Ritrovarsi precari a quarantanni, dopo avere lottato per affermare le proprie idee e il proprio talento, dopo essersi costruiti una carriera e avere cercato lamore. Accade a molti, di questi tempi. Accade anche a Giulio e Marta, i protagonisti di Venti anni, un film-documentario di Giovanna Gagliardo che ripercorre due decenni di storia europea con una tappa a New York, passando attraverso la caduta del muro di Berlino e l11 settembre. Lidea della regista di ritrarre un periodo complesso, in cui si alternano illusioni e delusioni, conquiste e sconfitte, è molto interessante. Il film permette di ripercorrere il nostro passato e osservare il nostro presente attraverso la storia di due persone normali, ma molto diverse tra loro, la cui esperienza diventa emblematica per unintera generazione.
Tutto comincia a Berlino il 9 novembre 1989. La folla preme per varcare i cancelli, i poliziotti restano immobili, la gente esulta. I giovani brindano alla libertà ritrovata e alla fine dellisolamento, celebrando il crollo del comunismo. Tra loro ci sono Giulio (Enrico Iannello), un giovane italiano molto ambizioso che studia economia a Londra, e Marta (Lea Gramsdorff), una berlinese con interessi letterari.
Si conoscono, si piacciono, stabiliscono un rapporto epistolare che li accompagna per anni, in uno scambio di opinioni e di esperienze che arricchisce entrambi. Giulio diventa un broker di successo, che sa sfruttare i vantaggi del boom finanziario per fare carriera. Un perfetto capitalista, ingolosito dal denaro e divorato dallambizione. Marta, invece, si dedica alla letteratura, alle traduzioni, agli autori che durante il regime comunista erano proibiti. Giulio incarna il capitalismo, Marta muove dai valori del comunismo. Le loro scelte così diverse li portano ad allontanarsi, soprattutto quando Marta si trasferisce a New York, mentre Giulio si sposa e rimane a Londra. Eppure la famosa notte berlinese ha seminato in loro lenergia, lentusiasmo e la speranza di costruire un futuro diverso, insieme.
I loro destini prendono una nuova, inaspettata piega il 16 settembre del 2008, il giorno del crac della banca americana Lehman Brothers. Giulio, vittima da tempo di attacchi d’ansia e in crisi con la moglie, ha raggiunto Marta a New York, ma dopo un periodo idilliaco, la stabilità economica di entrambi vacilla. Giulio si ritrova licenziato. Marta deve lasciare la casa editrice per cui lavora. Sono costretti a ricominciare da capo.
Precari a quarant’anni, appunto, di ritorno in Italia dove sono costretti a fare un passo indietro, a rinunciare ai sogni più ambiziosi per imparare l’arte di arrangiarsi. Giulio comincia una vita da consulente, Marta da insegnante. Ma non hanno perso la speranza e contano l’uno sull’altra, fiduciosi nel legame che li unisce. La loro storia personale, che si è trovata a incrociare la Storia a cavallo tra ventesimo e ventunesimo secolo, è emblematica di una generazione cresciuta con l’idea che tutto fosse possibile e approdata alla consapevolezza che niente dura per sempre. Soprattutto il lavoro.
Scegliendo la strada del docu-drama, la regista conferisce al film il valore di una testimonianza, intensificato dall’uso delle immagini di repertorio. La modalità “intervista”, però, appesantisce il racconto e rende più difficile empatizzare con i personaggi. Il risultato è un lungometraggio che rispecchia la realtà, ma che non riesce a coinvolgere emotivamente e finisce per risultare un esperimento coraggioso e necessario, ma non del tutto riuscito.