Servizio Pubblico, leditoriale di Marco Travaglio. 17 maggio 2012  Marco Travaglio comincia il suo editoriale nella puntata andata in onda ieri di Servizio Pubblico rivolgendosi innanzitutto al giornalista Gad Lerner, ospite in studio: “L’altra sera, nel programma di Fazio e Saviano (riferendosi a Quello che (non) ho, in onda su la 7), io e Lerner ci siamo scambiati le nostre idee di politica e antipolitica”. Con poche ma chiare parole, Travaglio spiega il suo pensiero:”L’antipolitica per me è quello che vediamo tutti i giorni e crediamo sia politica. Da quando Beppe Grillo lanciò il suo V-Day sono passati 5 anni e tre governi: Prodi Secondo, Berlusconi Terzo e Monti Primo, e nessuno ha tagliato un euro alla casta”. Poi, con ironia malcelata, Travaglio si riferisce alla “fase uno” delle riforme del governo tecnico: “Se c’é stata dobbiamo essercela sicuramente persa”. Approfondendo il discorso riguardante i privilegi della casta, Travaglio fa notare come Berlusconi, Bossi, Casini, Franceschini e Angela Finocchiaro, in questi anni, abbiano promesso e non mantenuto un taglio al numero dei parlamentari. Non solo: quando dopo varie peripezie si era giunti all’unanimità, il governo ha accantonato la cosa per la netta divisione tra le idee dei partiti. Dal numero dei parlamentari, Travaglio passa poi a parlare dei loro compensi: “Se ne sono occupati Brunetta e Giovannini, che ci hanno lavorato un sacco e sudato per sette mesi. Ma poi Giovannini si è dimesso, guarda caso prima di giungere a una soluzione”. Nella carrellata di riforme mai fatte, Travaglio ricorda quella sull’abolizione delle province: “Berlusconi aveva parlato di costi inutili e di tagli al loro numero. Salvo poi aumentarne i poteri proprio nel suo decreto sul federalismo fiscale. E poi, campa cavallo ed il governo è caduto. Persino Monti aveva dichiarato di farla finita con le province nel suo decreto Salva Italia: ma era tutta una finta, in quanto oltre ad essere restate sono state accompagnate dall’abolizione delle elezioni per eleggere i consiglieri provinciali. Quindi non si risparmia sui costi ma sulla democrazia”. Parlando di un’altra riforma da lui definita “grande”, ricorda i “bei tempi” di Brunetta il castiga fannulloni, quello che voleva mettere i tornelli molto bassi in ogni ente pubblico per evitare che ci passasse il suo capo”. Come racconta Travaglio, tutto quellazione per smuovere le acque si è tradotta in un aumento di improduttività del 5 per cento e delle paghe dei dipendenti di Palazzo Chigi del 15 per cento. Nella sua rassegna di “promesse mai mantenute”, Travaglio ricorda Calderoli: “Qualche anno fa, armato di lanciafiamme, il ministro aveva promesso l’abolizione di 375 mila leggi inutili, bruciando una montagna di carte. Peccato che per produrre 375 mila leggi inutili è stato calcolato che il parlamento italiano, dal 1861 ad oggi, in 150 anni, avrebbe dovuto lavorare 24 ore al giorno anche i mesi di guerra, anche i giorni di vacanza, per riuscire a produrre ben 7,6 leggi inutili al giorno. Senza contare tutte quelle utili. La domanda a questo punto è: cosa ha bruciato quel giorno Calderoli? E cosa aveva fumato poco prima?”. Dopo aver scatenato il pubblico con la sua ultima affermazione, Travaglio riprende: “C’è poi un’altra grande riforma, quella sui rimborsi elettorali. I signori Alfano, Bersani e Casini annunciarono che avrebbero varato subito una riforma per risolvere il problema. Ma A, B, e C, successivamente, hanno definito tale procedimento un errore drammatico, motivandolo con la paura che la politica finisse in mano ai ricchi e alle lobby. Perché adesso, notoriamente, sono in mano ai barboni. Poi Monti, a seguire, ha avuto un’ideona delle sue: dare tutto in mano a Giuliano Amato. E peccato che Giulio Andreotti stia poco bene, altrimenti avrebbe potuto dare una mano anche lui. Ad ogni modo, la legge per l’abolizione è stata proposta alla Camera. Ma niente paura: ha fatto l’effetto dell’aglio ai vampiri. A discuterla, si sono presentati in 15”. Altro punto dolente toccato dal giornalista è quello sulla prescrizione, argomento secondo lui “volutamente” non presente nel decreto anti corruzione della Severino: “Ancora non si giunge a un decreto per la sua abolizione. Ce lo ha chiesto anche l’Europa, ma nulla. Facciamo tutto quello che ci dice l’Europa, ma quando l’Europa ci chiede di eliminare la prescrizione”. Nella conclusione dell’intervento, Travaglio fa notare la possibilità che, per il reato di concussione, nel quale è implicato Silvio Berlusconi per il caso Ruby, si giunga a una legge che riesca a salvare alcuni casi “noti”.



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