Nella nostra cultura, la cena è il momento conviviale per eccellenza. Intorno al tavolo si stringono nuovi rapporti, si annunciano notizie importanti, si presentano fidanzati, si spettegola, si discute di politica, di letture, di sport e di lavoro.

Cena tra amici parte da qui, da un invito a casa di Elisabeth e Pierre (Valérie Benguigui e Charles Berling), una coppia di intellettuali che ospita lagente immobiliare Vincent (Patrick Bruel), la sua affascinante moglie Anne (Judith El Zein) e lorchestrale Claude (Guillaume de Tonquedec) per chiacchierare davanti a manicaretti di sapore etnico.

Sembra una serata qualunque, un piacevole momento conviviale. Vincent annuncia felice di avere scelto il nome per il bambino che nascerà a breve e sfida gli altri a indovinarlo. Citando il romanzo di Benjamin Constant, Vincent dichiara infine con orgoglio che suo figlio si chiamerà Adolphe e nella stanza cala il gelo.

Adolf come Hitler, replica il padrone di casa, disgustato. Vincent dà a una creatura innocente il nome di un dittatore, che ha messo in ginocchio lEuropa e ha sterminato un popolo. Si scatena così una discussione sul tema del nome come elemento dalla forte valenza simbolica, che può influenzare limmagine di una persona e la sua posizione nel mondo.

Ma ben presto diventa chiaro che le prénom, come recita il titolo originale, è soltanto un pretesto per costruire una satira contro la falsità che governa la vita borghese e i rapporti sociali. Lintellettuale Pierre, colto ma snob, si scontra con il capitalista Vincent, sicuro di sé e del rapporto con la moglie Anne, che aspetta un bambino ma non rinuncia alla carriera. Le loro convinzioni vanno in crisi per un nome su cui Vincent ha costruito la trama di uno scherzo, che spalanca un vaso di Pandora da cui escono i demoni e i segreti sepolti sotto uno strato di finzione.

I rapporti apparentemente solidi rivelano la loro fragilità quando Elisabeth sfoga la sua rabbia repressa contro il marito, mentre il mansueto e misterioso Claude sconvolge tutti con uninattesa (e imprevedibile) confessione.

La realtà è il contrario di ciò che sembra e le amicizie, anche quelle più strette, nascondono dei segreti che contano più dell’amicizia stessa. Il finale sembra placare gli animi accesi e ristabilire un’armonia che però, s’intuisce, non sarà più la stessa.

Cena tra amici è una commedia amara, adattata da una pièce francese che svela l’ipocrisia della borghesia parigina. L’impostazione teatrale è evidente nella prevalenza dei dialoghi sulle azioni, nell’enfasi data alla recitazione dei bravissimi attori, nella somiglianza del set a un palcoscenico dove si rispettano i tempi comici e i movimenti dei personaggi. Lo scambio verbale che porta in superficie i tabù rimossi è costruito come un sottile gioco intellettuale, rendendo il film un prodotto raffinato, celebrale, molto diverso dalle commediole a cui il cinema mainstream ci ha abituato.

Alcune invenzioni possono risultare esagerate, paradossali, sfiorando il limite della verosimiglianza. Anche questo contribuisce a rendere Cena tra amici un prodotto singolare, destinato a suscitare reazioni diverse nel pubblico.

Il doppiaggio rende purtroppo impossibile riprodurre la musicalità, il ritmo studiato con cura dei dialoghi, le allusioni alla differenza tra la grafia e la pronuncia. Siamo di fronte a uno di quei film che vanno gustati in lingua originale (magari con i sottotitoli), per non perdere il sottotesto. Ma è consigliato in ogni caso, per concedersi una tregua dalle storie superficiali, ormai stanche, che invadono i nostri schermi.