Finalmente debutta nei nostri cinema Il castello nel cielo, un bellissimo film in animazione del geniale regista che risponde al nome di Hayao Miyazaki, 26 anni dopo luscita in Giappone. Il nuovo doppiaggio permette di godersi una storia che dosa sapientemente azione, poesia e immaginazione, pescando dalla letteratura (I viaggi di Gulliver di Johnatan Swift), dalle leggende (Atlantide) e dalla filosofia (la città ideale).
Accompagnato dalle musiche suggestive tipiche dei lungometraggi di Miyazaki, il film esordisce con una scena dazione ambientata nei cieli. La giovane Sheeta, una ragazzina dalle lunghe trecce, è tenuta prigioniera nellaeronave del colonnello Muska, interessato a impossessarsi del suo ciondolo, un cimelio di famiglia dotato di straordinari poteri. Cercando di fuggire, Sheeta precipita nel vuoto, ma il gioiello rallenta la caduta, salvandola e portandola direttamente tra le braccia di Pazu, un orfano che lavora in una miniera.
Tra i due ragazzi nasce subito un tenero rapporto damicizia, come spesso accade nelle storie del maestro: basti pensare a Kiki consegne a domicilio oppure alla Città incantata. Entrambi credono nellesistenza di Laputa, la città nel cielo, lisola fluttuante di cui parla lo scrittore Johnatan Swift e che il padre di Pazu ha cercato per tutta la vita. Ed è proprio il ciondolo di Sheeta a indicare la strada verso Laputa, perché la ragazzina è lerede al trono della misteriosa e antica civiltà che, secondo la leggenda, nasconde un tesoro.
Interessati a conquistare la favolosa ricchezza, anche i pirati guidati dallanziana Dola vorrebbero raggiungere lisola, ma non riescono a rapire la giovane, che cade invece di nuovo nelle mani di Muska. Per salvarla, Pazu si allea con Dola e riesce a portare Sheeta sullaeronave dei pirati, che dietro la loro rude apparenza nascondono in realtà un animo gentile. Non sono rare nei film di Miyazaki le figure di ragazzi coraggiosi, che accettano i lavori più umili come parte integrante del loro processo di maturazione e si rivelano in grado di distinguere tra gli adulti meritevoli di fiducia e quelli assetati di denaro e di potere (come accadeva nelle due figure speculari di nonnine della Città incantata), salvando una città o un popolo da un destino infausto.
A Laputa, infatti, Muska vuole costruire un impero ed è disposto a ricorrere alla violenza e alle armi da fuoco, ma la sua avidità si scontra con l’altruismo e l’idealismo di Sheeta e Pazu, che ricorrono al potere del ciondolo per salvare l’isola nel cielo. Come nella Principessa Mononoke, l’uomo cerca di domare la natura con la tecnologia, violandone la sacralità. Eppure, il nucleo vitale della Terra ha in sé un potere che, grazie all’innocenza e alla bontà dei protagonisti, sopravvive a ogni assalto, conservando la speranza della ricostruzione.
La difesa dell’habitat naturale, del mistero originario contenuto nel cuore della foresta, è un tema caro al regista giapponese, ricorre nei suoi capolavori e stimola una riflessione sul futuro del nostro pianeta, dove l’armonia con l’ambiente circostante sembra ormai compromessa. Richiamando Atlantide, ma anche Babilonia, Laputa è il simbolo dei desideri e insieme della superbia degli uomini, incapaci di proteggere l’ideale dalla corruzione del potere. L’isola rappresenta il Bene e il Male, lo Yin e lo Yang, il Paradiso e l’Inferno, il dualismo che accompagna la storia dell’umanità, in bilico tra l’amore per la bellezza e la tentazione del crimine.
Ne Il castello nel cielo, ai temi filosofici si accompagna un ritmo action legato soprattutto alla presenza di Pazu, un eroe attivo che lotta per i propri ideali e per salvare la ragazza che ama. Sembra che Miyazaki abbia voluto unire nel film la tradizione orientale e quella occidentale, intrecciando armoniosamente i richiami al patrimonio mitologico e letterario di paesi diversi per dimostrare che la cultura non ha confini. Esiste un patrimonio comune a tutte le civiltà, come spesso hanno messo in luce gli antropologi, gli studiosi e gli artisti, che affonda nel viscerale rapporto tra l’uomo e la natura e nei bisogni primari di ogni creatura: l’amore, la fede e la felicità.