Servizio Pubblico riassunto puntata 31 maggio 2012 (video) – Il tema principale della puntata andata in onda ieri sera di Servizio Pubblico è ovviamente il terremoto che ha colpito lEmilia-Romagna, devastando le abitazioni e provocando morti e feriti. In studio a commentare i diversi spunti di riflessione ci saranno Massimiliano Fuskas (esperto di bioedilizia), il critico darte Philippe Daverio, il ricercatore Giampaolo Giuliani, Maurizio Landini (segretario generale FiomCGIL), Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella (tutti e due giornalisti del Corriere della Sera). Non mancheranno aggiornamenti sul sisma, in collegamento con il giornalista Sandro Ruotolo. Accompagnato dalle note di un pianoforte che scandiscono lentamente “fratelli d’Italia”, Santoro nella sua copertina parla di “sisma infinito” che sta attraversando il paese, compresa la Rai, che a suo dire sta diventando un scempio. Il servizio lanciato dopo l’intervento mostra invece la completa distruzione della fiorente azienda delle Ceramiche Sant’Agostino a Ferrara, completamente distrutta dal sisma, per danni di alcuni milioni di euro. Parla poi la moglie di un operaio deceduto durante il crollo, che con disperazione racconta: “Abbiamo perso tutto e la sensazione è che verremo dimenticati come cittadini di serie B. In Italia i lavoratori onesti oramai sono considerati in questa maniera”. Nel centro storico della città di Mirandola (dove nella scossa del 29 sono morti in 7), l’aria è surreale: molti edifici sono crollati, la città e deserta, e la gente dorme in 2000 tende. Sandro Ruotolo poi si collega in diretta per testimoniare un’altra scossa poco più di 20 minuti prima, alle ore 21.04, di 4,2 gradi della scala Richter. L’inviato racconta che non vi sono vittime. Tutti i cittadini sono rifugiati nelle tendopoli e l’entità della scossa non è preoccupante. Dopo questo aggiornamento, si entra nel vivo della serata e il tema dibattuto è quello delle “colpe”. Santoro è chiaro sin da subito: “non mi dite che tutto quello che è successo sia una fatalità”. Dal dibattito, introdotto da Fuskas con le sue considerazioni in merito alla messa in sicurezza delle costruzioni in Emilia, emerge che al di là dell’evento imprevedibile del terremoto, vi sono numerose altre responsabilità. Rizzo e Stella accusano gli appalti spesso ceduti con superficialità, la mafia e le gare truccate, che in questi casi mostrano il “male” che sono stati in grado di fare al paese durante le tragedie. Daverio poi parla di cosa si potrebbe fare per risanare invece le opere artistiche, i centri storici e tutte le costruzioni, creando anche occupazione e risparmiando su alcuni sprechi: “non possiamo pensare, in questo caso, che si potesse fare di più. Un ventennio di opere pubbliche di ristrutturazione artistica potrebbe forse renderle più stabili. Ma viviamo in un paese pieno zeppo di monumenti, non sarai mai possibile mettere tutto al sicuro”. Giuliani racconta come si sia giunti a scoprire che si trattasse non di un terremoto, ma di uno sciame sismico vero e proprio: “avevamo registrato dei primi movimenti tellurici precedenti alla scossa di maggiore entità. Certo, non potevamo prevedere un vero e proprio sisma di queste proporzioni, che come avete visto è giunto fino a Mirandola”. E’ la volta poi di Travaglio, che in un clima in cui c’è bisogno di molti soldi pubblici per ricostruire l’Emilia, parla di Bertolaso: “lui si che sa come trovare i soldi, visto come li ha spesi per quel G8 mai realizzato in Italia”. Si torna in Emilia, con un’intervista a Carlo Alberto Bosi, altro imprenditore rovinato dal crollo della sua azienda, che si occupava fino a due giorni fa di attrezzature mediche. L’uomo racconta il tracollo: “Lo Stato ci aveva resi impotenti coi suoi pagamenti, che spesso subentravano dopo 18 mesi. Ora è la fine”. Al ritorno in studio, ci si collega con Ruotolo, che è assieme a tutta la comunità (compresi Bosi e la moglie). Il messaggio è solo uno: “chiediamo allo stato di lasciarci stare per un po’, altrimenti siamo spacciati, vittime della paura, del terremoto e della crisi”. Il parere di Landini, in questo caso, è concorde: “Che l’Italia si fidi degli Emiliani. Sono gente volenterosa e con una dignità incredibile”. 



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