Servizio Pubblico, riassunto puntata 3 maggio 2012  Nella puntata andata in onda ieri sera di Servizio Pubblico, intitolata “La carica dei tecnici”, si discute sul cosiddetto governo dei tecnici e le varie manovre assieme a Antonio Di Pietro (Italia Dei valori), Luigi Zingales (economista della Chicago University), Nicola Lusuardi (movimento Centoautori) e Sabrina Ferilli (attrice). Inoltre, non manca il momento dedicato a Marco Travaglio, che parla dell’argomento dal suo punto di vista. Luigi Zingales e Giacomo Vaciago, come sempre, tracceranno un quadro dell’economia attuale. A inizio trasmissione, una deviazione sul tema della puntata si rende necessaria, collegandosi a Bergamo con Sandro Ruotolo, per seguire la vicenda che vede coinvolta la sede Equitalia, in cui un imprenditore ha preso in ostaggio tutti i presenti all’interno, armato di un fucile a pompa. L’uomo si è poi consegnato alla giustizia per parlare. In studio Di Pietro commenta il fatto: “Non è un delinquente, è un disperato, che però stava rischiando di mettere nella disperazione altre famiglie. Ora che la sua incolumità non è più compromessa, faccia sentire la sua voce. Io sono disposto ad ascoltare”. Terminata questa parentesi, si entra nel vivo del dibattito con le prime parole della Ferilli: “La crisi è grave, e anche se appoggio il governo tecnico, devo ammettere che non è riuscito ad entrare nella vita di tutti i giorni. C’è da entrare nell’aspetto umano della cosa, qui a pagare sono solo i lavoratori”. Dopodiché, Zingales commenta le parole della Ferilli: “Questo debito interno non è rimandabile. Impossibile mediare con la BCE”. Ma Di Pietro interviene: “Quello che Sabrina voleva dire era semplice. Perché a pagare deve essere la fascia popolare e quella alta rimane intoccata?”. Il dibattito con Zingales si accende, ma è proprio il leader dell’Idv che stempera involontariamente toni: “Le cose che ho detto io, Zingales, le ha dette pure lei nel suo libro!”. E la discussione va poi nello specifico, cominciando da Bondi, il “supertecnico” voluto come consulente da Monti. Per Di Pietro è fumo negli occhi: “Le manovre per recuperare denaro le conoscono tutti, pure l’ultimo degli italiani. Qui ci vuole una maggioranza politica che ha il coraggio di osare”. Travaglio interviene: “Secondo me Bondi è l’ombra di un rimpasto di governo, alla luce del fatto che Passera guarda più alla politica oramai e la Fornero non fa mistero di non essere d’accordo con lui. Inoltre le idee sono finite”. In questa puntata, che va avanti a “fattori invertiti”, viene mostrata la copertina: la percezione del popolo, dei politici della Lega e di gran parte dell’Italia è quella di un fallimento. La Lega propone addirittura di “licenziare” il governo. Vaciago, in collegamento, si dice contario per gran parte alla Lega, tranne sul fatto che, tra governo tecnico e Bondi, qualche speranza si potrebbe maturare. E come di consueto, un segmento di Beppe Grillo, che spara a zero sui “Bocconiani”, sulla BCE e, senza esclusione di colpi, anche sui “supertecnici”, tra cui Bondi. Sulla nomina di Bondi si esprime Zingales: “La vedo solo come un tentativo di bypassare la resistenza interna di alcune amministrazioni”. E proprio di tagli si parla nel prossimo segmento: a fronte da 295 miliardi di euro da rientrare in 10 anni (80 di essi nel breve periodo), Vaciago da la propria opinione: “Quando Bondi parla di tagli, dobbiamo tenere a mente che qualcuno quei soldi non li riceverà più”. In studio c’è poi l’ex autista di Umberto Bossi, poi divenuto quello del figlio Renzo: Oscar Morando. In un siparietto l’operatore racconta le motivazioni del licenziamento dopo lo scandalo dei finanziamenti utilizzati per fini personali.  Lusuardi giunge in studio a parlare proprio di questa decadenza del settore audiovisivo italiano, paragonandolo con la Francia: “La Rai ha smesso di produrre ciò che il pubblico richiede, diversamente dal paese oltre le alpi”. La Ferilli concorda con la questione, parlando anche di delocalizzazione del mercato, con ulteriori soldi portati fuori dai confini. Poi, in studio c’è Tiziana Marrone, la rappresentante più forte delle vittime di Equitalia (Giuseppe Campaniello), visto che suo marito si è dato fuoco davanti a una delle sedi: “Qui la gente non solo non viene ascoltata, vive nel menefreghismo del governo. Io ho paura, non ho un futuro qui, tornerò in Australia, da dove vengo”. Poi, alzando i toni, chiede risposte: “Dietro a quelle cartelle, chi si è chiesto chi fosse Giuseppe? Per loro era un numero. Non hanno pietà”. E tra la commozione, si dibatte l’ultimo tema della puntata: quello che, analogamente a Equitalia, avviene in Europa, con le banche che non ascoltano i cittadini Italiani. Marine Le Pen, leader di “Fronte National”, in un servizio, si batte contro la dittatura della BCE: stiamo dando la stessa medicina a paesi differenti, l’Europa sta finendo, ed è per questo che bisogna tornare all’identità di ogni stato, dalla moneta al commercio. Al massimo, tutto affiancato dall’euro. E le parole della donna non sono leggere: “Tutti saremo a rischio default a breve, Monti non è altro che un curatore fallimentare”. Di Pietro commenta le parole della Le Pen: “Ha ragione sul fatto che l’Europa non è delle banche, ma dei cittadini”.



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