causa dei nostri guai non sono le pensioni ma il debito pubblico, allora a questo punto vuol dire che qualunque sacrificio si faccia fare alla povera gente queste fatiche vengono comunque ingoiate dal debito. E non bastano tra l’altro mai, questo è il problema”. Nel suo “filo logico”, Santoro giungerà poi al punto cruciale del quale si disquisirà nella serata, quello riguardante le banche. “Siccome nel debito pubblico i banchieri non è che siano completamente innocenti”, continua il padrone di casa di Servizio Pubblico, “si dovrebbe dare una regolata ai banchieri, si dovrebbe darne magari una alle banche e bisognerebbe stare attenti a non dare a loro le chiavi della dispensa, e perfino quelle della Rai”. Su questo ultimo punto, Santoro ci ha abituati da alcune settimane a qualche “frecciatina” voluta nelle sue introduzioni: non è faccenda occulta infatti che la sua candidatura alla presidenza della rete pubblica non sia stata presa in considerazione. Ma a suscitare le sue perplessità pare sia stata l’assenza di motivazioni valide. Quindi, continuando a disquisire, Santoro si pone alcuni dubbi: “Nel leggere certi giornali, apprendo che Monti sta cercando tra le banche anche il giusto candidato per dirigere la Rai. Ma per fortuna Beppe Grillo da Garbagnate ci rassicura, dicendo che televisione e giornali non servano alla democrazia. Tanto basto io e il mio movimento per mettervi al riparo dai pericoli del fascismo e del nazismo. Cosi, chi se ne frega dei giornali e della televisione quando c’é internet. E tra l’altro, pare Grillo abbia scoperto che esiste anche la CNN. Anche se a lui vorrei ricordare che la CNN non è poi cosi giovane né in buona salute. Di conseguenza, chi se ne frega del consiglio di amministrazione della Rai che è scaduto e non viene ancora sostituito. Eppure basterebbe poco per sostituirlo, non costerebbe niente. Chi se ne frega che Saviano resti fuori dalla Rai, e chi se ne frega del fatto che Rai 1 si stia trasformando lentamente in una specie di pensionato stile Villa Serena”. A questo punto il conduttore gioca a carte scoperte: “Non è un bene anche la Rai? Non andrebbe tutelato, in quanto bene comune, anche quello? E i nostri giornalisti liberali? Loro cosa dicono? Aspettano che Monti individui questo supertecnico per la Rai affiancandolo a quelli che, come al solito, saranno scelti nelle segrete stanze dei partiti. Ma l’importante è che la Rai non venga consegnata a gentaglia come Freccero, come Santoro e come i loro amici”. La “bacchettata” alle parole di Monti non si placa lungo il corso dell’introduzione, e a conclusione del suo discorso, Santoro vi fa ancora riferimento: “Pare che, secondo Monti, si potrebbe darla a chiunque, perfino a Topo Gigio, ma non a noi. Che se lo guardate bene, Topo Gigio assomiglia un po’ a Monti. Soltanto che c’é una differenza: Monti ha le orecchie piccole, e anche se grigio non ascolta nessuno, mentre Topo Gigio ha le orecchie grandi, veramente molto grandi e quindi sarebbe disposto ad ascoltare tutti, perché almeno lui, in questo caso, ha delle orecchie da Servizio Pubblico”. La chiusura di Santoro è tempisticamente e stilisticamente studiata al dettaglio e sincronizzata con la sigla che precede l’inizio del programma.



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