Si avvicinano le elezioni politiche che potranno rivelarsi d’importanza capitale, e la stagione televisiva che inizierà a settembre non potrà che riflettere questa situazione: complessa, incerta, controversa. A pagare il prezzo maggiore è indubbiamente la Rai, un tempo laboratorio politico in grado di anticipare i movimenti del Paese e, ahimè, ora in ritardo, non più locomotiva del sistema ma vagone al traino.
In Viale Mazzini la politica sta diventando anidride carbonica in grado di asfissiare e paralizzare qualsiasi tentativo di rinnovamento, di modernizzazione. Basta vedere che cosa è accaduto in Commissione di Vigilanza per nominare i sette consiglieri d’amministrazione dopo che il premier Monti aveva indicato, in maniera un po’ contraddittoria, Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi per i ruoli di vertice aziendali. Non sono due persone competenti di televisione, ma di gestione aziendale e politiche di risparmio.
Poteva essere un’idea, a patto che poi fossero sostenuti da una governance unita e convinta a dedicarsi alla parte editoriale di quella che con una certa enfasi viene ritenuta la prima azienda culturale del Paese. Invece, il Pd si è fatto indicare dalla “sua” società civile i nomi di due persone stimabili ma incompetenti. E il Pdl ha imposto quattro consiglieri mantenendo la maggioranza assoluta sebbene nel Paese non ce l’abbia più.
Non ci sono soldi e la pubblicità fa mancare linfa vitale nelle casse della Rai, previsti 100 milioni in meno nel 2012 rispetto all’anno scorso. Serviva, dunque, uno sforzo creativo ed editoriale maggiore per rivitalizzare un’offerta televisiva logora e prevedibile. Se si eccettua l’exploit di Fiorello e qualche fiction accettabile (“Una grande famiglia” e “Il giovane Montalbano”), l’anno appena concluso ha lasciato poco di memorabile, prediche sgangherate di Celentano comprese. La prossima stagione rischia di essere ancora più carente di novità e immaginazione. Ripropone i rituali varietà affidati a Carlo Conti e Fabrizio Frizzi, i programmi-contenitore del pomeriggio tra cronaca rosa e nera, le solite fiction agiografiche con l’eccezione del ritorno del “Commissario Montalbano”, quello vero.
A Sanremo tornerà Fabio Fazio, quasi certamente in coppia con Luciana Littizzetto, mentre su Raitre “Che tempo che fa” si sposterà al lunedì lasciando libero il sabato. A conferma della passività e della rassegnazione che, figlia dell’impasse della politica, ha colpito Mamma Rai c’è il vuoto persistente nella casella del giovedì sera di Raidue, lasciata libera un anno fa da Michele Santoro. In tutto questo tempo non si è riusciti a trovare un’alternativa degna di questo nome. Priva di dirigenti che sappiano essere leader manageriali e culturali come fu nel passato (Biagio Agnes, Angelo Guglielmi, Agostino Saccà, Carlo Freccero, tanto per fare qualche nome), la Rai sembra destinata, almeno nel breve periodo, a un ruolo sempre più marginale nel dibattito politico e culturale del Paese.
Tutt’altro spirito di reazione, invece, sembrano mostrare Mediaset e La7, sebbene la crisi colpisca anche le aziende private ancor più di quella pubblica, almeno sostenuta dagli introiti stabili del canone di abbonamento. Per superare il momento difficile, Mediaset ha deciso d’investire 2 miliardi, di cui uno e mezzo in Italia, nelle produzioni, rinnovando il palinsesto come mai era avvenuto negli ultimi anni. Arruolamento di Celentano a parte per i due concerti all’Arena di Verona del suo ritorno live, il Biscione ha previsto quattro nuovi programmi in prima serata su Canale 5. Giochi, talent, competizioni canore e di “Grandi contro piccoli”.
Certamente nulla di rivoluzionario, il minimo comun denominatore è l’evasione. Ma questa, a ben guardare, è da sempre la cifra della tv commerciale di Cologno Monzese. In un certo senso, bisogna già accontentarsi di veder diradate, a causa di forza maggiore, le ospitate di Fabrizio Corona e della scuderia di Lele Mora. Infine, registrata la crescita di TgCom24 anche come piattaforma multimediale, si aspettano le decisioni che riguardano la domenica pomeriggio e le scelte di Videonews nell’area dell’informazione.
Con l’innesto di Michele Santoro s’irrobustisce il palinsesto di La7, peraltro implementato anche dall’arrivo di Cristina Parodi che farà accendere la diretta nella fascia del pomeriggio. La filosofia della rete di Telecom Italia Media è sempre più centrata sulla diretta, come a voler invitare il suo pubblico a restare connesso con l’attualità. Oltre alle conferme previste – Gad Lerner, Lilli Gruber, “In Onda” – gli sforzi principali sono indirizzati nella serata del giovedì dove “Piazza Pulita” di Corrado Formigli si alternerà a Santoro che fornirà il suo programma chiavi in mano, ovvero a scatola chiusa, facendosi carico, in caso di contenzioso, delle eventuali coperture legali. Scomparse Sabina Guzzanti e Serena Dandini, il venerdì sarà dedicato alla satira con Teresa Mannino e Maurizio Crozza. Le elezioni si avvicinano e ci sarà da ridere…