Esordio con risse e polemiche mediatiche a sinistra, mentre si scopre (mandandola in onda come sigla), finalmente la storica e profetica canzone di Giorgio Gaber Destra sinistra. Ormai a Servizio pubblico di Michele Santoro non si risparmiano battute contro Pier Luigi Bersani e il direttore de la Repubblica, Eugenio Scalfari, quasi sbeffeggiandolo con richiami a Totò e a Peppino De Filippo. Ma che succede nella sinistra mediatica? Con tutta probabilità cè la fotografia della nuova sinistra alternativa che contesta una sinistra di governo possibile con i centristi del professor Mario Monti. Lorganigramma della sinistra alternativa contempla la lista di Rivoluzione civile che fa da baricentro, il Fatto quotidiano che fa da ispiratore giornalistico e Servizio pubblico nel ruolo di altoparlante televisivo.
Nel canovaccio, quindi, cè solo un piccolo spazio per Cosentino e le liste pulite, unintemerata di Beppe Grillo. Poi Servizio pubblico mette a confronto il sempre problematico (almeno nelleloquio) Antonio Ingroia e due donne del Pdl: la splendida Mara Carfagna, in finto abbigliamento dimesso, e laltrettanto carina Lara Comi. Strane elezioni quelle italiane!
Ma il piatto ricco, mi ci ficco, è ovviamente la vicenda del Monte dei Paschi di Siena, dove parte a razzo Ingroia, che fa subito il paragone tra limporto dellImu, incassato dai contribuenti, e quello del prestito alla banca di Rocca Salimbeni, che pure è stata morosa sugli interessi dei vecchi Tremonti bond. Quisquiglie e pinzillacchere: 180 milioni di euro circa. il bravo Gianni Dragoni che riassume i termini della vicenda Monte dei Paschi di Siena.
Ingroia sottolinea la necessità, inevitabile e totale, anche per questa circostanza, di un rinnovamento della classe dirigente, in modo un po monotono e scontato. Mara Carfagna che affila le unghie e fa scattare repliche e interruzioni da parte di Ingroia per la lista di Rivoluzione civile, programmata, secondo la Carfagna, con vecchi ruderi della classe politica della Seconda repubblica. Per unora abbondante non si capisce il senso della trasmissione. Quello che si coglie è solo il rumore di fondo della sinistra alternativa, che naturalmente, attraverso Servizio pubblico, si dimostra dialettica e aperta al confronto con il centrodestra.
Ma dopo il prologo, e la pubblicità, scatta in pista il battitore libero della lunatica sinistra alternativa, il guru o maestro di intrigologia, Marco Travaglio. Travaglio non è bello come la Carfagna, ma agli occhi degli alternativi e quasi come Warren Beatty in Splendore nellerba. Con quella bocca può dire ciò che vuole. Infatti, la prende alla lunga, il Travaglio. Dalla sua scrivania, attacca: Gli impresentabili si dividono in due categorie. Parte dalle liste pulite, specificamente contro Berlusconi. Parte da destra ma lentamente si sposta al centro, nella lista Monti, con Casini e le sue famiglie e pure i vecchi esponenti della Dc. Poi sfonda a sinistra, dove Travaglio ha scoperto una dozzina di impresentabili, ridotti a otto, nel Pd. Cè pure una punzecchiatura a Nichi Vendola. Chi si salva alla fine? Il prode Ingroia e Beppe Grillo, naturalmente.
La trasmissione si accavalla un poco. Partiti dalla rissa mediatica a sinistra, fotografato il pandemonio delle liste del Pdl, “toccata e fuga” sul Monte dei Paschi di Siena, il tuffo vero è sulle “liste pulite”. Ma su tutto c’è battaglia tra Ingroia e Carfagna, con la sensazione che Ingroia sia un po’ irritato per quello che dice la bella Mara e, forse, un poco, perché non riuscirà mai a strapparle un invito a cena.
Lara Comi è carina, posata, ma anche perfida nell’incalzare Ingroia. E quando Ingroia la interrompe, sorride radiosa: “Sia galante, non interrompa. È un siciliano, dottor Ingroia!”. Ma l’ex pm di Palermo vede, probabilmente, una risoluzione “del tutto” soprattutto nella “sua” riforma della giustizia. Si presume anche la crisi finanziaria, quella dei debiti sovrani, quella della caduta della domanda interna, della disoccupazione. Forse Ingroia giudica un dilettante anche il premio Nobel Paul Krugman.
Ripetiamo ancora una volta, malgrado la capacità, l’abilità, l’inventiva di Santoro, che questa trasmissione sconfina sempre nella noia. Per ora solo la puntata con Berlusconi ha tenuto svegli tutti fino alle vignette di Vauro e ha mobilitato la platea televisiva. Ma è un peccato vedere che se non c’è il “duello rusticano”, anche l’audience si abbassi.
Ieri sera il “duello” era più glamour, come si dice oggi negli ambienti chic, e quindi “Servizio pubblico” lasciava solo il “rumore di fondo” della sinistra alternativa.