Torna l’affresco di un Italia divisa tra Democristiani e Comunisti. Rete 4 da stasera e per cinque settimane riproporrà i film ispirati ai romanzi di Giovanni Guareschi che vedono protagonisti Don Camillo e Peppone. Ad aprire e chiudere la rassegna “C’era una volta Don Camillo”, Tatti Sanguineti che rileggerà il mito del parroco e del sindaco amici-nemici. Con il suo inconfondibile tratto, Sanguineti (leggi qui l’intervista) racconta aneddoti sconosciuti, retroscena e accoglienza intellettuale dell’arcinota e annosa lotta tra il combattivo parroco di un paesino della pianura emiliana (Fernandel) e il sindaco comunista Giuseppe Bottazzi, detto Peppone (Gino Cervi). La storia è ambientata nei difficili anni del dopoguerra, nel 1946, in in piccolo paesino della bassa emiliana, Brescello. Qui vivono Don Camillo, parroco del paese, impulsivo ed esuberante, nonché dotato di una grande forza. Il prete è sempre in contrasto con il neo sindaco del paese, Giuseppe Bottazzi, detto Peppone. Don Camillo, convinto della sue buone intenzioni, non rinuncia a immischiarsi in faccende politiche e appoggia i proprietari terrieri del paese per evitare espropri; Peppone invece difende la causa di contadini e operai, anche se, armandosi di buon senso, i due si ritrovano quasi sempre d’accordo. Mentre Peppone dirige un comizio, accompagnato dai suoi collaboratori, il Brusco e lo Smilzo, per proclamare la sua linea politica, dopo essere stato eletto, Don Camillo suona le campane della chiesa per impedire la manifestazione. I comunisti allora assaltano la chiesa e Don Camillo si arma di fucile per intimidirli, ma essi si fermano per acclamare Peppone che dal balcone della sua casa mostra il suo ultimo figlio appena nato. Ma perfino il neonato è fonte di un ennesimo bisticcio e compromesso tra i due: Peppone lo vuole battezzare Libero Antonio Lenin; Don Camillo non ne vuole sapere; alla fine i due si accordano, sbrigando la faccenda a modo loro, per Libero Antonio Camillo Lenin. La rivalità tra i due prosegue in altri episodi: Gina Filotti e Mariolino Della Bruciata, due giovani innamorati non possono sposarsi, perché non riescono a ottenere il consenso delle famiglie, tra cui scorre rivalità politica. 



Il padre di Mariolino è un collaboratore di Peppone, mentre il nonno di Gina è un fidato amico di Don Camillo. Mariolino e Gina, che vengono fermati da Peppone e Don Camillo mentre tentano di suicidarsi, buttandosi nel Po. Il parroco promette ai due che verranno sposati dal vescovo, in visita al paese per l’inaugurazione della casa del popolo e della città giardino. Peppone simpatizza subito con il vescovo, accompagnandolo in paese: il vescovo assiste all’inaugurazione della casa del popolo prima di celebrare il matrimonio tra i due, deludendo Don Camillo. La sera delle nozze tra Mariolino e Gina, Don Camillo partecipa a una rissa tra i proprietari terrieri e gli uomini di Peppone: il vescovo, che lo aveva già ammonito per la precedente rissa con i comunisti di città, lo invia a Montenara, un paesino di montagna.

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