Un triller mozzafiato in prima visione Rai è di scena questa sera sul terzo canale della tv di Stato. Stiamo parlando de Linfiltrato, diretto da Giacomo Battiato: il regista e scrittore italiano in questo film tv del 2011, prodotto dal canale francese Canal + e distribuito da Roissy Film, partendo da un soggetto di Philippe Roondo racconta una storia di spionaggio ispirata a una vicenda vera ma anche, come dice lo stesso Battiato, la tragedia di una generazione che vede nella violenza e nel terrorismo il suo unico sbocco. Siamo nella Francia degli anni Ottanta e lEuropa è insanguinata dagli efferati attacchi di Abu Nidal, capo di un’organizzazione terroristica palestinese. Gli attentati, rivendicati e attribuiti a questo spietato e ambiguo personaggio, sono stati più di 90 registrati in diversi Paesi. Anche la Francia non rimase immune a questa folle violenza tanto che, dopo le sanguinose azioni alle biglietterie della compagnia aerea israeliana El Al negli aeroporti di Roma e Vienna, Nidal minacciò di mettere a ferro e fuoco il Paese. Linfiltrato parte proprio da questo e ripercorre la storia di come i servizi segreti, la DST, si siano accordati con il terrorista affinché non intensificasse la sua attività in Francia e in cambio ottenne la liberazione di due terroristi e linserimento alla Sorbonne di alcuni giovani palestinesi. Laccordo si fece, ma ebbe conseguenze inaspettate. Inizia così una vicenda di spionaggio e di infiltrazione nella sua cellula terroristica per destabilizzarla dallinterno. A compiere la pericolosa impresa è lufficiale dei servizi segreti francesi, Michel Carrat (Jacques Gamblin), il cui vero nome è Philippe Rondat. Carrat, personaggio a cui Battiato si ispira, riuscì a trovare un contatto con il terrorista (Salim Dau) e a manipolare un idealista palestinese del gruppo, Issam Mourad (Mehdi Dehbi). Issam era uno di quei giovani scelti per infiltrarsi nellUniversità ma qualcosa andò storto, infatti diventò un collaboratore dello Stato francese. Egli condivideva con Nidal il forte odio per Israele e, anche se attratto dalla sua ideologia distruttiva, ne temeva la deriva violenta. Era, quindi, tormentato dal dubbio e proprio in questa devastante incertezza penetrò Carrat, che grazie alla sua abilità e alla sua esperienza del Medio Oriente, riuscì a farne un infiltrato nellorganizzazione, anche quando diventò il braccio destro di Nidal. Tutto questo, però, gli costò molto dolore per tutti gli inganni che dovette mettere in atto e per la violenza che ne scaturì. 



Una storia difficile da accettare, quando sono passati ancora pochi anni da quei fatti, raccontata senza retorica e senza lasciarsi andare alla finzione cinematografica ma attenendosi a testimoni diretti. Battiato, che è anche lo sceneggiatore, fa vedere come, a volte, lo Stato ricorra con cinismo alla manipolazione delle persone, senza però tutelarle dai rischi ma anzi abbandonandole, come successe ad Issam, destinato a una sicura morte, tanto da suscitare anche i dubbi del più stretto collaboratore di Carrat, Francois Ruby (Laurent Lucas). Infatti, Abu Nidal era feroce, non sapeva provare affetti, proveniente da una ricca famiglia palestinese ha vissuto l’esilio nel 47, quando ci fu la risoluzione delle Nazioni Unite che prevedeva la divisione della Palestina. In quegli anni ha subito povertà e persecuzioni ed ha maturato il suo odio contro Israele. Era, però, fondamentalmente anche un uomo solo e per questo ancora più spietato con i suoi collaboratori se solo sospettava che potessero tradirlo. “L’infiltrato” ha vinto 2 premi nella sezione Fiction del Festival International de Programmes Audiovisuels de Biarritz 2011 il FIPA d’Argent ed il Fipa d’Or per la migliore interpretazione maschile del giovane attore belga Mehdi Dehbi, ed è stato candidato agli Emmy per la Francia. Nel film, oltre al regista, c’è anche un altro pezzo di Italia con il ruolo interpretato dalla nostra Cristiana Capotondi ed, inoltre, l’attore Jacques Gamblin è stato il protagonista del film del 2011 di Gianni Amelio “Il primo uomo “, tratto dall’omonimo romanzo (postumo) di Albert Camus. 

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