Chi è l’assassino di Luca Monforte? La risposta alla domanda, ormai diventata un “tormentone” tra gli appassionati telespettatori de Le tre rose di Eva, la conosceremo stasera, quando andrà in onda la dodicesima e ultima puntata della fiction di Canale 5. E non poteva che essere il protagonista, Alessandro Monforte, o meglio, il popolarissimo attore Roberto Farnesi, a rivelarci interessanti anticipazioni e indiscrezioni sul finale che, come scoprirete in questa intervista che con simpatia ha concesso a ilsussidiario.net, sarà indimenticabile e sorprendente e farà scattare il desiderio di poter vedere, quanto prima, la seconda stagione. Roberto Farnesi ha svelato con grande passione quanto si è affezionato al personaggio di Alessandro Monforte e da attore protagonista, nonché attento osservatore dei meccanismi televisivi, ci ha spiegato perché Le tre rose di Eva ha saputo conquistare l’affetto e il gradimento del pubblico. E non perdetevi la “clamorosa” rivelazione su “suo fratello”, Edoardo Monforte…



Le tre rose di Eva ha avuto un indiscutibile successo: una media di 5 milioni di telespettatori per undici puntate. Quali le ragioni di questo ampio apprezzamento?

Il merito è anzitutto di un’ottima scrittura e di un lavoro corale, da parte di registi, attori e tecnici svolto molto bene. Spero che nella seconda stagione, e ne approfitto per lanciare un appello, la sceneggiatura sia allo stesso alto livello, con la stessa attenzione e la stessa fantasia della prima serie. Allora davvero Le tre rose di Eva potrebbe diventare una saga, sul modello di Dinasty, Dallas (le grandi narrazioni televisive degli anni Ottanta), un appuntamento fisso e appassionante per il pubblico. Credo inoltre che in un momento di crisi globale così forte, che riguarda anche l’Italia, ottanta minuti, un tempo perfetto per una puntata, che aiutano a non pensare, che distolgono dalle preoccupazioni quotidiane coinvolgendo in una storia avvincente, siano graditi al pubblico. Un altro elemento che ha portato la fiction al successo è stata l’accoppiata thriller-melò, che ha permesso venisse apprezzata sia dal pubblico femminile che da quello maschile. Ormai scoprire l’assassino di Luca Monforte è diventato un “tormentone” e in rete (e non solo) è apertissimo il “toto-assassino”.



Quindi un ritorno alla lunga serialità potrebbe riportare il pubblico, ormai frammentato nella pluralità di canali delle varie piattaforme, sulla tv generalista?

Credo che i canali generalisti alla fine si “salvino” sempre, perché rappresentano una sorta di “sicurezza”. È vero che c’è molta offerta, ma alla fine il senso di “attrattiva” che creano i tre canali tradizionali Rai e i tre di Mediaset difficilmente è ricreabile altrove. È giusto che l’offerta sia varia e aumenti, ma lo “zoccolo” duro ancorato ai canali generalisti rimarrà ancora per anni. A una gran parte di pubblico piace la lunga serialità, perché trova bello affezionarsi a storie e personaggi: questo crea un forte legame col prodotto e quindi con la rete. Questo si ricollega al discorso iniziale sul fatto che è indispensabile, affinché un prodotto seriale crei attaccamento nel pubblico, una scrittura forte e ottima, perché non è vero che il pubblico digerisce tutto: anche davanti a una maggiore offerta di canali e di prodotti, è molto più selettivo e quindi sceglierà una serie tv, una fiction, solo se è scritta bene. Altrimenti basta un secondo per cambiare canale e il mondo televisivo se n’è accorto negli ultimi anni, dato che ottenere buoni risultati è sempre più difficile.

Leggi il riassunto dell’ultima puntata e il finale

Lei è un attore che ha fatto molta fiction e di conseguenza ha interpretato diversi personaggi. Com’è stato vestire i panni di Alessandro Monforte? Le ha lasciato qualcosa in più rispetto agli altri ruoli?

