La parte migliore di The Apprentice è nel sottotitolo: «Il futuro è nelle tue mani. In un momento di crisi globale e di accuse alle generazioni adulte – politici professori o genitori – di non aver saputo preparare il futuro per i giovani, lidea di costruirsi un domani mettendo in gioco i propri talenti può risultare vincente. Non che sia da prendere troppo sul serio The Apprentice (Cielo, martedì ore 21,15). Stiamo parlando di un talent show figlio del format americano nel quale il Boss era Donald Trump. Qui è il «discusso, odiato, invidiato Flavio Briatore, imprenditore del lusso, ex patron di Formula 1 e, da ultimo, Mister Billionaire.
Siamo in un grattacielo del nuovo centro direzionale di Milano, metropoli europea del business e il Boss è libero di recitare se stesso e di dettare le regole. «Se sei arrogante sei fuori! Se sei un cretino sei fuori! Se fai troppa teoria sei fuori!. Oppure: «Qui comando io. Non cè televoto, non ci sono amici, non ci sono raccomandazioni. il primato della meritocrazia, stabilito da un deus ex machina che non ammette repliche. Tra i sedici giovanotti di belle speranze, subito ridotti a quattordici e divisi in due squadre – «The Lux le ragazze e «Il Gruppo i ragazzi – il vincitore finale conquisterà un contratto di lavoro di un anno, «con uno stipendio a sei cifre, in una delle società di Briatore.
Ambizione e determinazione gonfiano il trolley dei ragazzi, designer, pubblicitari, laureati in scienza della comunicazione, consulenti commerciali: tutti saputelli, modaioli e più competitivi che mai. Vincerò The Apprentice; voglio lavorare con il Boss; voglio aggiungere due-tre zeri al mio conto in banca. Ma basta la prima sveglia nel cuore della notte per ridimensionare la boria. Cè da andare al mercato ittico per acquistare il pesce da rivendere in piazza. Bisogna infilare stivali e grembiule e sporcarsi le mani. Soprattutto bisogna fare scelte di spesa oculate e procacciarsi i compratori per battere la concorrenza. La seconda prova è una gara di shopping per i clienti di un hotel a cinque stelle: bisogna economizzare, ma soprattutto scegliere prodotti di qualità, adatti allo standard del lusso.
Briatore dà il meglio di sé nel processo ai perdenti: «Più continui a parlare e più complichi la tua situazione». Oppure: «Il libro delle scuse ha finito le pagine». Tutti potenziali tormentoni non solo giovanili. E già questa, in un panorama televisivo sempre più grigio e ripetitivo, sarebbe un successo. Ma alla fine, nascosta in una cornice un tantino artificiale, si può anche rintracciare una piccola lezione di umiltà. E l’idea che il futuro, ossia un posto di lavoro, è frutto di un po’ di sudore. Anche.