Servizio Pubblico, l’editoriale di Marco Travaglio (video). 7 giugno 2012 – Dopo lultimo intervento di Michele Santoro per la puntata conclusiva di Servizio Pubblico, ecco anche leditoriale di Marco Travaglio che chiude la stagione del programma. Ieri sera il giornalista si è concentrato sul tema degli accordi, nomine e altri compromessi che hanno diminuito la qualità delle reti generaliste italiane. E lo fa partendo da un aneddoto televisivo legato ad Alberto Maccari: “L’altra sera quel segugio che è Maccari, erede di Minzolini, ha portato a termine uno scoop senza precedenti”, esordisce Travaglio in tono chiaramente ironico. Come spiega il giornalista, pare che Maccari sia riuscito a intervistare il cardinale Tarcisio Bertone: “Tutto il pubblico, nell’occasione dell’intervista, ha trattenuto il fiato chiedendosi quali domande scomode avrebbe fatto Maccari a Minzolini. Gli avrebbe chiesto di Viganò, che pare stia truccando gli appalti nella chiesa? Gli avrebbe chiesto degli incontri con Berlusconi per esentare dall’ICI gli edifici ad uso commerciale? Il caso Boffo, che accusa il direttore dell’osservatorio romano di aver diffuso lui il dossier per spuarlo? Gli alleati del maggiordomo del Papa che è finito in carcere per aver portato fuori le carte? No, Maccari è partito subito con la domanda dalle ‘cento pistole’ che avrebbe messo a tappeto il cardinale”. Anche qui, il tono di Travaglio è quello tipico delle sue frecciatine: “La domanda che gli ha fatto, infatti, è stata la seguente: eminenza, lei è tornato ora da Milano, dove ha accompagnato il Santo Padre all’incontro mondiale delle famiglie. Abbiamo visto tutti in TV una folla immensa, soprattutto tantissimo affetto. Fine della domanda. Bertone aspettava un punto interrogativo, ma la domanda era finita e Bertone ha tirato un sospiro di sollievo rispondendo ‘si è vero’, e proseguendo. Poi ha fatto un accenno particolare al momento di putiferio che la chiesa sta vivendo, come a dire ‘dai Maccari!’, su datti una mossa che persino l’osservatorio romano sa che c’è casino, puoi permetterti una domanda insomma. Maccari impassibile è passato alla seconda, un bel gancio destro direi. Il massimo che gli è riuscito è stato infatti questo: il Papa ha parlato della famiglia come un elemento indispensabile per superare anche la crisi economica. Bertone aspettava la domanda e, visibilmente deluso, si è accorto che anche in questo caso non è arrivata, ed ha attaccato con la famiglia e tutto il resto. Ma ecco Bertone metterlo al tappeto con un gancio sinistro poderoso, in cui gli chiede: era evidente che i giovani avrebbero guardato alla manifestazione con un’attenzione particolare, anche per la coincidenza con questa inchiesta interna vaticana in cui si è vista una grande prova di trasparenza. Anche in questo caso, fine della domanda, ma alla parola trasparenza Bertone ha dovuto fare degli sforzi per non scoppiargli a ridere in faccia, e visto che erano in vena di barzellette ha detto che l’inchiesta che ha portato in guardina il maggiordomo del Papa è un atto di fiducia degli uni verso gli altri, perché questi sono giorni di divisione, non di coesione. Poi però non è riuscito a trattenersi e ha buttato li il fatto che hanno violato con documenti parziali il segreto del Vaticano. Il che era un altro modo per dire a Maccari: chiedimi quali erano i documenti, chi li ha diffusi, chi c’è dietro, cosi mi levo qualche sassolino dalla scarpa. Ma Maccari era li adorante, impassibile, con la pupilla vitrea, e Bertone ha provato ancora una volta a svegliarlo parlando di violazione della privacy del Santo Padre, facendo venire il dubbio che vi fosse qualcosa di pruriginoso e interessante da scoprire che nessuno sapeva. Ma l’ultima occasione di Maccari l’ha sprecata con la quarta domanda: il massimo del k.o. che sia riuscito al giornalista è stato chiedergli se si potesse pensare a illazioni nei confronti del Papa. Bertone a questo punto è stato alle corde, parlando di possibili attacchi nei confronti del Pontefice”. “Anche in questo caso”, conclude Travaglio, “Maccari ha congiunto le mani e cominciato ad annuire lentamente in sorriso enfatico, in una performance che nemmeno Minzolini dei tempi migliori sarebbe riuscito ad apparecchiare”. Tutto l’aneddoto serve a Travaglio per trarre una conclusione: “Se c’era una metafora dello stato in cui versa il servizio pubblico Rai, niente di meglio di questa intervista dove le domande sembrano risposte e le risposte sembrano domande”. 
Ma Travaglio non ha finito, e continua con una breve carrellata di esempi: “La sera prima della prima scossa in Emilia-Romagna, Rai 2 ha consultato un noto sismologo, tale Red Ronnie, che ha spiegato i nessi scientifici tra il sisma e la profezia dei Maya. E’ una cosa che ha fatto molta strada anche a livello internazionale. E in ginocchio, dopo tali profezie, sono anche gli ascolti, che calano paurosamente dopo che vengono lasciati artisti di grosso calibro in garage per risparmiare”. Il riferimento è a persone come Celentano, Fabio Fazio e Saviano, scartati e passati a La7. E come racconta Travaglio, i risultati si vedono: “Se Rai 1 resiste ancora per miracolo, la seconda rete, dopo la dipartita di X Factor e Annozero è praticamente estinta… E in ginocchio è anche Radio 1, che è stata da sempre la radio più ascoltata d’Italia. Adesso sotto la sapiente direzione di Antonio Preziosi, secondo i dati dell’IPSOS è sprofondata al quinto posto dietro RTL, Radio 105, Radio Deejay e RDS”. E come se non bastasse, Travaglio ricorda sul finale la rielezione di Minzolini alle relazioni estere della rete, il proseguo della leadership di Berlusconi sull’AGCOM, e l’elezione, in quest’ultimo ente, di persone quali Posteraro e Soro del PD, come riscatto di un favore fatto al partito in passato.



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