Ho lavorato molto con Raffaele Mertes, il regista. C’eravamo già conosciuti sul set di Carabinieri, abbiamo lavorato insieme anche in Al di là del lago e in Questa è la mia terra. In quest’ultima fiction ho recitato il ruolo Andrea Acciari. Di tutti i personaggi che ho interpretato nelle diverse fiction, Andrea Acciari e Alessandro Monforte sono quelli che ho più amato, perché erano complessi, ricchi di passioni, di sfumature nel carattere e per un attore offrivano davvero molto. Sono stati ruoli impegnativi, ma appaganti, anche perché Alessandro e Andrea nelle rispettive storie hanno avuto un’evoluzione positiva… e quindi hanno incontrato il favore del pubblico.

Continuiamo a parlare di Alessandro Monforte: cosa accadrà con Aurora Taviani in questo atteso finale della prima stagione?

Ci saranno alcuni intrecci e trame di questa prima stagione che lasceranno un “varco” in vista della seconda e tra questi resterà aperta anche la storia tra Aurora e Alessandro: che finisca bene o male in questa prima stagione sarà irrilevante, perché poi continuerà. La scrittura, davvero notevole, ha previsto un finale che davvero lascia aperte tutte le porte per la seconda serie, non solo il rapporto tra Aurora e Alessandro. Anche le trame degli altri protagonisti sono fondamentali per l’architettura corale del racconto.

Quindi anche il rapporto tra i fratelli Monforte, Alessandro ed Edoardo, ci riserverà sorprese in vista della seconda stagione?

Questo non lo so esattamente, ma per come si è evoluto il loro rapporto in queste ultime puntate della fiction è evidente che tra Alessandro ed Edoardo c’è un grosso conflitto. Edoardo è un assassino: per lui non è più solo in gioco la gelosia, l’amore non ricambiato, l’ambizione. “Mio fratello” si è ormai schierato dalla parte dei cattivi. Ma Alessandro ed Edoardo sono e saranno pur sempre fratelli, per cui le loro storie resteranno pur sempre legate…

Può dirci qualcosa in più?

Nell’ultima puntata ci sarà un deciso confronto tra Alessandro ed Edoardo ed emergerà una certa amarezza e un grande dispiacere nel constare che si sono così allontanati. Ma Edoardo è un assassino e ormai ha scelto da che parte stare: questo è un altro elemento geniale della sceneggiatura perché potrebbe essere la premessa di una nuova serie di intrighi, vendette e ricatti. Se Edoardo non sarà arrestato, ma sarà latitante, chissà cosa potrebbe tramare… Questa potrebbe essere un’altra linea narrativa principale della seconda stagione.

Abbiamo parlato del toto-assassino di Luca Monforte: ci lascia un indizio al riguardo?

Sarà un grosso colpo di scena la rivelazione dell’assassino di Luca Monforte, anche se forse qualcuno ha già intuito chi possa essere. Ma ancora più sconvolgente sarà la scoperta del movente che ha portato al delitto. Il movente è davvero “terribile”, nessuno secondo me potrebbe immaginare che l’omicidio di Luca abbia una simile ragione. Il movente è davvero pazzesco, ancora più del nome dell’assassino.

La sua carriera di attore è ormai solida e affermata, cosa pensa potrebbe essere un ulteriore coronamento del suo percorso professionale?

Più che un passo avanti nella mia carriera diciamo che sarebbe un mio desiderio fare “un passo indietro” e tornare alle mie origini, il cinema. Ho esordito nel 1998 sul grande schermo come protagonista di un film, Femmina, con Monica Guerritore, scritto da Patroni Griffi e prodotto da Cecchi Gori. Ma vorrei ancora continuare con la televisione, che mi ha regalato successo e popolarità. Spero proprio quindi di tornare a interpretare il ruolo di Alessandro Monforte nella seconda stagione de Le tre rose di Eva; credo che sia davvero un ottimo prodotto sul quale rimanere “saldi”.

Dove rivedremo prossimamente Roberto Farnesi?

Ho girato un film indipendente per il cinema da protagonista che si intitola Oggetti smarriti. È stata un’esperienza divertente e promettente, e il film, dopo essersi classificato al secondo posto al Giffoni film festival dello scorso anno, ha finalmente imboccato la via della distribuzione. Dovrebbe uscire tra settembre e dicembre. Per quanto riguarda la tv, in questa fase, dopo il successo de Le tre rose di Eva, occorre calibrare il resto e forse è meglio aspettare di affrontare la seconda stagione di questa fiction prima di buttarsi in altri progetti.

 

(Camilla Schiantarelli)