Città che vai, toponomastica che trovi. A La Spezia, per esempio, quanto a vie e piazze, dominano Via Cannella, Viale Pepe Nero, Vicolo Chiodi di Garofano, Largo Zafferano e Piazza Paprika. Se ci si sposta a LAquila, è facile imbattersi in Viale Falco Pellegrino, Vicolo Sparviero, Piazzale Nibbio o Piazza Poiana. A Potenza, invece, sono molto diffuse Via Autorità, Corso Ascendente, Viale Prestigio e Piazza dellAutorevolezza. Vero è che, se si guarda alla classifica dei nomi di vie e piazze più gettonati nei comuni italiani, si scopre che Roma occupa il primo posto, poi a seguire – da Garibaldi a Marconi, da Mazzini a Dante, da Cavour a Matteotti, da Verdi a Battisti (Cesare, non Lucio) – la stragrande maggioranza delle dediche sono riservate agli uomini che hanno fatto la storia del nostro Paese. Insomma, la toponomastica non è rosa, visto che in media solo cinque vie su cento portano nomi femminili.

Fin qui la cosa non ha destato alcun interesse, né alcuna reazione. Sì, qua e là qualche assessore alle Pari opportunità ha cercato di porre rimedio alla discriminazione, magari proponendo semplicemente di cambiare Via Garibaldi Giuseppe in Via Garibal Dina, ma liniziativa – se ci passate la battuta – non è andata a mille. In ambito scientifico, poi, si è mosso qualche timido passo. Proprio in Italia è nata una nuova disciplina che studia come e quali nomi femminili si possano dare a vie, piazze, vicoli, corsi e larghi dItalia. In attesa di poter avere un proprio Albo professionale (lAlbo delle figu), i topanomastici (il nome è stato proposto dallispiratore delliniziativa, il regista Tinto Brass) si sono radunati in unassociazione. Di alto livello tecnico è il Comitato scientifico: Monica Bellucci, Christiane Filangieri, Elena Sofia Ricci, Sabrina Ferilli e Giovanna Mezzogiorno. Come ha dichiarato il portavoce dellassociazione, Rocco Siffredi, per ora i lavori sono solo ai preliminari, ma ben presto verrà dettato un ordine del giorno che metterà a tema i punti G del programma. Intanto è stato diramato un primo comunicato di carattere politico: La nostra associazione non vuole aperture a destra, come chiede Daniela Santanchè, né a sinistra, come vorrebbe Rosy Bindi. A noi interessa una sola apertura, che sta bene dovè: lì al centro.

Insomma, sulla toponomastica rosa tante belle parole, ma pochi passi avanti. Ora, però, potrebbe essere venuto il momento del grande riscatto. La spinta è doppia, arriva dalla finanza e dalla politica. Negli Stati Uniti, per la successione di Ben Bernanke alla guida della Federal Reserve, la potentissima banca centrale Usa, in pole position cè la candidatura di una donna, Janet Yellen. Visto che la Fed deve continuare a inondare di liquidità i mercati per sostenere leconomia e i consumi, chi meglio di una donna, specie se ha a disposizione una sorta di bancomat praticamente illimitato qual è una banca centrale, può svolgere al meglio questo compito che richiede doti non comuni di sindrome da shopping compulsivo? Sul versante politico, invece, a segnare un punto di svolta decisivo è stato il trionfo elettorale di Angela Merkel, che fino al 2017 guiderà non solo la Germania, ma anche le sorti dellintera Ue.

Un brivido ha attraversato la schiena di tutte le cancellerie europee: vista la perdurante situazione di crisi, come entrare nelle grazie delle due donne più potenti del pianeta? Che soluzioni abbiano trovato – da Bruxelles a Madrid, da Atene a Parigi – ancora non lo sappiamo, ma a Roma il Governo Letta aveva cercato, prima dello scioglimento delle Camere, di correre ai ripari. L’imbeccata propizia era arrivata da uno dei portaborselli (essendo un uomo, non si parla di borsa, bensì di borsello) del sottosegretario ai Beni culturali e al turismo, Ilaria Borletti Buitoni, che aveva ricordato più alla Buitoni che alla Borletti quanto la cancelliera Merkel amasse trascorrere le vacanze invernali in Alto Adige e quelle estive a Capri.

Perché allora – ecco il colpo d’ala – non provvedere d’urgenza a cambiare al femminile un po’ di nomi di vie oggi al maschile? Detto fatto, la Borletti aveva rotto, più che gli indugi, qualcosa che fa rima con Buitoni, tanto che il povero Letta era stato costretto a convocare, nei giorni precedenti la crisi, un Consiglio dei ministri: all’ordine del giorno, la costituzione di una Cabina di regia per la formazione di un Comitato che avrebbe istituito una Commissione d’inchiesta parlamentare allo scopo di studiare il problema della toponomastica rosa al fine di arrivare alla predisposizione di un disegno di legge delega per la soluzione del problema. La Cabina di regia, formata da sole donne, è ancora riunita, e dopo quattro giorni di vociante dibattito nessuno è riuscito ancora ad avvisarle che, nel frattempo, è scoppiata la crisi politica…

Prima dello scioglimento delle Camere, è intervenuto anche il ministero degli Affari regionali, che ha emanato una circolare in cui si invitavano gli 8mila e passa Comuni italiani a “cancellare alcuni nomi di vie e piazze al maschile provvedendo a nuove intitolazioni in onore della cancelliera tedesca”. Con una raccomandazione: mettere sempre in primo piano il suo nome o cognome.

La risposta solerte di sindaci e consigli comunali è andata al di là di ogni più rosea previsione, tale è stato lo scoppiettante fiorire di dediche. I nomi più utilizzati? “Della Merkel Piazza Pulita Vogliamo Fare” e “Angela Via!” (addirittura con il punto esclamativo). Ma l’intitolazione più originale è arrivata da Arcore, dove alla cancelliera tedesca hanno dedicato addirittura il piazzale più importante della città: “Largo Alla Q. Lona”.