Massimo DAlema è preoccupato e nervoso, scrivono i giornali. In questi giorni, nellazienda agricola di famiglia, La Madeleine (15 ettari in Umbria, acquistati nel 2009 per dare una sicurezza economica ai figli e per soddisfare la sua passione per il vino), per Baffino è tempo di vendemmia. Ed è quindi il momento – delicato – di selezionare nomi ed etichette. Ma, quantomeno in questo esercizio, lex presidente del Consiglio – uomo di intelligenza non comune, sottile umorista dotato di una lingua al vetriolo – non sembra in grado di mantenere quellinnegabile senso di superiorità che lo ha sempre contraddistinto in politica, anche nei momenti più difficili.

Ad accorgersene immediatamente è stata la moglie Linda Giuva, che lo assiste in questa, chiamiamola così, incombenza enoterminologica: il marito, lisciandosi più volte  nervosamente i baffetti e senza mai esibire il proverbiale sorrisetto sarcastico, ha infatti voluto imporre ai propri vini una serie di nomi improbabili, poco ad hoc né tantomeno Doc.

Qualche esempio? Assaggiando un bianco frizzante, intenso e dal retrogusto decisamente fruttato, DAlema ha voluto ad ogni costo imporgli letichetta di Gianni & Pinot. Passando in successione a un cabernet fermo, molto fermo, quasi immobile anche nella decantazione del bicchiere, saranno stati i suoi trascorsi comunisti o lantica e mai abbastanza rimpianta amicizia con lallora Urss, fatto sta che il suddetto è stato chiamato Breznevino della Gallura; quindi a un vitigno importato dal Trentino, il cui trapianto in terra umbra è costato un Capitale, ha dato il nome di Marxemino; poi, in rapida successione, sono spuntati dal nulla nomi come Verdicchio dei Castelli di Nilde Iotti, Nebbiolo in Val Padania e Travagliau (che Baffino immagina di vendere soprattutto tra gli amici giudici, e comunque nellambiente della magistratura); per finire, in crescendo, con un Vendolino di Manduria (caratterizzato da un certo retrogusto amaro), un Est! Est!! Est!!! ribattezzato Cccp! Cccp!! Cccp!!!, un rosè pastoso ma delicato chiamato Rosè Bindi e un Lacrima Renzis che lo ha rattristato davvero.

Cosa lo preoccupa, dunque? Allinterno del suo partito, il Pd, DAlema è infastidito dalle tante – secondo lui inopportune – candidature in vista delle primarie. Sul fronte esterno, invece, vede con malcelato malumore che lintesa sulla legge elettorale non quaglia come vorrebbe, e lui il Porcellum proprio non lo digerisce. Ma Baffino non ama farsi chiudere in un angolo. Apposta lultima etichetta su un bottiglione chiamato Rocco, ha dunque preso carta e penna, e (via mail) ha scritto una lettera al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che siamo riusciti a intercettare. Eccola (il testo è alla pagina successiva).

Caro Presidente,


ti scrivo per perorare il tuo aiuto, affinché vengano presto approvate la nuova legge elettorale e la modifica costituzionale, per rafforzare al Massimo le istituzioni democratiche come le ho in mente io, che sono un sincero democratico. Ho tre obiettivi fondamentali, che vorrei si realizzassero nel più breve tempo possibile.

Innanzitutto, è necessario che tu ti renda disponibile a rafforzare le istituzioni democratiche. In che modo? Il mio desiderio è che tu ti faccia garante nell’assicurare se non l’assenza, almeno una drastica riduzione di esponenti delle forze politiche avverse al centrosinistra, soprattutto del Pdl e della Lega Nord, nei ruoli chiave delle istituzioni democratiche. Io vorrei fossero assegnati solo a esponenti del Pd (ma non a tutti quelli del Pd: eviterei con cura di prendere in considerazione quelli che scrivono libri su isole delle rose o che girano l’Italia in camper), così da garantire quel rispetto della Costituzione che è garanzia assoluta delle istituzioni democratiche.

Vorrei, insomma – e non penso di chiederti l’impossibile  che fossero uomini del Pd a occupare tutte le massime cariche dello Stato. Anzi, per semplificarti il compito, offro senza indugio la mia candidatura – ma, sia ben chiaro, solo per spirito di servizio – per occupare al Massimo tutte le massime cariche dello Stato: Governo, Senato e Camera. A questo proposito, caro Presidente, fai in modo di accelerare in Parlamento un costruttivo dibattito, con voto a scrutinio segreto (per renderlo più solenne), che abbia a tema una riforma del sistema elettorale ad hoc, cioè a dire, “in hoc signo vinces”. Naturalmente, un solo “signo”: il mio!

In secondo luogo, vorrei che questa riforma riducesse il numero dei parlamentari, soprattutto quelli del Pdl e della Lega Nord. Sono troppi: meglio puntare su un numero ristretto di deputati e senatori, principalmente del Pd (ma non di tutti i Pd: eviterei con cura di prendere in considerazione quelli che scrivono libri su isole delle rose o che girano l’Italia in camper), perché di comprovata adesione allo spirito democratico, meglio se provenienti dalle fila della Resistenza comunista: si avvierebbe così un processo di vere riforme democratiche, che porterebbero il Paese fuori dalle secche di questa continua alternanza tra destra e sinistra, soprattutto perché quasi sempre vince la destra.

Terza richiesta: caro Presidente, semplifichiamo il bicameralismo. Come? Fai in modo che l’iter delle leggi democratiche promosse dal Pd e dai suoi alleati passi direttamente dalla sede del partito alla Gazzetta Ufficiale senza alcuna possibilità di emendamenti della parte avversa, soprattutto del Pdl e della Lega Nord. Pensa che risparmio di tempi e di carta: una vera operazione di… spending review democratica!

Sono passaggi fondamentali, ma bisogna fare presto, i tempi sono molto stretti. A questo proposito, perché noi due, caro Presidente, non cerchiamo di azzerare le ultime flebili resistenze del Governo Monti e del centro-destra, soprattutto del Pdl e della Lega Nord? Dimostriamo insieme, uniti dal nostro comune senso dello Stato, che i valori democratici nati dalla Resistenza possono vincere sulle idee reazionarie, di cui i nemici della Repubblica, Pdl e Lega Nord in prima linea, sono i principali propugnatori.


Un caro saluto democratico dal tuo affezionatissimo

 

On. Massimo D’Alema

 

P.S. Caro Presidente, qualora tu non intenda accettare questi miei suggerimenti sopra esposti, non esiterò a utilizzare, al Massimo grado, i metodi efficacemente messi in atto dalle migliori esperienze democratiche che la Storia mi ha fatto apprezzare, dalla Rivoluzione di Ottobre al luminoso esempio di Stati, autentici fari della democrazia, come la Cina di Mao, l’Urss di Breznev o la Jugoslavia di Tito. Ora vado ad ascoltarmi in cuffia, con il mio mp3, la musica dell’Internazionale socialista…