Servizio Pubblico, riassunto puntata 24 maggio 2012  La puntata andata in onda ieri sera di Servizio Pubblico si intitola “Vedo, sento e parlo”, una serata commemorativa della strage di Capaci, nella quale non mancheranno però dettagli esclusivi su Bernardo Provenzano in un’intervista di Sandro Ruotolo. In studio saranno ospiti i magistrati Antonio Ingroia e Roberto Scarpinato, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, Giovanna Maggiani Chelli (associazione vittime della strage di via dei Georgofili) e il giornalista Piero Sansonetti. Nella seconda parte, Angela Gentile Manca (madre di una vittima della mafia), darà il suo contributo sul tema. A parlare, in varie alternanze, sono tutti gli ospiti, in particolare Leoluca Orlando: “Con la morte di Falcone e Borsellino una scossa ci è stata, ma a livello di organizzazione generale. La politica, invece, è sempre andata a braccetto con la mafia, purtroppo”. Un’intervista esclusiva a un “messaggero” del boss Provenzano rivela alcuni dettagli inquietanti: pare che il boss abbia architettato la sua cattura con il SISMI. Santoro chiede in studio quali siano gli effetti dell’intreccio tra partiti e mafia. Il primo a rispondere è Orlando , che racconta come all’estero le cose non siano le stesse: “in Italia Travaglio ha citato decine di casi di frequentazioni mafiose nella classe politica. Questo non può avvenire in alcun modo, anche se si parla tra loro soltanto di musica o di Bach”. A seguire, un acceso dibattito vede coinvolti Travaglio e Sansonetti: al centro della contesa c’è l’ingiustizia, secondo il primo, di candidare politici se essi sono coinvolti in processi. A parere di Ingroia, questo dipende, oltre che da un analfabetismo politico, dal fatto che la mafia, in senso lato, sia un problema di classi dirigenti: “la nostra classe politica non è disposta a innescare nessun senso di responsabilità proprio per una questione di comodo. La magistratura non c’entra nulla, semmai ha una responsabilità storica: Falcone e Borsellino hanno cercato di rivoluzionarla, e le pecche di una volta sono state, se non risolte, migliorate. Certo, quest’ultima si trova di fronte a un compito difficile, per cui spesso viene demonizzata, ma non si può dire sia la causa dei mali odierni”. Dopodichè, a parlare è Martina, ragazza al centro degli eventi di Brindisi, in quanto appartenente alla scuola della tragedia che, in questi giorni, ha funestato il paese: quella dell’attentato che ha causato la morte di due ragazze. Martina racconta il suo punto di vista: “c’è un regime di paura diffuso, tanto che molta gente dalle nostre parti non sta ancora andando a scuola. Noi vorremmo rispondere a questa paura sfogando la nostra indignazione. Io sentivo dire che nelle stragi di Falcone e Borsellino non si sia sfruttato il momento per rinnovare tutta la classe politica Italiana. Questo è vero: episodi come Brindisi ci fanno sentire disorientati, abbiamo bisogno di partecipare maggiormente per capire cosa succede al nostro paese. Ci interessa infatti la matrice, ma noi vogliamo puntare anche ad altro: al di la delle cosche mafiose come la Sacra Corona Unita, della quale si dice Brindisi sia infestata, c’è un’ideologia nel paese che è diffusa, violenta e individualista. E in questo senso, l’unione è l’unica via”. Santoro manda poi un’intervista di Pina Lauricella, che fa parlare l’avvocato di Bernardo Provenzano, Rosalba di Gregorio. La donna si esprime sulla cattura del “boss”, escludendo che questa fosse architettata: “non credo a questa tesi, soprattutto perché il collaboratore che ha parlato non è una persona affidabile. Anche perché addirittura lui parla di un Bernardo Provenzano libero a Roma, e quando gli è stato chiesto di presentare il DNA del mio assistito, non ha saputo apportare prove di alcun tipo”. Ingroia è indignato dalle parole della signora Di Gregorio: “trovo scandaloso il fatto che Provenzano, un killer sanguinario, sia stato coperto da istituzioni e da persone dello stato. E’questo il punto, tutto il resto ha poca importanza oramai”. Angela Manca, Assieme a Giovanna Maggiani, parla invece della sua battaglia condotta giorno per giorno, della quale Santoro gli chiede il senso. La risposta sarà semplice e piena di rabbia: “prima di tutto è per il dolore indicibile che ho per mio figlio. E mi indigno quando sento Provenzano parlare di voler uscire dal carcere: deve rimanere li a vita”. Scarpinato interviene e spiega come le istituzioni siano state le principali fautrici della difficoltà di processare tutti questi “boss”: “il fatto che alcuni segreti vadano al di la di Riina e di Provenzano la dice lunga: spesso è colpa anche dell’arrendevolezza e l’indulgenza di ogni italiano su questo terreno”. A concludere la trasmissione, come sempre, ci sono le vignette satiriche di Vauro Senesi.



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