Servizio Pubblico, leditoriale di Marco Travaglio. 24 maggio 2012  Nuova puntata di Servizio Pubblico e nuovo intervento del giornalista Marco Travaglio. In occasione dei ventanni dalla strage di Capaci, in cui perse la vita il giudice Giovanni Falcone, Travaglio parla dei rapporti tra politica e mafia. Largomento viene introdotto da una battuta che ha come soggetto Totò Cuffaro che, suggerisce, è meglio lasciare in pace visto che è uno dei pochi che sta scontando la sua pena in carcere. Subito dopo, lattenzione viene rivolta a Casini: è stato lui, dice Travaglio, a portare Cuffaro in Parlamento quando era già imputato per favoreggiamento mafioso. Allepoca dei fatti, il leader dellUdc affermò di essere disposto a mettere la mano sul fuoco in merito allonestà del politico siciliano, accettando di prendersi le sue responsabilità qualora fosse stato condannato. Eppure, Travaglio ricorda che Cuffaro aveva già confessato il suo coinvolgimento con Angelo Siino, il ministro dei lavori pubblici di Totò Riina. Rapporti che giustificò dicendo che Siino era noto come pilota di rally, per questo era andato da lui a chiedere voti. Forse, aggiunge ironicamente Travaglio, lavvocato di Jonny Stecchino avrebbe dovuto dire che i problemi di Palermo sono 3: lo scirocco, il traffico e il rally. A questo punto, il giornalista ironizza sulla nascita del quarto grado di giudizio per i politici. Dopo la condanna di Cuffaro, Casini, che aveva messo la mano sul fuoco, si tirò fuori dallimbarazzo generale pubblicando un comunicato in cui dichiarava di essere ancora convinto dellinnocenza dellamico, in barba alla sentenza dei giudici. Non contento, subito dopo, portò al governo Saverio Romano, anche lui indagato per i suoi rapporti con la mafia. Attraverso una piccola digressione, il giornalista fa un parallelismo con il presente descrivendo come la guarigione di Andreotti sia stata accolta in Parlamento con una serie di applausi scroscianti. La standing ovation, spiega con amarezza il giornalista, è avvenuta nonostante Andreotti sia stato giudicato colpevole di mafia dalla Corte di Cassazione. La prescrizione del reato, però, ha avuto come conseguenza la riabilitazione dellimmagine del senatore a vita. I politici, spiega, continuano a stringere una mano che, a sua volta, ha stretto quelle dei capi mafiosi. Nonostante tutto, ironizza Travaglio, Andreotti non ha potuto presenziare allanniversario delle stragi mandato in onda da Vespa, negando così allavvenimento il suo contributo di esperto. Subito dopo, lattenzione viene riportata su Marcello DellUtri, fondatore de Il partito degli onesti nonché imputato per mafia. I giudici hanno dovuto annullare la condanna in Cassazione, pur confermando il suo ruolo di mediatore nellaccordo tra Cosa Nostra e Berlusconi. Fu DellUtri, ricorda il giornalista, a portare Mangano ad Arcore e a far incontrare Berlusconi con i boss mafiosi. Di conseguenza, aggiunge Travaglio, il Partito degli onesti, sarà molto in difficoltà nella scelta di un candidato che non sia indagato o condannato per mafia. Lironia, sottolinea il giornalista, si riflette nel tentativo stesso, effettuato da Schifani, di spiegare a Rosy Mauro la necessità di dare le dimissioni. una logica conseguenza, aggiunge con tono pungente, che la donna non abbia mai capito il concetto di decoro spiegato da un politico che non lha mai messo in pratica. La discussione coinvolge anche il Pd. Crisafulli, esponente del partito, è infatti legato al capomafia di Enna, a sua volta collegato a Provenzano. Le indagini, però, spiega Travaglio, sono state archiviate perché lincontro non ha portato beneficio allorganizzazione criminale anche se, in effetti, lo ha portato a Crisafulli che ha continuato a fare carriera nel partito. Un partito che lo stesso Bersani ha pensato di legare alla giunta di Lombardo, anche lui indagato per concorso esterno e voto di scambio. Travaglio continua a elencare i politici imputati in concorso esterno mafioso e coinvolge nuovamente nel discorso Casini. Il leader dellUdc, infatti, riportò in Parlamento Calogero Mannino quando erano ancora in corso le indagini sul suo conto. Anche per lui assicurò linnocenza mettendo la terza mano sul fuoco. Il giornalista arriva rapidamente alla conclusione spiegando come lequivoco che dilaga in politica è il fatto che la mancata condanna da parte della magistratura è associata alla completa riabilitazione dellimmagine dellindagato. Purtroppo, aggiunge, non è così. La politica e le Istituzioni, dice, dovrebbero intervenire laddove dove la magistratura si ferma, decretando il personaggio sospettato di collusione inaffidabile per la gestione della cosa pubblica. Cosa che, però, non accade.



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