Biancaneve non è più la fanciulla indifesa che cucinava per i nani nel film Disney, e nemmeno la Robin Hood in gonnella della versione firmata da Tarsem Singh. In Biancaneve e il cacciatore Rupert Sanders trasforma la ragazza più bella del reame, interpretata da Kristen Stewart, in unorfana rinchiusa in una lugubre cella da Ravenna, la matrigna bionda e vendicativa (Charlize Theron) che strappa il cuore agli uomini con le unghie affilate.
Anche la strega ha il suo ghost, una ferita che lha segnata profondamente: un re crudele lha strappata dai suoi genitori quando era piccola, scatenando in lei un odio implacabile nei confronti degli uomini. Con la magia nera a sua disposizione, Ravenna incanta il padre di Biancaneve e lo uccide la prima notte di nozze, preparandosi a diventare lunica, incontrastata detentrice del potere e della bellezza.
Per restare eternamente giovane si nutre del fascino delle ragazze, come un vampiro che succhia gli anni altrui. Ma soltanto una di loro può assicurarle la gioventù eterna, Biancaneve, che lungi dallessere una donzella bisognosa di aiuto si libera astutamente dal suo carceriere e scappa dal castello, inoltrandosi in un bosco spettrale e tenebroso.
La sua fuga la porta a scontrarsi con il Cacciatore (Chris Hemsworth), un vedovo inconsolabile assoldato dalla perfida Ravenna per riportarle la sua vittima. In cambio, riavrà la moglie defunta. Il film dipinge la disperazione di un uomo che, incapace di dare un senso al dolore, crede a una bugia, si aggrappa a unillusione rifiutando di ascoltare la ragione. Quando però il fratello della regina gli conferma che è impossibile resuscitare i morti, il Cacciatore si rivolta contro i suoi compagni e se ne va con la giovane fuggitiva.
Il rapporto tra loro si nutre di sguardi e di brevi dialoghi, dai quali affiora una stima reciproca che promette di sfociare in un sentimento più profondo. Sempre che Biancaneve non sia ancora legata al compagno di giochi di un tempo, William (Sam Claflin), deciso a sua volta a ritrovarla e a salvarla, come anni prima non era riuscito a fare.
Tra incendi e battaglie, scene dark e momenti fiabeschi, in scena compaiono anche i nani, minatori convertiti al banditismo che dietro laspetto dei fuorilegge nascondono un coraggio da leoni. Sono loro a condurre Biancaneve in un luogo magico e fuori dal tempo, un angolo della foresta dove la giovane rivela la sua aura di luce e purezza, seguendo piccole fate scintillanti e accarezzando un cervo maestoso. La scena riporta alla mente – con le debite differenze – una sequenza di Princess Mononoke, uno dei capolavori di Miyazaki, dove il protagonista attraversa la foresta oscura inseguito dai demoni fino a incontrare il cervo misterioso che rappresenta lessenza stessa della natura.
Più vicina ai fratelli Grimm che alla versione edulcorata che si racconta ai bambini, la storia non manca certo di ritmo e di colpi di scena, colorandosi di toni fantasy e gotici, con tocchi epici e qualche momento comico. Il film racconta il viaggio di un’eroina che prende coscienza della sua forza e del suo valore, che non si lascia salvare dal principe azzurro ma impara a combattere da un cacciatore, finché non è pronta a infiammare un esercito e a sfidare la megera.
Nonostante il trauma infantile, Ravenna non suscita pietà nello spettatore perché, al contrario del Cacciatore, non accetta la sofferenza, non fa pace con il passato e, soprattutto, non accetta se stessa con le sue imperfezioni e il suo umano destino.
È finito il tempo delle Cenerentole e delle Biancanevi che si lasciano irretire dal fascino di un ballo, da un paio di scarpette di cristallo e da una vecchina indifesa che offre la mela avvelenata. Le nuove eroine cadono ancora in errore e in tentazione, ma sanno reagire e combattere a fianco degli uomini, attraggono con il carattere e con una bellezza arruffata, che non usano per conquistare il lieto fine. E il bacio che risveglia la principessa è quello di un uomo che riconosce il valore della donna di fronte a lui, con la quale condivide la conoscenza del dolore, la generosità e il coraggio di difendere ciò che ha di più caro: il suo cuore.