“Non so se come ha detto qualcuno fosse la più grande attrice italiana, ma sicuramente è stata l’unica attrice di teatro che abbia saputo commuovermi”: a dire così è Giampiero Solari, regista e autore di teatro, uno degli ultimi ad aver lavorato con Mariangela Melato, morta oggi all’età di 71 anni dopo una lunga malattia. Lo spettacolo, nato da una idea della stessa Melato, poi elaborato con diversi autori tra cui oltre a Solari anche Michele Serra e Riccardo Cassini, e messo in scena da Solari, si intitolava “Sola me ne vo”. La prima fu rappresentata nel 2008, ed era uno spettacolo particolarissimo, fortemente autobiografico in cui Mariangela Melato recitava completamente da sola con monologhi, canzoni e anche balletti. “Per me resterà sempre il piccolo pulcino sempre pieno di energia, di curiosità e di voglia di mettersi in gioco” dice Solari parlando con ilsussidiario.net. “Sono e rimarrò sempre assolutamente appassionato di Mariangela Melato” conclude con la voce rotta dall’emozione.



Lei ha lavorato con Mariangela in uno dei suo ultimi spettacoli, Sola me ne vo. Che esperienza fu?

Certamente una delle esperienze più importanti della mia vita. Lo spettacolo era stato ideato e scritto proprio da lei, poi rielaborato da un gruppo di autori. Una esperienza che mi ha permesso di avere una conoscenza, anzi la fortuna, di conoscerla in maniera molto profonda. Era uno spettacolo che raccontava pezzi della sua vita e poter aver avuto accesso a lei, la fortuna di vederla buttarsi in storie così personali, resta un privilegio per me.



Che ricordo ne ha, come attrice?

Io la chiamavo il piccolo pulcino sempre pieno di energia, di curiosità, di voglia di mettersi in gioco. Era questa attitudine la cosa meravigliosa di lei. 

Per noi semplici spettatori infatti l’immagine che ne abbiamo sempre avuto era quella di una donna piena di entusiasmo per la vita. 

Sì, energia, entusiasmo. Ma anche una ironia fantastica. Il nostro spettacolo poi fu un modo da parte sua di raccontarci anche un pezzo di Milano.

La Milano di Mariangela Melato…

Lo spettacolo raccontava la sua Milano che per me è una città che sento molto e dunque grazie a lei è stata un’altra maniera per me di entrare in Milano. Lei lascia un vuoto enorme nel teatro italiano. Io non sono niente rispetto ai grandissimi registi che hanno lavorato con lei penso a Luca Ronconi o a Renzo Arbore per dirne due. 



Lei però ha avuto la fortuna di lavorare con Mariangela nei suoi ultimi anni di attività.

Sì, una grande fortuna e grazie al suo modo di porsi abbiamo lavorato in maniera molto stretta e mai formale. 

Se dovesse citare invece un film fra i tanti che ha girato, quale ricorderebbe come il più significativo?

Direi i film che ha fatto con Lina Wertmuller, dove vengono fuori la sua ironia, anche la sua bellezza. In  quei film lì viene fuori davvero un personaggio fantastico. Non mi piace fare categorie come quelle della “più grande attrice italiana di sempre”, però sicuramente era un personaggio di grandissima personalità, al cinema come in ogni altro aspetto della sua carriera.

Un’attrice completa, poi, che oltre a recitare sapeva cantare e anche ballare. 

Infatti, era lì il bello della sua personalità, veniva fuori così la sua vitalità.

Un ultimo ricordo di Mariangela?

Lavorare insieme fu un episodio importante per tutti e due ma soprattutto per me, fu un autentico privilegio. Ma, come ho detto prima, lei ha lavorato prima di me con grandi maestri che hanno fatto cose straordinarie: La ricordo alle prove di uno spettacolo con Giorgio Strehler  e con Tino Carraro. Fu davvero l’unica volta nella mia vita almeno in Italia che ho visto un’attrice in teatro che poteva commuovermi. Io sono e sarò sempre assolutamente appassionato di lei. 

(Paolo Vites)