Dopo il successo de Il discorso del re, si sono aperte (con discrezione) le porte della corte inglese e sono aumentati i film che parlano della vita privata dei reali britannici. In A Royal Weekend, diretto da Roger Mitchell, il re e la regina dInghilterra sono ospiti a Hyde Park on Hudson, la tenuta di famiglia di Franklin Delano Roosevelt, presidente degli Stati Uniti e marito (fedifrago) di Eleanor. Siamo nel giugno del 1939 e sugli inglesi incombe la minaccia del conflitto con la Germania nazista, perciò ottenere laiuto dei cugini doltreoceano è la speranza che spinge la coppia reale a visitare per la prima volta un Presidente in terra americana. Ma cosa si nasconde dietro le quinte di unalleanza che decise le sorti della Seconda guerra mondiale?

Con ironia e assumendo una prospettiva inedita, Mitchell prova a delineare un ritratto insolito del presidente Roosevelt, mettendolo a confronto con Giorgio VI (Bertie, il re balbuziente) e consegnando linterpretazione a un Bill Murray particolarmente in forma. La scelta originale è stata quella di filtrare la vicenda storica attraverso gli occhi di una lontana parente di Franklin, a quanto pare innamorata di lui: il film, infatti, pesca nelle lettere e nei diari di Daisy Suckley, la cui relazione con il Presidente rimase segreta fino alla sua morte, avvenuta nel 1991.

In questa stessa scelta si annida però anche il punto debole della pellicola, che osserva senza coinvolgere, vive di attese e di cose taciute, proprio come il personaggio interpretato da Laura Linney. I risvolti romantici della storia non sono interessanti quanto lo storico incontro tra Roosevelt e Giorgio VI, che rappresenta il vero cuore del film, il momento in cui – tra uno scotch e qualche battuta – si tocca il tema dellincontro culturale tra due nazioni. Per qualche ora i due politici si spogliano delle convenzioni e si mettono a nudo, svelando le proprie debolezze, ma anche i pensieri che fanno scattare la scintilla dellempatia, più importante di qualsiasi discorso ufficiale.

In privato, Roosevelt non era un eroe senza macchia: ammalato di polio, sofferente e sentimentalmente inquieto, aveva però una grande determinazione, il tratto che lo rendeva più umano e, allo stesso tempo, più forte degli altri.

Ecco allora che un film che si apre e si chiude dal punto di vista femminile si fa ricordare soltanto per una scena tra uomini, relegando il resto sullo sfondo. Certo, si ride per le battute che sottolineano le differenze culturali tra inglesi e americani, così come la difficile convivenza tra le first lady. Ma non appassionano le vicende sentimentali che si snodano tra le mura di Hyde Park on Hudson, dove lingenua e silenziosa Daisy non rinuncia al suo ruolo accanto al Presidente, per quanto costretta a tenersi in disparte per tutta la vita.

Il successo della serie TV Downton Abbey dimostra che le storie ambientate nel passato, tra le minacce di guerra e gli alti e bassi della vita aristocratica, piacciono al pubblico. Non a caso il simpatico incontro/scontro tra le due tradizioni, quella britannica e quella a stelle e a strisce, fa parte anche del prodotto televisivo. E allora è un peccato che A Royal Weekend non sia stato giocato con più convinzione su questi temi, la guerra, l’incontro e il ritratto sincero dei due Capi di Stato, creando una commedia dal sottile umorismo.

Invece siamo di fronte a un film che brilla soltanto in poche sequenze, perdendosi poi nelle illusioni sentimentali e nelle piccole scene che non restano impresse nella memoria, né nel cuore.