Che noi si viva in un momento di grande stravolgimento dei significati non v’è alcun dubbio. La riprova la troviamo anche nelle campagne mediatiche montate come la panna per perseguire obiettivi di lotta politica. Tanto per stare sulla cronaca, la Corte dei Conti ha appena stabilito che la sanità in Lombardia è stata la meglio gestita con il massimo dei parametri di rispetto dei limiti indicati dal patto di stabilità.
Autorevoli uomini politici come Bassetti e Mazzotta avvertono che non si può buttare via il bambino con l’acqua del bagno, vale a dire che non si può liquidare un ventennio di ottima gestione di una regione per questioni ancora tutte da decifrare e che per ora hanno al massimo a che fare con forme di galateo o di opportunità … ma tant’è, come dice Oscar Giannino, di fronte alla ghiotta occasione di cancellare anni di buon governo e di indovinato rapporto pubblico-privato, non ci si ferma davanti a nulla. Ancora ieri, in un servizio del Tg de La7, si accennava all’inchiesta in cui sono “indagati il faccendiere Daccò e il suo amico Formigoni”, quando è noto che a giorni dalla spifferata del Corriere nessun avviso ti garanzia è stato inviato al presidente della Regione Lombardia. Viviamo in uno stato di bugie continue, palesi, tollerate, dette anche per ignoranza.
Proprio l’ignoranza può essere alla base della panna montata da Libero sulla faccenda della pubblicità Buffetti in cui si vede una vignetta con una bambolina vodoo con le sembianze di Monti trafitta da tanti spilloni. Mentre il testo recita: con tutte le tasse che paghi sei sicuro di fare la fattura giusta? Ebbene, su questa modesta campagna che cerca di attirare l’attenzione sui moduli Buffetti per la fatturazione, si cerca addirittura di imbastire illazioni su una congiura del Corriere che con la pubblicazione di questo annuncio pubblicitario starebbe dimostrando l’inversione di rotta nei confronti di un presidente del Consiglio fino a ieri apertamente supportato. Possibile che un giornalista non sappia che la direzione editoriale di in giornale non ha nulla a che fare con la direzione commerciale, e che ci mancherebbe altro che l’editore potesse discriminare gli annunci a seconda del loro allineamento con la linea del giornale?
Detto questo, per entrare nel merito, in questo caso ci troviamo di fronte ad una modesta campagna, basata sul gioco di parole “fattura commerciale/fattura vodoo” (come se oggi bastasse un gioco di parole per convincere a comprare dei prodotti…). Inoltre potremmo dire che Giannelli, il vignettista del Corriere, su Monti ne ha fatte anche di più cattivelle, e quindi non c’è proprio materia per montare nessuna panna. Che dire? In questo momento di bugie grandi e piccole, va prepotentemente di moda un giornalismo che si ispira ad una vecchia, incontrovertibile massima: “calunniate, calunniate, qualcosa resterà…”