Cè Shakespeare dietro allo spettacolo inaugurale del Meeting 2012. Quello di Sogno di una notte di mezza estate e di Romeo e Giulietta, anche se scena e personaggi di The Villagers Opera sono trasportati in un villaggio del Libano dove due giovani, Leila e Mezyan, cercano di vivere una storia damore che non tutti accettano e condividono. una storia antica di desideri, affetti, destini e diversità, quella che la Caracalla Dance Theatre porta in scena nella serata inaugurale del Meeting di Rimini. Una storia che sa dinfinito, perché le vicende damore autentico finiscono sempre con avere il sapore delleterno, ma anche perché è infinita la fascinazione di colori, ritmi, costumi e interpretazioni che questa compagnia libanese porta sul palco del Meeting, dopo essere stata protagonista a Parigi, Sidney, New York e Londra.
«Abbiamo rappresentato The Villagers Opera in tutto il mondo, ci ha detto Ivan Caracalla, regista dello spettacolo, «e abbiamo ovunque raccolto non solo applausi, ma calore, affetto, partecipazione, perché la gente di ogni età si immedesima in questa storia che unisce invece che dividere, che parla di affetto invece che di rabbia. Ivan è cresciuto come figlio darte in una terra lacerata. Suo padre Abdel Halim è il fondatore della compagnia Caracalla. Quando Ivan aveva sette anni, la macchina su cui viaggiava nel centro di Beirut fu crivellata di colpi. Lui e sua madre ne uscirono miracolosamente vivi, ma il padre decise di mandarlo subito a Londra, per garantirgli una sopravvivenza e una formazione scolastica.
Oggi Ivan allestisce e guida gli spettacoli di questo gruppo immenso di attori, ballerini e cantanti che rappresentano una delle forme più vive della cultura e della società libanese: «I nostri spettacoli sono cibo per lanima e la mente dei giovani libanesi. Quando abbiamo rappresentato The Villagers Opera a Beirut abbiamo registrato una serie infinita di tutto esaurito, a dimostrazione della fame di messaggi artistici che sono in grado di diffondere speranza nel nostro Paese. La stessa fame che Ivan ha visto al Meeting, «un luogo che mi ha colpito già lanno scorso, cioè la prima volta che sono venuto a vederlo: gente che si incontra sulla base di una grande ricerca umana e vive incontri importanti con il sorriso, con grande serenità e accoglienza.
La storia dei due giovani innamorati che devono affrontare il cinismo degli adulti e l’opportunismo di un tessuto sociale privo di coraggio non è nuova, ma è portata in scena dai ballerini di Caracalla con una forza comunicativa che solo una compagnia di giovani professionisti può esprimere. Ma quali sono le parole chiave della Villager’s Opera? «Direi che sono due», risponde il regista, «diversità e unità». La prima perché nell’unità non possiamo che cogliere le tante differenze. La seconda perché le differenze senza un tentativo di unità sarebbero inutili e porterebbero solamente ad allontanarci».