Nellintenso battage mediatico che ha preceduto luscita italiana di Hunger Games, chi ha tentato di spacciare la saga come lerede di Twilight è andato senzaltro fuori strada, aggrappandosi al fatto che entrambi i prodotti cinematografici originano da una saga letteraria di successo tra i giovani, accostamento rafforzato dalla coincidenza che il ruolo di eroina della saga vampiresca fu strappato da Kristen Stewart proprio a Jennifer Lawrence, protagonista di questa nuova saga. Ben diverso è però il terreno su cui si muove il progetto del regista Gary Ross (Pleseantville) e della scrittrice e co-sceneggiatrice Suzanne Collins, sia come tematiche di riferimento che per la realizzazione. Fatto sta che il risultato di ben 400 milioni di dollari nei soli Stati Uniti ha di certo contribuito ad aumentare la curiosità e lattesa.

Lambientazione è futuristica, ma vicina in maniera inquietante al nostro presente, il che ha fatto guadagnare al film il raffronto con 1984 di George Orwell. In un imprecisato futuro post-apocalittico lAmerica è suddivisa in dodici distretti ridotti in povertà, che ogni anno devono pagare un tributo di giovani vite come dazio per una rivolta avvenuta anni prima. Ogni distretto invierà nella ricca Capitol City un ragazzo e una ragazza estratti a sorte, per prepararli alla cruenta sfida nellarena che lascerà un unico sopravvissuto.

Il tutto si svolge come un vero e proprio reality show, crudele ma allo stesso tempo scintillante e patinato, con tanto di cinico presentatore (un sempre convincente Stanley Tucci). Tra i ventiquattro giovani sfortunati cè la coraggiosa Katniss, offertasi volontaria per salvare la sorellina, che mentre combatte per salvarsi la vita scopre lamore per il compagno di distretto Peeta (Josh Hutcherson).

Hunger Games può vantare non pochi pregi, in primis per ciò che riguarda la realizzazione visiva: Gary Ross aveva già mostrato attraverso la sua regia più famosa, Pleasantville, una notevole abilità nel giocare con i colori, e a distanza di quattordici anni conferma di possedere una certa maestria e di saper attuare scelte stilistiche piuttosto originali. Il film ha inoltre il merito non da poco di rivolgersi ai ragazzi senza la piattezza e la superficialità che spesso impera in prodotti di stampo analogo, bensì attraverso una costruzione abbastanza attenta dei personaggi, con tanto di storia damore non banale.

La pellicola è stata accusata di scarsa originalità e di aver rubato qua e là, in primis dal film giapponese Battle Royale, anch’esso di matrice letteraria. In effetti, Hunger Games è un calderone in cui i riferimenti si sprecano, ma se gli spunti sono rielaborati in maniera efficace, poggiando su una sceneggiatura solida, poco male. Il problema, semmai, sta nella struttura poco equilibrata: l’inizio è quasi folgorante, catapulta lo spettatore in una realtà suggestiva e inquietante al tempo stesso e pone le basi per un ottimo sviluppo centrale. È però proprio il cuore del film, la sfida mortale nel bosco, a risultare più debole: avvincente in prima battuta, soffre di una monotonia crescente e di alcune scelte un po’ ovvie, per culminare in un finale che definire frettoloso è poco.

Hunger Games è un prodotto ambizioso che non vuole essere esclusivamente commerciale senza rinunciare però al grande pubblico, ma proprio per questo rischia di faticare a trovare un vero apprezzamento: non è abbastanza ruffiano per fare impazzire le teenagers, né sufficientemente coraggioso e fuori dagli schemi per divenire un film di culto e conquistare il pubblico più esigente.

Resta comunque un prodotto confezionato ottimamente e in grado di offrire un intrattenimento di qualità, avendo dalla sua anche un cast di tutto rispetto che comprende, oltre all’impeccabile protagonista e al già citato Tucci, anche Elizabeth Banks, Woody Harrelson, Wes Bentley, Lenny Kravitz e Donald Sutherland.